Ci sono film che si basano prevalentemente su una sola intrigante idea e poco altro. Come avremo modo di approfondire nella nostra recensione de Il matrimonio di Rosa, il film spagnolo diretto da Icíar Bollaín è uno di quelli. Non che questo sia da considerarsi un difetto, anzi. Questa commedia in cui si sorride molto ma si ride poco appartiene a quei racconti metaforici che risultano intriganti sin dalla sinossi, riuscendo a raccontare un'intera famiglia (e forse un bisogno più collettivo) attraverso un singolo personaggio, ovvero la protagonista del titolo. Punto di partenza di questa storia è il contesto del solo wedding, pratica conosciuta principalmente in Giappone in cui le donne decidono, anche in assenza di sposo, di vivere un giorno da principessa, dando vita a un matrimonio in solitaria. Dietro il velo della stranezza si nasconde, tuttavia, il bisogno di autostima, di una promessa interiore e individuale. Il matrimonio di Rosa capisce esattamente qual è il vero focus del racconto, anche se tende a sacrificare tutto il resto.
Una Rosa che deve fiorire
La protagonista del film, Rosa, è una donna di 45 anni che sembra aver sacrificato tutta la sua vita per obbedire ai ritmi di lavoro e alle esigenze della sua numerosa famiglia. Nonostante sia innamorata di Rafa, un uomo che non vede molto spesso, Rosa si sente molto sola e, quel che è peggio, è che nessuno sembra accorgersene. Tutti sembrano dare per scontato la disponibilità, onnipresente, di Rosa chiedendole continuamente favori da compiere e interessandosi pochissimo della sua vita personale. A suo modo, Rosa sembra il collante delle loro vicende infelici: Armando, il fratello, si è concentrato sul lavoro a scuola per non affrontare un matrimonio che sta andando a rotoli; Violeta, la sorella, ha un problema con l'alcol e, all'opposto di Rosa, cerca sempre di non aiutare nessuno; il padre Antonio è iperattivo e si autoinvita a casa della figlia alla ricerca di compagnia (anche non richiesta), ancora in lutto per la morte della moglie; infine, Lidia, la figlia di Rosa, giovane madre di due gemelli, vive a Manchester ma rimasta sola sente il bisogno di tornare a casa. Questo nucleo famigliare che dalla protagonista ha preteso troppo dovrà fare i conti non solo con l'annuncio del matrimonio di Rosa, ma, di conseguenza, anche con la realtà dei fatti. Se il gesto di Rosa, quello di sposarsi con sé stessa, è sinonimo di una promessa più egocentrica che possa migliorare la sua vita, a sua volta diventa motore scatenante di una presa di coscienza. L'inizio di una nuova vita sembra ormai imminente.
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Una commedia dolce
Il film della regista Icíar Bollaín è dotato di una dolcezza che non scontenta lo spettatore. Attraverso dei toni da commedia riesce a ritrarre un personaggio come quello della protagonista nel migliore dei modi, a metterci nei suoi panni e invitarci ad apprezzare la sua scelta, rendendola anche un po' nostra. Va detto, però, che non va confusa la natura "da commedia" della storia con la comicità. Si ride poco nell'ora e mezza di durata, anche se spesso ci si ritrova a sorridere. Indagando sulle emozioni e sui rapporti famigliari, soprattutto verso la seconda metà del film, si ha modo di riflettere sulle tematiche che vengono affrontate, donando anche una piccola dose di dramma e serietà che non risulta inopportuna. Chiaramente, il tono del film rimane leggero e spensierato e questo comporta un risultato che si pone su una via di mezzo che non sempre funziona, se non a livello più superficiale: troppo leggero per essere serio, troppo dosato per essere divertente, il film sembra voler sottolineare la metafora e il significato del gesto di Rosa, ma senza approfondire più di tanto tutto il resto. Così, le storyline secondarie che riguardano il resto dei componenti della famiglia sembrano più delle piacevoli aggiunte, senza una vera e propria conclusione, per aumentare il minutaggio del film. La scena con cui si apre il film, che riguarda una maratona, riassume perfettamente Il matrimonio di Rosa ed è anche il momento più spregiudicato dell'opera, costruendo un'atmosfera quasi da incubo, distante dallo stile registico più sommesso e normale che verrà poi utilizzato.
Un buon cast
In un film caratterizzato principalmente da dialoghi e in cui i personaggi esprimono a parole tutto ciò che provano, serve un cast all'altezza. Seppur incapace di spiccare attraverso scene clou, gli attori ne Il matrimonio di Rosa riescono a portare quella freschezza e leggerezza necessaria alla storia. Protagonista è, ovviamente, Candela Peña, dal volto assolutamente perfetto nel mostrare una donna di mezza età che intende cambiare vita e che, allo stesso tempo, denota un carattere materno e buono. Rosa è un personaggio incapace di fare del male (se non a sé stessa) e altruista per natura, quindi impossibilitata ad arrabbiarsi. Si tratta di una scelta caratteriale che, a volte, dà l'impressione di un personaggio sin troppo statico, seppur degno della nostra simpatia. Al suo fianco per gran parte del film troviamo il fratello, la sorella e la figlia, interpretati rispettivamente da Sergi López, Nathalie Poza e Paula Usero, anche in questo caso fisicamente perfetti, con delle storie personali interessanti, ma che sembrano non trovare un degno sviluppo emotivo.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione de Il matrimonio di Rosa possiamo dire di essere sufficientemente soddisfatti dal film della regista Icíar Bollaín. Più interessato alla metafora della storia che a un vero e proprio sviluppo, questa commedia leggera e simpatica si dimostra una visione piacevole, anche se incapace di andare a fondo alle storie che vuole raccontare. Il cast funziona, soprattutto nelle scene di gruppo, ma si ha sempre l’impressione di un potenziale poco espresso. Una storia che ha come obiettivo la volontà di dare inizio a una nuova vita poteva dimostrarsi più forte dal punto di vista emotivo.
Perché ci piace
- La metafora della storia funziona e rende il film interessante.
- Buona la prova del cast, soprattutto nelle scene di gruppo.
- Si tratta di una commedia leggera e spensierata.
Cosa non va
- Manca una chiusura degna per le varie storyline secondarie.
- Si ha l’impressione che il film rimanga un po’ troppo sulla superficie della storia.