Il lavoro è possibilità
C'era una volta l'Italia del lavoro e dello spirito collaborativo, c'erano matti in libertà per legge e sindacalisti dalle idee troppo innovative, c'era un tempo dove le possibilità avevano ancora un esito felice nei fatti. "Una storia che sembra una favola, ma che è accaduta davvero": così parla di Si può fare il suo bravo protagonista, Claudio Bisio, perché l'idea alla base del film è tratta sul serio da una storia realmente accaduta. Quella che Giulio Manfredonia traduce dalla realtà è una vicenda di riscatto collettivo ricca di speranza, in cui un gruppo di 'svitati' si ritrova in una cooperativa che grazie all'aiuto di un sindacalista, messo alla porta dai suoi superiori, si ritrova a scoprire il mondo del lavoro montando parquet che nel loro piccolo diventano vere e proprie opere d'arte concettuale.
Sono tanti i temi affrontati in Si può fare: dalla legge Basaglia, che approvata nel 1978 determinava la chiusura dei manicomi, alla fatica dei sindacati di sinistra ad accettare i mutamenti, dalle possibilità di reinserimento dei malati mentali nella società ai traguardi dell'aiuto e del rispetto verso l'altro come riscatto personale. Il tono utilizzato dal regista e dagli sceneggiatori è quello della commedia, che trova in Bisio e negli attori (professionisti e si vede) che compongono il gruppo di matti un'aderenza totale ai personaggi che interpretano. La tentazione di cedere alla virata tragica era sicuramente forte, ma il film si limita solo a una svirgolata, quantunque fondamentale, che nella parte finale va a chiedere quel sacrificio di commozione allo spettatore che in fondo ci può anche stare. D'altra parte, sarebbe bastato anche solo lo spirito solidale che anima tutti i personaggi a fare del film un'opera toccante dalla quale poter trarre tanto.
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