Il karma secondo Jason Lee

Da Greg Garçia la serie 'My Name is Earl', già vincitrice di due Emmy per la regia e la sceneggiatura del pilot, interpretata da Jason Lee.

DOMANDA: Che succederebbe a un uomo se un giorno egli si accorgesse di aver passato gran parte della sua vita a danneggiare il prossimo e decidesse improvvisamente di redimersi?
RISPOSTA: Se quell'uomo fosse il talentuoso attore Jason Lee, e la sua vita una divertente e ironica serie tv intitolata My Name Is Earl (creata da Gregory Thomas Garcia e già vincitrice di due Emmy per la regia e la sceneggiatura del pilot), la risposta arriverebbe sotto forma di svariati premi di pubblico e critica e decine di opzioni da parte di network televisivi internazionali.

Ma andiamo con ordine. Earl Hickey è il tipico personaggio che - per sua stessa ammissione - potreste incontrare in uno sperduto emporio della provincia americana mentre compra un pacchetto di sigarette e un paio di "gratta e vinci"; lo stesso personaggio che, non contento, sarebbe capace di sgraffignare dei cd e una bandiera americana da un'auto parcheggiata di fronte al medesimo emporio. Earl è insomma uno che tira avanti approfittandosi del prossimo, lasciandosi dietro una scia di abusi e sgarbi quotidiani, almeno fino al giorno in cui qualcosa lo convince a cambiare: quel qualcosa altro non è che un biglietto della lotteria del valore di centomila dollari.
Mentre Earl sta andando a incassare la lauta vincita, viene investito da una macchina, perdendo i sensi e, cosa ancora più spiacevole, smarrendo il prezioso pezzetto di carta. Risvegliatosi all'ospedale, ha un'improvvisa rivelazione: in tvstanno infatti trasmettendo il talk-show del noto anchorman Carson Daly, ed Earl rimane impressionato da un discorso del conduttore a proposito del karma, quella legge cosmica secondo cui ad ogni azione positiva o negativa ne derivano eguali conseguenze per il nostro spirito.
In seguito a quell'improvvisa folgorazione, Earl prende carta e penna e comincia a buttare giù una lista di tutte le sue "malefatte", ponendosi come obiettivo quello di risarcire ogni singola vittima delle sue ordinarie sopraffazioni. Una volta dimesso dall'ospedale, si trasferisce perciò in un motel e comincia la sua attività di redenzione a tempo pieno: la prima voce che decide di depennare dalla sua lista è la numero 136: "getto sempre i rifiuti per strada". Earl si sta perciò avviando verso il cassonetto della spazzatura di fronte al motel quando il biglietto della lotteria perduto riappare improvvisamente ai suoi piedi. Era la conferma che cercava: il karma sta funzionando!
Il resto dell'episodio lo vedrà impegnato nel tentativo di restituire a Kenny, un compagno delle elementari, l'autostima e la disinvoltura che forse aveva contribuito, col suo bullismo, a fargli perdere. Con la riuscita di questa missione si conclude anche l'episodio pilota di My Name Is Earl, lasciandoci intendere che, da quel momento in poi, ogni puntata della serie sarà contrassegnata dai tentativi del protagonista di cancellare un'altra voce dalla lista.
E ne avrà di lavoro da fare il nostro amico, che si tratti di restituire all' ex-moglie la statuetta che aveva ricevuto come primo premio a un concorso di bellezza per bambine o di rallegrare la giornata di un vecchio amico che sta per finire in prigione.

Per fortuna, il nostro eroe potrà contare su un gruppetto di amici tanto affiatato quanto stravagante: innanzitutto suo fratello Randy (Ethan Suplee), un ragazzone grande e grosso che, a dispetto di un lieve ritardo mentale e di una paura ancestrale nei confronti dei volatili, è dotato di saggezza e buon senso, e affiancherà Earl in tutte le sue peripezie senza fargli mai mancare il suo sostegno; poi c'è Catalina (Nadine Velazquez), l'attraente cameriera messicana che lavora nel motel in cui Earl e Randy si trasferiscono, e che farà subito lega coi due; arriviamo quindi a Joy (Jaime Pressly), ex-moglie fedifraga di Earl, una bella ed egocentrica bionda determinata a spillargli quanti più soldi possibile; infine ecco Darnell (Eddie Steepless), proprietario di colore del bar in cui Earl andava quotidianamente a sbronzarsi, ora convivente di Joy, e da cui lei ha avuto due figli.
Le vite di questi personaggi s'intrecceranno in modi imprevedibili e spesso esilaranti, un continuo accumularsi di situazioni paradossali sulle quali tuttavia finiranno sempre per trionfare il carisma e la simpatia del protagonista.

Quello realizzato da My Name Is Earl è un ritratto ironico e affettuoso dell'autentica provincia americana, forse un po' rozza e all'apparenza popolata da "perdenti", ma in realtà animata da un'energia sorprendente e tenuta insieme dal collante di rapporti sociali semplici e genuini, ben lontani dalle fredde e inutili "sofisticazioni" delle grandi metropoli.
Ben lungi dal costituire una semplice e consolatoria apologia dei perdenti, questa serie tv riesce a toccare i grandi temi dell'amicizia, dell'amore, della ricerca della felicità, facendoceli raccontare da un personaggio irresistibile, un inguaribile guascone, un irrimediabile "perdente" con cui è difficile non entrare da subito in empatia.
Il messaggio che piace, in questo telefilm che sta avendo successo tanto in patria quanto all'estero (In Italia siamo ancora alla prima stagione, mentre in America sta andando forte la seconda), è che chiunque può sempre, in ogni momento della sua vita, decidere di ricominciare, lasciandosi alle spalle gli errori commessi e perfino i torti procurati al prossimo, a patto di essere provvisti di buone intenzioni e di un sincero desiderio di migliorare. In fondo, si tratta del risvolto più nobile di quell'eterno ideale chiamato "il Sogno Americano", quel profondo desiderio di autorealizzazione incarnato dai pionieri che colonizzarono il vecchio West, e i cui eredi sono uomini semplici e genuini come Earl Hickey, determinato a cancellare la sua lista di peccati per tornare finalmente a far pace col mondo e iniziare così una nuova vita.
E a noi spettatori impegnati a seguire le sue gesta, non resterà altro da fare che augurargli di cuore: "Buona fortuna Earl, e che il Karma sia con te!".