Film sperimentale, ardita contaminazione fra letteratura e cinema, parola filmata più che teatro adattato al grande schermo: ci sono vari modi per poter definire Notte senza fine - amore tradimento incesto, primo lungometraggio di Elisabetta Sgarbi. Forse, come del resto recita il sottotitolo, cinema delle parole è la definizione più sensata di tutte. Perché è soprattutto la parola al centro di questo film, costituito da monologhi intepretati da attori come Toni Servillo e Laura Morante, Galatea Renzi e Anna Bonaiuto. Il tutto basato su tre testi di Amin Maalouf, Tahar Ben Jelloun e Hanif Kureishi, che toccano appunto i temi dell'amore, del tradimento e dell'incesto.
Giri alla larga chi ama i film di azione, qui c'è soprattutto un lavoro psicologico, uno scavo profondo nella coscienza dei protagonisti messi di fronte a sentimenti e situazioni forti. Nel primo si parla di un amore idealizzato, quello a distanza di un poeta per una principessa. Nel secondo, tradimento, c'è invece la rappresentazione dell'ossessione di un marito, portato alla follia dalla gelosia. Nel terzo, si tratta del rapporto tra una figlia e un padre avvolto dall'ombra dell'incesto.
Solo in apparenza la regia e la messa in scena possono apparire statiche, perché invece il lavoro denota una cura notevole per i particolari, dalle location prestigiose ai giochi di luce in chiaroscuro, in modo che la parola emerga dal buio. Certo, è un prodotto che può anche annoiare per i non amanti del genere, ma l'esperimento di una letteratura filmata attraverso lunghi piani sequenza studiati e ristudiati, non può non destare un certo interesse.
Considerato il tipo di prodotto, è sicuramente da apprezzare la dotazione di extra. C'è innanzitutto un'intervista di una dozzina di minuti a Elisabetta Sgarbi, che spiega temi e lavorazione del film. Segue un corto della stessa regista con Hanif Kureishi, This is My Chocky Message, che è in pratica la soggettiva particolare di un ape che ronza attorno a un rapporto tra padre e figlio. Seguono alcune interviste ai quattro attori e al direttore della fotografia Elio Bisignani, in tutto circa un quarto d'ora. Per chiudere un'antologia critica testuale.