A rivederlo oggi L'assedio di Bernardo Bertolucci - uscito finalmente in DVD per Medusa - sembra di catapultarsi in un passato lontanissimo; ben oltre i dieci anni che ci separano dall'uscita del film. Partendo da un racconto di James Lasdun, il regista italiano racconta il più classico degli amori impossibili. Quello tra un'africana, studentessa di medicina a Roma, fuggita dal suo paese (dove la dittatura ha arrestato il marito) e un pianista inglese borghese e sofisticato.
Cinema intimista e domestico, in totale rottura con i kolossal del passato, l'assedio è una storia d'amore tratteggiata con tutto il furore formale di cui è capace il regista italiano, che gira orgogliosamente come se fosse in piena nouvelle vogue francese, con un'estetica che verrebbe da definire volutamente ingenua tra jump cut insistiti, sinuosi movimenti di macchina e ralenti stranianti, a ricordarci sempre e comunque l'esigenza formalista del suo narrare. Riecheggia in mente persino il Wong Kar-Wai di Hong Kong Express a guardare il suo film. A mancare però è una certa leggiadria dei sentimenti che sfugge al regista italiano anche a causa di una direzione degli attori deficitaria. David Thewlis infatti, ha la sua solita, inspiegabile espressione da dolori intestinali e ammicca continuamente per comunicare l'intensità delle pene d'amore, mentre la splendida Thandie Newton è un corpo stordente lanciato purtroppo anche lei sulle vie della caricatura espressionista.
Una storia tutta dentro le mura di una splendida casa nel contesto più riconoscibile del pianeta (piazza di Spagna a Roma) ad anticipare The Dreamers per un regista fondamentale del nostro cinema. Basta guardare la nostra produzione contemporanea (ma non solo) per capire come Bertolucci sia veramente un corpo estraneo in seno a una cinematografia dedicata al presunto racconto dell'oggi, tra impeti fintamente autoriali e pedagogismi senza respiro.Bertolucci invece non sa che farsene della pedagogia e rifugge la sobrietà, arricchendo ogni particolare con cura meticolosa e mostrando una fiducia nel mezzo che oggi, a soli dieci anni dal film, sembra un residuo di un modo di pensare cinema che non esiste più. Formalismo? Probabile, ma anche un'indomita e contagiosa smania di dare vita alle immagini, producendo un cinema tattile, dal grande potere visionario, capace di raccontarsi nel silenzio e eccitare nell'assenza. Vedere per credere. L'edizione è priva di extra e non fa gridare al miracolo sotto il profilo tecnico, ma il film vale decisamente l'acquisto.