Il DVD de Il solitario

L'uscita in DVD de Il Solitario è un'ottima occasione per dare visibilità a un piccolo film coraggioso, che al di là di alcune evidenti ingenuità spicca per la volontà di realizzare un noir in Italia, con un entusiasmo e una sincerità contagiose.

Il cinema di genere in Italia è ormai un miraggio il cui richiamo oscilla costantemente tra la nostalgia e la retorica. Bisognerebbe scordarsela la grande stagione dell'artigianato illuminato italiano, quel fermento di opere e stili dal gusto popolare ma dallo spirito innovativo che ha scosso una generazione e formato un pubblico, per cominciare a fare davvero i conti con una realtà produttiva che di fatto relega tutti i generi, al di fuori della commedia, all'esercizio sporadico e appassionato di qualche appassionato al limite dell'incoscienza. Come Francesco Campanini e Luca Magri regista e interprete de Il solitario, ma in realtà sceneggiatori, soggettisti, produttori, distributori e qualsivoglia ruolo di un piccolo film fatto di amore per il polar francese e per il cinema poliziesco italiano più di classe, quello di Di Leo, Tessari e Castellari come racconta Magri stesso nel making of realizzativo presente nel DVD del film.

Entusiasmo e amore per le atmosfere melvilliane sono infatti gli ingredienti di un film di certo unico nel panorama italiano e che paga alcune ingenuità nella scrittura e negli snodi narrativi per evidenti limiti produttivi ma anche per l'adesione a dei modelli davvero spesso troppo alti per essere maneggiati con accuratezza (uno su tutti il cinema di Michael Mann, il cui stile fa spesso capolinea nelle scelte stilistiche comunque coraggiose di Campanini). Non è però di certo questo il cinema contro cui scagliarsi severamente perché animato da una sincerità e un desiderio contagioso di uscire dagli asfissianti confini del nostro cinema.

Il DVD Cecchi Gori si attesta su una qualità media con un video a volte poco incisivo ma bilanciato da un croma in linea con la raffinata fotografia del film, capace di restituire le atmosfere ricercate con piccoli stratagemmi ottimamente realizzati. L'audio è un semplice Dolby Digital 2.0 con un discreta pulizia e nitidezza nei dialoghi. Troppo marcata invece la presenza della colonna sonora che invade le scene più movimentato in modo un po' indiscriminato.

Buoni gli extra costruiti intorno al citato making of che lontano dal tipico carattere esegetico di tali contributi, di fatto assume il ruolo di involontario documentario sullo stato d'arte del cinema di genere in Italia e sulle enormi difficoltà a realizzare un cinema di tale tipo. Qualche accorgimento in più nel montaggio però avrebbe fornito una maggiore professionalità al contributo. Presente inoltre il cortometraggio Virus dal sapore divertitamente sperimentale, trailer, locandina e biografie.