Sharon ha tredici anni, aiuta i genitori a gestire il banco dei peluche con cui girano per fiere e ha una dote: la sua voce potente. Tra un lavaggio di orsacchiotti di pezza e una cena davanti alla tv, Rosario, suo padre, fa di tutto per inserirla nel mondo della musica neomelodica, procurandole brani originali e ospitate in trasmissioni locali. Rosario è talmente convinto del talento della figlia da diventare il suo manager, con tanto di prove severe e sessioni di trucco e parrucco.
La voce di Sharon potrebbe infatti diventare la roccia su cui costruire una scalata sociale, per questo l'impegno di Rosario per far emergere la figlia diventa sempre più un'ossessione, tanto da trasformarlo in un "padre padrone" che mette in gabbia il suo usignolo.
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Bellissima 70 anni dopo
Dopo Dell'arte della guerra (2012) e La minaccia (2008), la coppia di documentaristi formata da Luca Bellino e Silvia Luzi passa al cinema di finzione: Il cratere, in sala dal 12 aprile, dopo essere stato presentato alla Settimana Internazionale della Critica della 74esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è infatti un docufilm che racconta la storia di Sharon e Rosario Caroccia, nel ruolo di se stessi, che davanti alle telecamere dei registi reinventano il proprio percorso.
Stando addosso ai volti dei protagonisti, Bellino e Luzi sembrano entrare nella loro mente, confondendo i loro occhi con quelli di vetro dei pupazzi che cadono a pezzi, scomponendo e ricostruendo le loro vite inquadratura dopo inquadratura. Allo stesso tempo dentro e fuori il rapporto tra padre e figlia, il film porta sullo schermo un Verismo del nuovo millennio: non a caso all'inizio della pellicola è citato proprio Giovanni Verga, padre spirituale di questi "Vincitori e vinti" partenopei, ed è impossibile non pensare a Bellissima di Luchino Visconti, in cui una madre fa di tutto per far entrare la figlia nel mondo del cinema.
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Negli occhi emozionati di Rosario quando riprende la figlia che si esibisce c'è tutto il desiderio di riscatto di chi è ai margini della società e sogna di diventare celebre per elevarsi dalla grigia quotidianità del presente. L'emozione viene così scomposta, come i dettagli del volto dei protagonisti, enfatizzata e quindi svuotata, come prova il consiglio che viene dato a Sharon per risultare più credibile mentre interpreta il brano "Il silenzio del dolore", ovvero "chiagn' nu poco" (piangi un poco).
Tra gorgheggi e mani al petto, i sogni di Sharon sono vuoti perché sono quelli del padre: in quel passaggio cruciale che è lasciarsi dietro le spalle l'infanzia, la ragazza non sa più qual è il suo sogno e, imprigionata costantemente sotto gli occhi di chi ha già deciso qual è il suo destino, scompare, proprio come l'innocenza che ha perso per brillare sotto i riflettori.
Movieplayer.it
3.0/5