"Non ci chieda di raccontarle dei nostri personaggi, per favore". Vincenzo Alfieri, Claudia Gerini e Andrea Di Luigi, rispettivamente regista e protagonisti de Il corpo, dopo una mattinata passata a rispondere sempre alle stesse domande di una stampa un po' pigra chiedono con il sorriso - e come dargli torto - di cambiare registro e provare ad andare oltre le informazioni base.
Il thriller, presentato fuori concorso in anteprima nazionale al Torino Film Festival e in sala dal 28 novembre con Eagle Pictures, parte dalla morte improvvisa di Rebecca Zuin (Gerini), carismatica imprenditrice di polso. La sua uscita di scena getta un'ombra su chiunque le fosse vicino. A rendere il tutto ancor più intricato ci pensa la sparizione del suo corpo dall'obitorio. L'ispettore Cosser (Giuseppe Battiston) viene incaricato di risolvere il caso. E sebbene i sospetti ricadono subito sul giovane marito, Bruno Forlan (Di Luigi), sembrano essere molte le persone che potrebbero aver avuto un movente per volerla morta...
Il corpo: intervista a Vincenzo Alfieri, Claudia Gerini e Andrea Di Luigi
Quello di Vincenzo Alfieri è un film visivamente molto curato, con una regia controllata che sa esattamente cosa far affiorare attraverso le immagini. A rendere ancor più interessante lo studio sui personaggi e le loro psicologie entra in gioco anche il lavoro fatto dal regista e gli interpreti sul corpo. "Quando Vincenzo mi ha offerto questo ruolo e ho letto la sceneggiatura, l'ho subito amato perché sono attratta dalle donne forti e rappresentare la loro doppia faccia", racconta Claudia Gerini. "Rebecca è una donna di gran potere, di ferro, affascinante, ma anche un po' vittima del suo carattere, della sua storia, della sua solitudine. Mi mostro nuda, il mio corpo è offerto a questo personaggio con tutte le rigidità del caso".
"Un po' perché sappiamo che sarà anche cadavere e attorno a questa rigidità c'è una metafora", continua l'attrice. "Una nudità fissa, senz'anima di una donna che anche da viva aveva una durezza. La immaginavo come una donna di grande gravità, anche di animo. Si spinge sempre al precipizio, vuole essere assecondata. Invece questo marito non lo gestisce, però vuole il suo amore. Ho lavorato molto sull'ambiguità. Tende una mano per essere aiutata per poi spingere chi gliela dà giù dal monte".
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Il lavoro sul corpo per definire i personaggi
"Il personaggio di Bruno ha bisogno di ostentare molto, di far vedere che è in grado di ricoprire la posizione sociale e lavorativa che ha", aggiunge Andrea Di Luigi. "Ovviamente questo grande bisogno si vede nel suo corpo, nel suo modo di muoversi. L'obiettivo era quello di renderlo il più statuario possibile. E in questo i costumi mi hanno aiutato veramente tanto. Con Vincenzo abbiamo fatto un lavoro in questo senso, per fare in modo che fosse il più autoritario possibile, che sembrasse anche più grande di quello che è. E quindi c'era una rigidità nel corpo, un modo di parlare pulito, diretto, profondo".
"È stato difficile per me fare il cast del film, perché prima di tutto avevo bisogno degli occhi degli attori", ammette Vincenzo Alfieri. "Attraverso di essi da una semplice un'inquadratura volevo capire cosa stessero pensando, cosa stessero trasmettendo al pubblico. È il motivo per cui ho deciso di utilizzare degli ottiche spesso molto strette, di stare molto addosso agli attori. Volevo che il pubblico avesse tutte le informazioni senza bisogno di troppe parole".
"Abbiamo iniziato il film a fine ottobre, in una giornata molto fredda, e la prima scena era quella della piscina in cui Claudia doveva stare nuda tutto il giorno", ricorda il regista. "Eravamo tutti un po' preoccupati sul set su come avrebbe reagito a questa cosa. Sono 21 anni che faccio questo lavoro e credo di non aver mai conosciuto una persona così professionale. Il lavoro sui loro corpi era dato dalla loro disponibilità. Andrea è andato in palestra e ha cercato di restituire una bellezza fisica perché, prima di tutto, doveva essere un toy boy da cui lei è affascinata".