I segreti rovinano la felicità, e Luigi Alfredo Ricciardi lo sa bene. Il Commissario a cui ci siamo affezionati nelle due stagioni precedenti, infatti, sente sempre più il peso della sua innata capacità di percepire i fantasmi, una maledizione, così la considera, che si tramanda nella sua famiglia e che lo schiaccia si da piccolo. L'ormai celebre personaggio nato dalla penna di Maurizio De Giovanni attraverso una serie di romanzi editi da Einaudi, in questi nuovi episodi matura attraverso la necessità di affrontare prima di tutto sé stesso, oltre i diversi casi su cui è chiamato ad indagare.
Un inizio maggiormente introspettivo, quindi, quello de Il Commissario Ricciardi 3, in onda dal 10 novembre al 1 dicembre su Rai 1, che porterà tutti i personaggi a misurarsi con i propri limiti emotivi, in un'Italia stretta nella morsa di un regime fascista che richiede obbedienza cieca in giochi di potere che possono costare la vita.
La maledizione di Ricciardi
I nuovi episodi riprendono la storia più o meno da dove era stata interrotta: Ricciardi (Lino Guanciale) ha dichiarato al padre di Enrica il suo interesse per la donna e ora sembra che tra i due innamorati, nonostante le rimostranze della madre, possa finalmente andare tutto per il meglio. La loro felicità, però, è sempre minacciata da quel segreto che il commissario non ha il coraggio di rivelare e che potrebbe allontanare la sua amata per sempre.
Non è solo lui ad essere dilaniato da dilemmi morali: anche Maione (Antonio MIlo), dopo aver scoperto nuovi elementi sulla morte del figlio Luca, si ritrova ad un bivio. Livia, intanto, fa coppia con il Maggiore Manfred ma le pressioni e il controllo di Falco potrebbero metterla in pericolo.
Una partenza più introspettiva
La terza stagione de Il Commissario Ricciardi sembra quindi porsi come obiettivo primario quello di scavare un po' più a fondo nell'animo e nella psiche dei personaggi. il protagonista è spaventato dal perdere quell'amore che ha tanto desiderato ma, allo stesso tempo, teme la reazione di Enrica al fatto che lui sia in grado di vedere i morti, memore del triste esito che ha avuto la vita di sua madre.
Anche il Brigadiere Maione deve scavare nel suo dolore, riviverlo e accettarlo e, pur se in maniera diversa al contempo Livia deve far luce sui propri sentimenti scegliendo di lottare per qualcosa a cui tiene, a discapito di tutto, della sua posizione sociale e della sua vita. Il suo personaggio è forse quello che ha l'evoluzione più interessante e Serena Iansiti con la sua interpretazione fa sì che sia ancora più vero e intenso.
Una Napoli sempre protagonista
A suscitare, però, quel fascino che rende questo titolo uno dei più amati della rete ammiraglia è di sicuro la ricostruzione storica della Napoli degli anni trenta: una città viva, stratificata e complessa, un luogo dove mille mondi si incontrano in modi inaspettati e interessanti. Il regista Gianpaolo Tescari si assicura che anche in questi primi nuovi episodi tutto sia verosimile e affascinante: scorcio di un'epoca lontana eppure, in qualche modo, ancora tristemente tangibile. Perché Napoli non è sono una città ma un essere a sé stante, con un proprio metabolismo, una sua quotidianità e modo di vivere, vera anima di una serie che continua a convincere e conquistare gli spettatori con il suo mix di storia, crime e sentimenti.
Conclusioni
Torna Il Commissario Ricciardi e con una terza stagione che dai primi momenti sembra andare più a fondo delle precedenti nell'animo dei personaggi. Crime, intrighi politici, dramma e sentimenti si fondono con la consueta efficacia appassionando lo spettatore anche grazie alle ottime interpretazioni del cast. Anche questa volta, grande protagonista è Napoli che, con la sua complessità e una ricostruzione storica meticolosa, affascina e convince.
Perché ci piace
- Le interpretazioni del cast, sempre ottime.
- La componente più introspettiva della trama.
- La ricostruzione storica.
Cosa non va
- Potrebbe scontentare chi anela a storie più moderne.