È arrivata su Netflix, disponibile dal 3 luglio 2020, una nuova serie dedicata al mondo teen: Il club delle babysitter è ispirata alla celebre collana di romanzi bestseller di Ann M. Martin (anche produttrice della serie attuale) che già negli anni novanta avevano visto un primo adattamento di grande successo ad opera dell'emittente televisiva britannica HBO. Ci siamo presto resi conto che parlare di questo prodotto non sarà così semplice, in questa recensione de Il club delle babysitter cercheremo di mettere in luce i molti aspetti di una serie che si rivolge ad un pubblico di giovanissimi ma che, proprio per questo, non rinuncia trattare temi importanti e delicati cercando di non uscire mai dai binari della leggerezza e, soprattutto, di una certa semplicità che l'età degli spettatori a cui è rivolta richiede.
Una trama rinnovata
Kristy vive con sua madre e i suoi fratelli nella piccola cittadina di Stoneybrook, nel Connecticut. Dopo aver visto le difficoltà della donna a trovare una babysitter per il suo fratellino più piccolo, decide di coinvolgere le sue amiche in un progetto ambizioso e intelligente: l'apertura di un club di babysitter al quale qualsiasi genitore possa rivolgersi per avere un sguardo vigile, attento ma giocoso sui propri figli. È coì Che Kristy coinvolge le sue amiche, Mary-Anne, Claudia, Stacey e Dawn in un'avventura che si rivelerà sì complicata ma soprattutto educativa, un banco di prova per la loro crescita emotiva che gli insegnerà a diventare delle persone responsabili. Dall'uscita dei romanzi, e quindi anche dal primo adattamento, di tempo ne è passato parecchio, i tempi cambiano e dopo più di vent'anni immaginiamo che sceneggiatori e produttori de Il club delle babysitter si siano resi conto ben presto della necessità di rivedere la trama in un'ottica più contemporanea. È così che, pur rimanendo fedelissima allo spirito dell'opera cartacea, questa serie ha scelto di regalare alla storia un bel makeover al fine di inserirvi tematiche e situazioni più consone ai tempi che viviamo, più vicine ai ragazzi a cui si rivolge. Le ragazze del club maturano e cambiano in fretta, proprio come gli adolescenti di oggi, affrontando sfide che metteranno alla prova il loro giudizio e la loro variabile percezione della vita.
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Una serie vivace e colorata
Se c'è un elemento di questa serie che vi salterà immediatamente agli occhi è il colore: ogni inquadratura brilla di una gamma piuttosto ampia di colori, dai pastello a quelli più vivaci e decisi. Queste variegate palette ben si addicono alle protagoniste, ognuna di loro ha la propria, una serie di tonalità che rispecchiano il carattere di ognuna di loro, ragazzine audaci e capaci che vivono alla velocità della luce e che presentano dei caratteri distintivi fissati e ben precisi. Abbiamo Kristy la più autoritaria del gruppo, sportiva e propositiva ma mai vestita di colori troppo decisi, quasi a sottolineare le sue tante fragilità; Mary-Ann, precisa e affidabile è caratterizzata dai colori pastello e vestitini classici, specchio del rigore con il quale è cresciuta; Claudia, artista poliedrica e scatenata sempre sotto l'effetto di una dose massiccia di zuccheri, ama mischiare tra loro colori decisi; Stacey la ragazza di New York, sempre alla moda, che non rinuncia mai a un capo scuro; Dawn, attratta da tutto ciò che è mistico, ama vestire i colori della terra. Dietro ogni scelta cromatica c'è una motivazione, una caratteristica che può essere enfatizzata o coperta e che rende queste ragazzine tutte diverse e interessanti, scivolando qualche volta nei soliti cliché senza comunque mai esagerare e mostrando l'ottima cura della messa in scena.
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I meccanismi narrativi semplici ma efficaci
La cura per l'aspetto visivo della serie si protrae anche nella scelta delle tematiche e di come affrontarle: ciascuna delle ragazze si scontra con un aspetto diverso della vita, impara dai suoi errori e cresce. Grazie a questo ben noto e rodato meccanismo narrativo Il club delle babysitter è in grado di introdurre tematiche forti come il bullismo, la diversità, la malattia, la morte e il rispetto per l'altro con efficacia e, va detto, con un pizzico di retorica. Non dimentichiamo, però, il pubblico al quale il prodotto di Netflix si rivolge: qualcosa che ad un adulto può sembrare banale o semplicistico, per un ragazzo o una ragazza molto giovane può costituire una novità, un importante spunto di riflessione con il quale confrontarsi e di cui parlare con coetanei o genitori, proprio come fanno Kristy, Mary-Ann, Claudia, Stacey e Dawn.
Conclusioni
Come affermato nella nostra recensione di Il club delle babysitter, questa serie di Netflix ispirata agli omonimi romanzi, risulta nel complesso un buon prodotto. Funzionale al suo target di riferimento, porta su schermo una vasta gamma di tematiche importanti con semplicità e un po’ di retorica. Curatissima nell’aspetto, racconta con efficacia le storie di cinque ragazzine, la loro crescita emotiva, la loro voglia di scoprire il mondo e affermarsi come individui.
Perché ci piace
- I meccanismi narrativi semplici ed efficaci.
- La vastità e l’importanza dei temi trattati.
- La cura nella caratterizzazione dei personaggi attraverso la messa in scena.
Cosa non va
- Alcune situazioni vengono raccontate con un po’ di retorica.