Il circo della vita ai tempi del regime
Infelicità, insofferenza, rabbia, rimpianto, incredulità, nostalgia nei confronti di un passato meraviglioso e triste che si è insinuato nell'anima e nel corpo sino nelle ossa, scene talvolta confuse e assurde che racchiudono un profondo malessere, quasi un incubo ad occhi aperti. Tutto questo si respira nel nuovo incredibile film di Alex de la Iglesia, uno dei registi più talentuosi, ironici e visionari del cinema contemporaneo che per la sua prima volta in concorso al festival di Venezia confeziona un film che lascia i brividi addosso, un dramma storico-sentimentale che usa metaforicamente l'assurdità e l'allegoria del mondo circense per raccontare la sua infanzia, il suo paese, un momento storico buio e insensato per la Spagna in cui la realtà somigliava più a un sogno confuso di cui non si ricordano i particolari.
Ballata dell'odio e dell'amore è un gioiello accecante e ammaliante, un carosello triste e insieme grottesco di immagini e sentimenti, una fiaba dal sapore agrodolce che attinge a Il gobbo di Notre Dame e a La Bella e la Bestia, confezionata con rara maestria dal regista de La comunidad - Intrigo all'ultimo piano e ambientata nella Spagna degli anni '70, durante gli ultimi giorni del regime franchista.
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Cineasta originale e sofisticato, de la Iglesia costruisce il suo film più bello sulle ceneri del suo passato e di quarant'anni di storia spagnola, un'opera molto personale che mette in scena i patimenti intimi e al contempo i singhiozzi nichilisti di un artista di straordinaria inventiva in preda ad un rigurgito emotivo convulso e incontrollabile, dannatamente liberatorio.
Il circo come riflesso deturpato del mondo contemporaneo, mosso da pulsioni irrefrenabili e competizioni, il circo come metafora di un paese che ha alle spalle una storia maledetta e tragica, un paese in cui spesso l'orrore e l'ironia si fondono naturalmente in un un'unica dimensione allegorica, e infine, il circo usato come metafora dell'amore, un sentimento paragonabile a quello dei professionisti da baraccone nei confronti del pericolo e della vita raminga, a volte insano e crudele che nei casi più estremi può condurre alla morte.
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L'applaudito regista di Bilbao, creatore di lavori sempre originali e sofisticati, gioca sugli equilibri talvolta precari tra ironia e violenza, tra tenerezza e repulsione, tra serio e faceto, tra sacro e profano aiutandosi nella narrazione con immagini di repertorio e una maniacale ricostruzione ambientale.
Divertente e appassionato, Ballata dell'odio e dell'amore è visivamente carico ma mai stucchevole, è un freak show folle e grottesco che rimarrà nella storia del cinema spagnolo e della Mostra di Venezia.
Movieplayer.it
4.0/5