Un viaggio affascinante, come spesso capita per le produzioni National Geographic e come conferma I segreti dell'oceano con David Attenborough, che sin dal titolo italiano rivela la partecipazione di un nome fondamentale per questo tipo di lavori. Una presenza che è giusto sottolineare, perché si tratta della prima collaborazione tra il più importante storico naturale del mondo e National Geographic, per portarci in un luogo remoto, pieno di vita, meraviglie e sorprese. Un documentario disponibile su Disney+ per il World Ocean Day dell'8 giugno.
Immersi in un mondo alieno
Un mondo alieno, come abbiamo subito rivelato ai nostri interlocutori, il regista Toby Nowlan e il consulente scientifico del progetto, Enric Sala. "É bello che tu lo dica" ci ha detto il regista Nowlan, "perché conosciamo molto poco dei nostri oceani. Conosciamo più di alcuni mondi alieni che di alcune parti dei nostri oceani. Ogni volta che scendiamo in profondità, troviamo specie nuove. Troviamo 2000 nuove specie marine ogni anno, non è incredibile? Abbiamo potuto portare su schermo cose che le persone non hanno mai visto e che colpiscono, tanto che un estratto di 90 secondi pubblicato sui social ha avuto milioni di visualizzazioni. Era una dei nostri obiettivi: portare per la prima volta al pubblico processi di distruzione che si verificano e anche di ricerca."

E si sente fortunato Enric Sala, per aver avuto "l'opportunità di approfondire e andare in molti luoghi in tutto il mondo, soprattutto con Pristine Seas. Dal 2008 ho avuto modo di andare in luoghi che nessuno aveva esplorato prima, in Artico e Antartide, nelle più remoto isole dell'Atlantico e del Pacifico e anche il luoghi che pensavamo ci fossero familiari, ci sono state sorprese. Quando esploriamo il mare, troviamo animali che sono fuori da questo mondo, creature estranee. A volte li vediamo e nemmeno noi sappiamo esattamente cosa siano. È stata un'esperienza incredibile."
Pianificare I segreti dell'oceano

Ma come si affronta un progetto di questo tipo, con le sorprese (e gli imprevisti) sempre dietro l'angolo? Si ha una sorta di script o ci si affida al momento? "La premessa del film è stata chiara dall'inizio" ci ha spiegato il regista Toby Nowlan, "oggi viviamo nell'era della scoperta oceanica, che non c'era 100 anni fa e nemmeno 50 anni fa. Stiamo scoprendo cose sull'importanza dell'oceano per tutta la vita sulla Terra che non conoscevamo, che trasformano il nostro modo di pensare e potrebbe cambiare il futuro della nostra storia per sempre." Un'importanza che è messa a rischio dall'uomo, quindi un altro aspetto fondamentale era sottolineare quanto l'attività umana possa impattare sul suo fragile equilibrio, concentrandosi su esempi concreti e locali, ma allo stesso tempo far passare la consapevolezza che lasciato a se stesso quell'equilibrio si ricostituisce in tempi rapidissimi.
Il valore aggiunto di David Attenborough

Un importante contributi a I segreti dell'oceano arriva dalla presenza di David Attenborouh, la cui esistenza coincide con il periodo in cui si è andata sviluppando l'esplorazione oceanica. "Dopo una vita a mostrarci il mondo naturale," ci ha detto il regista, "la conclusione a cui è arrivato è che nulla è più importante per la Terra quanto gli oceani. Quindi questa è diventata per lui una missione personale". E si nota l'emozione quando entrambi raccontano il privilegio di vederlo al lavoro, di assistere alle riprese dei suoi contributi sul campo nelle condizioni più diverse possibili. Un privilegio che, da estimatori del lavoro di Attenborough, non possiamo che invidiare loro.
Realizzare documentari naturalistici oggi
Una curiosità è però sul fronte tecnico. Quanto è cambiato questo tipo di lavoro negli ultimi anni, con le tecnologie sempre più versatili e accessibili? "La tecnologia per poter filmare l'oceano cambia ogni anno ed è eccitante. Nel tempo di lavorazione di questo documentario, che è stato di tre anni, quello che è cambiato di più è l'equipaggiamento che abbiamo messo a punto noi stessi. Uno di questi è stato il Tocam, una camera a forma di siluro che ci ha permesso riprese mozzafiato perché piaceva molto agli animali e ci ha permesso di ottenere prospettive uniche di questi habitat. Abbiamo delle immagini meravigliose di delfini che vengono verso la camera."

Lo conferma Enric Sala: "La tecnologia è cambiata molto da quando ho fatto il primo film a 19 anni. Usavamo la Spirotechnique che ci permetteva 12 minuti di filmato che non potevi vedere subito perché non aveva un monitor. Ma anche la miglior tecnologia di oggi non fa il lavoro al posto tuo: devi andare lì, passare tanto tempo sott'acqua per riprendere magari 30 secondi di magia. Puoi impegnare anche due settimane per quei 30 secondi, quindi devi rimboccarti le maniche e avere pazienza. E lo fai solo se hai un amore profondo per la natura." La tecnologia quindi aiuta molto, ma il lavoro sul campo resta difficile e pericoloso, perché vanno affrontate "profondità estreme, luce bassa, correnti, e lavorare in luoghi in cui gli animali sono molto più a casa di te."
Lasciare qualcosa allo spettatore
La visione de I segreti dell'oceano con David Attenborouh è un'esperienza suggestiva al termine della quale si riflette molto sull'importanza di questo contesto ambientale. Per noi, per la Terra. E su quanto lavoro sia necessario per preservarlo. Ma che messaggio vorrebbero che rimanesse con gli spettatori al termine della visione? "Per me il messaggio più importante è la speranza" ci ha detto il regista, "che se proteggiamo un terzo dell'oceano possiamo vivere in un mondo pieno di vita e con un clima stabile, con un'atmosfera respirabile e la biologia marina più viva che nessuno abbia mai visto."

Lo conferma Sala: "ho fatto ricerca sull'oceano per 37 anni e ho visto come sia in grado di ricominciare a vivere se lasciato a se stesso. Il film lo mostra chiaramente e per me è il messaggio principale. Si dice che non possiamo proteggere l'oceano perché rovina la pesca. In realtà è il contrario: la pesca collassa non perché non ci sia protezione, ma perché c'è. Il peggior nemico della pesca è la pesca stessa, non le zone protette. Il film mostra chiaramente come il miglior amico dell'industria della pesca siano le zone protette, che permettono alla fauna di riprodursi e poter continuare a pescare a lungo termine." Anche per lui, quindi, un messaggio di speranza: "proteggiamo l'oceano e ne beneficerà la vita marina, il nostro clima, la pesca, le persone e le nostre economie."