Le grandi città creano leggende metropolitane, proteggono la fama di personaggi illustri ma, soprattutto sono in grado di celare segreti misteriosi per l'eternità. Un esempio è rappresentato da Napoli che, ammirata e desiderata da molti conquistatori, ha costruito nei secoli una cultura multietnica in cui gli antichi influssi egizi, insieme a quelli spagnoli e francesi, hanno dato vita al proliferare di innovative teorie esoteriche e alchemiche. Custodi di questi misteri sono state personalità della nobiltà partenopea e studiosi internazionali che, avventurandosi nella profondità di una città sotterranea, hanno lasciato traccia del loro credo nell'architettura barocca dei palazzi principeschi e nella decadenza di cimiteri abbandonati. Seguendo proprio le tracce invisibili disseminate dagli appartenenti all'Ordine Osirideo Egizio, il regista Francesco De Falco, accompagnato dallo sceneggiatore Giovanni Mazzitelli, cerca di capire dove si ferma la realtà storica del principe di Sansevero e dove inizia la teoria meno certa di una società primordiale situata al centro della terra. Una ricerca, questa, che porta alla creazione del suo primo film Vitriol, mockumentary prodotto da Salvatore Mignano Comunication e distribuito in sala dal 15 novembre in 35 copie.
Come è nato questo progetto che unisce architettura, storia ed esoterismo nella città di Napoli? Francesco De Falco:Tutto prende spunto da una ricerca condotta da due studiosi riguardo alle società segrete operanti nel territorio campano. Partendo dalla loro indagine, abbiamo voluto raccontare un altro aspetto inedito di una città solitamente conosciuta più per i suoi difetti che per la ricchezza culturale che la caratterizza. In questo modo, almeno per una volta, Napoli viene descritta come crocevia di molte tradizioni che hanno alimentato il mito di personaggi misteriosi come il principe di Sansevero, cui dobbiamo la bellezza e il simbolismo racchiusi nella cappella del Cristo velato. Naturalmente i luoghi in cui si svolge tutta l'azione, così come i vari ritrovamenti, sono stati accuratamente ricostruiti per condurre lo spettatore verso la scoperta di una realtà celata nata dall'incontro della spiritualità egizia con il misticismo cattolico. Inoltre, molti dei personaggi citati, come Giustiniano Lebano, Lytton, Giuliano Kremmerz e l'inglese Blavantsky, rappresentano i membri più prestigiosi dell'Ordine Osirideo Egizio, un gruppo massonico di cui il mondo, e anche i napoletani, spesso ignorano l'esistenza.
Nella narrazione l'elemento esoterico e la ricerca di Arcadia, la città sotterranea posta al centro della terra, sembrano assumere, però, un significato più ampio... Francesco De Falco: Effettivamente per gli alchimisti la discesa verso le viscere della terra aveva un aspetto materiale ed uno più spirituale. Così, venire a contatto con i luoghi primordiali voleva dire anche penetrare in profondità in se stessi per scoprire l'io più misterioso. In questo senso Arcadia rappresenta un luogo racchiuso nel profondo di ogni persona dove viene custodita l'essenza stessa dell'uomo.Nel film, inoltre, si teorizza con una certa precisione sulla mitologia del fiume Sebeto e sull'idea della terra cava. Come sono state condotte le ricerche all'interno di una materia così vasta e indefinita? Giovanni Mazzitelli: Logicamente siamo stati coadiuvati da esperti, anche se Francesco padroneggia la materia essendo un appassionato studioso dei processi alchemici. Poi, una volta chiariti connessioni e riferimenti, abbiamo trasferito tutto all'interno di una sceneggiatura costruita attraverso tre diversi linguaggi che fanno riferimento alla soggettività, all'amatorialità e alla documentaristica.
Luoghi si sepoltura occultati, templi celebrativi e teschi misteriosi. Tutto questo non riconduce troppo chiaramente alle avventure di Indiana Jones? Francesco De Falco: Effettivamente potrebbe, ma si tratta di un rischio che ho voluto affrontare. In particolare, con Giovanni ci siamo chiesti spesso quanto un intreccio simile con determinate scelte estetiche potesse essere credibile a Napoli. Se osserviamo attentamente la storia della cinematografia, sembra impossibile ipotizzare un attacco UFO fuori dallo stato di New York. Quindi, ricostruire queste situazioni in un territorio non americano poteva esporci ad una perdita di credibilità. Nonostante tutto, però, abbiamo accettato la scommessa di una messa in scena complessa, ma che non ha certo l'ambizione di mettersi a confronto con il cinema hollywoodiano.Vitriol deve la sua realizzazione soprattutto all'intervento produttivo di Salvatore Mignano che sembra deciso ad investire sui giovani talenti campani. Come è avvenuto il vostro incontro? Giovanni Mazzitelli: Mignano sta portando avanti un progetto encomiabile, il cui scopo è costruire una sorta di factory formata da giovani artisti da sostenere nel campo cinematografico. A mio avviso, si tratta di un atteggiamento innovativo per il nostro paese e dovrebbe essere preso come esempio da tutti quei produttori che preferiscono investire sulla sicurezza del guadagno, tralasciando completamente la ricerca di voci nuove. Certo, per ora possiamo realizzare solo progetti low budget dalla natura sperimentale, ma speriamo che si possa andare avanti su questa strada.
Il finale del film lascia intendere la possibilità di un seguito. Credete che sarà possibile? Francesco De Falco: Prima dobbiamo vedere le reazioni della sala al nostro lavoro, ma, ovviamente, mi piacerebbe riprendere il discorso. In fondo Napoli è ricca di spunti e personaggi su cui continuare ad indagare. A dire il vero si potrebbe ipotizzare anche una serie sui misteri della città lunga vent'anni senza dover inventare nemmeno una riga.