Tra le grandi scoperte dello scorso Festival di Cannes, dove è stata premiata con il premio della giuria, c'è senza dubbio I Miserabili, l'opera prima di Ladj Ly, primo lungometraggio di finzione del regista francese conosciuto per i suoi documentari. La storia è ambientata nelle periferie di Parigi, nelle banlieue pronte ad esplodere, una bomba ad orologeria in cui a fare da miccia non può che essere la violenza della polizia nei confronti dei suoi abitanti.
Un film crudo e feroce, un poliziesco che sposa il dramma sociale: ispirato all'omonimo cortometraggio del 2017 diretto dallo stesso Ly, I miserabili segue i primi giorni dell'agente Stephane (Damien Bonnard) all'interno di un corpo di polizia dai metodi decisamente poco ortodossi. Come in Training Day, Ly adotta il punto di vista di un nuovo arrivato costretto a sporcarsi le mani con le gesta di uomini di legge disumani, incapaci di portare la pace in un quartiere già segnato da tensioni e divergenze etniche. I Miserabili è disponibile in Italia nella nuova piattaforma streaming MioCinema, che si pone come obiettivo quello di ampliare e supportare l'esperienza della sala e soddisfare un pubblico che cerca qualità.
La realtà delle banlieue
Tra i punti di forza del film abbiamo la rappresentazione della realtà. Questa ricerca di realismo è stata letta da molti come una mancata presa di posizione. Da regista del film, come risponde a questa critica?
Io non so se nel film prendo una vera posizione, se voglio prenderla. Io vengo dal mondo del documentario, ci tengo a quel mondo. Mi interessava raccontare la mia storia con più fedeltà possibile alla realtà, non prendere una posizione piuttosto che un'altra.
Proprio perché conosce molto bene la realtà delle banlieue dove è cresciuto, e dove continua a vivere, quale pensa che sarà l'impatto del lockdown e della grave crisi che seguirà a questa emergenza? Come vede la situazione attuale in questi luoghi e l'immediato futuro?
Penso che sarà una catastrofe, soprattutto nei territori più colpiti. Sono ormai due mesi che la gente è confinata, non ne possono più. Sono quartieri molto poveri, dove in molti non arrivano alla fine del mese. Sono state messe in atto azioni di sostegno e aiuto per le banlieue, una delle quali io sostengo personalmente: portiamo derrate alimentari ai più poveri. C'è tantissima gente allo stremo, è una vera e propria polveriera, è l'inizio di una situazione molto complicata che rischia di degenerare. In questi mesi c'è stata poi molta violenza da parte della polizia, e i bersagli sono sempre le persone più povere.
Nessuno di noi ha una ricetta per quello che sta accadendo, lei crede che sarà una lezione per il futuro, che cambieremo oppure no?
Secondo me non tutti i mali vengono per nuocere, anche qualcosa di negativo può portare a qualcosa di positivo. Abbiamo visto molta gente aiutare i propri vicini, il proprio prossimo. Qualcosa che abbiamo un pò dimenticato. Questa crisi è l'occasione per cambiare. Questo virus può colpire chiunque, non conosce distinzioni di classe sociale, ed io spero che ripartiremo in una direzione diversa. Anche se l'umanità è talmente folle che il rischio è che ricada presto negli stessi errori, dimenticando quello che è accaduto.
I miserabili, la recensione: tutto l'odio di Parigi
Come sono oggi i rapporti con gli abitanti della banlieue
Per ora le cose vanno molto bene, la gente del quartiere è molto fiera del percorso che abbiamo fatto. I miei rapporti con loro sono molto buoni, anche perché non sono andato via, sono rimasto a vivere lì e questo lo apprezzano molto, fa la differenza.
Come si è relazionato ai bambini durante le riprese
Per me era molto importante lavorare con gli abitanti del quartiere, sono più di vent'anni che lo faccio, non bisogna dimenticare soprattutto che questo film parla d'infanzia, del destino dei più giovani. Mi interrogo sull'avvenire di questi bambini. La scommessa era prendere dei bambini senza alcuna esperienza e farne degli ottimi attori, così come poi nel resto del cast ho mescolato attori professionisti a non professionisti, proprio per ottenere l'autenticità che avrebbero portato al film.
La polizia nel film
Anche se lei non da un giudizio, chi fa più paura nel suo film: questi giovani pronti ad esplodere o la polizia che colpisce e abusa del proprio potere? Chi sono i "cattivi coltivatori" della frase di Victor Hugo che usa alla fine del film?
È sicuramente la polizia quella che fa più paura perché pensa di avere carta bianca e di potersi permettere tutto. Non si contano più i video girati dagli abitanti sugli abusi compiuti dalla polizia. Possiamo dire che va sempre peggio. Le prime vittime abbandonate dai coltivatori, che in questo caso sono i politici, sono appunto le persone che vivono nelle banlieue. I politici sono anche i primi responsabili della situazione che viviamo in questo momento, di come sia stata gestita male la crisi. Siamo una potenza mondiale ma non riusciamo a trovare le mascherine, è incredibile. Di queste responsabilità bisognerà rendere conto.
Nel film vengono rappresentate tipologie diverse di poliziotti, uno dei quali è particolarmente crudele. Come ce li può descrivere?
Si, effettivamente i miei personaggi sono tutti diversi, uno rappresenta il peggio, la feccia, ne esiste uno in ogni quartiere. C'è poi un altro poliziotto che invece è cresciuto lì, nel quartiere, e che cerca di mediare, e c'è poi la recluta, che viene presa nella morsa, stritolata dal sistema.
Nel film avete deciso di concentrare tutto quello che accade ai personaggi in un tempo molto ristretto, cosa che è un po' la tradizione dei film sulle banlieue. Perché questa scelta?
Per me era importante concentrarmi in un tempo limitato, tutto doveva succedere in una giornata, dovevo mantenere l'attenzione sempre alta, il più possibile. Mi sono ispirato un po' a un film come Training Day per la mia sceneggiatura.
I miserabili farà parte di una trilogia
Quali sono i suoi prossimi progetti? A che cosa sta lavorando?
Sto preparando da qualche mese un documentario sulla scuola di cinema che ho creato, che ho messo in piedi nel quartiere, c'è una sequenza che parla proprio di questo periodo di emergenza che stiamo vivendo. Poi sto girando un piccolo cortometraggio di finzione in cui parlo proprio del confinamento.
Il vostro film è stato venduto ovunque nel mondo, è stato finalista agli Oscar, un grande successo internazionale insomma. Ha ricevuto delle proposte dagli Stati Uniti? Se questo accadesse lei sarebbe tentato di accettare?
Ho avuto una quantità incredibile di proposte dagli Stati Uniti, mi hanno proposto veramente di tutto, anche delle serie enormi, ma ho sempre detto di no a tutto, perché voglio concentrarmi sul seguito de I miserabili, per il momento è questa la mia priorità.
I miserabili avrà quindi un seguito? Si tratta di una trilogia?
I miserabili inaugura una trilogia: nel primo film siamo tra il 2010 e il 2020, poi ci sarà un altro film politico che torna indietro negli anni, anche durante la rivolta del 2005, il terzo episodio ci porterà addirittura negli anni '90, ma non vi svelo altro.