I maghi: I racconti di Arcadia, recensione: si conclude (?) la saga fantasy di Guillermo del Toro su Netflix

La recensione de I maghi: I racconti di Arcadia, miniserie animata disponibile su Netflix che chiude il ciclo creato da Guillermo del Toro.

Wizards 3
I maghi: I racconti di Arcadia - una scena della serie animata

Ed eccoci giunti al capolinea: con la recensione de I maghi: I racconti di Arcadia, miniserie in dieci episodi disponibile su Netflix, si conclude la trilogia di Arcadia nata dalla fantasia di Guillermo del Toro e avviata nel 2016 con Trollhunters e proseguita nel 2018 con 3 in mezzo a noi. Un universo espanso che si può paragonare a quello della Marvel, soprattutto a livello narrativo: il terzo capitolo, che pur introduce nuovi personaggi legati alla mitologia di Arcadia, è a tutti gli effetti un crossover che tira le somme di quanto visto prima, l'equivalente del lavoro di squadra degli Avengers, con tanto di viaggio nel tempo che fornisce nuovi punti di vista su elementi già noti allo spettatore. È anche, grazie all'inclusione esplicita di componente arturiane a cui le serie precedenti alludevano solamente, la più squisitamente cinefila delle tre incarnazioni del franchise, come ci si può aspettare da un autore del calibro del regista messicano. N.B. La recensione si basa sulla visione in anteprima dell'intera miniserie.

C'era una volta Camelot

Wizards 5
I maghi: I racconti di Arcadia - un'immagine della prima stagione

Dopo averli introdotti in ruoli secondari in Trollhunters e 3 in mezzo a noi: I Racconti di Arcadia, gli eventi de I maghi: I racconti di Arcadia pongono al centro le figure di Hisirdoux detto Douxie, apprendista di Merlino, e Archie, il suo assistente che vive sotto le sembianze di un gatto antropomorfo. Vivono ad Arcadia in incognito, dove Douxie risiede aspettando da quasi mille anni un nuovo incarico da parte del mentore. Una nuova battaglia per la sopravvivenza del mondo intero e della realtà che conosciamo è alle porte, e l'apprendista deve reclutare gli altri eroi di Arcadia, ossia Jim Lake e i suoi amici da un lato e i fratelli Tarron dall'altro (anche se dopo gli eventi della loro serie personale questi ultimi sono inizialmente impegnati altrove). Le cose però non vanno come previsto, e una parte del team finisce a Camelot ai tempi della grande battaglia tra umani e troll, dove un Merlino più "giovane" deve fare i conti con il rapporto conflittuale tra Re Artù e la di lui sorella Morgana. Per i nostri eroi è anche un ricordo di eventi poco piacevoli nel passato/futuro, dato che in questa epoca i perfidi Gunmar e Bular sono ancora vivi...

Le 10 migliori serie Netflix del 2018, da Trollhunters a Maniac

L'ultima battaglia

Wizards 4
I maghi: I racconti di Arcadia - un'immagine della serie

Il piacere maggiore nel vedere le serie precedenti è sempre stato legato al connubio perfetto tra la fantasia debordante di Guillermo del Toro e le possibilità del medium d'animazione, che gli consentono di portare sullo schermo un mondo magico e pressoché illimitato, senza particolari preoccupazioni associate al budget come si vedono spesso nel mondo del live-action e che più di una volta hanno neutralizzato progetti del regista (basti pensare al terzo episodio delle avventure di Hellboy, troppo ambizioso per ottenere l'approvazione della Universal ai tempi). E così, al termine di questo lungo viaggio iniziato quattro anni or sono, abbiamo un totale di 88 episodi e quasi 2000 minuti di grandi avventure che mescolano il meglio del fantasy e della fantascienza. In altre parole, è l'apice di quello che era già stato un interessante sodalizio tra il cineasta messicano e la DreamWorks Animation, iniziato con film come Le 5 leggende e arrivato a nuovi livelli grazie alla sinergia tra lo studio e Netflix, entità produttiva con cui il regista si appresta a collaborare nuovamente (sta preparando un adattamento in stop-motion di Pinocchio).

La forma del cinema di Guillermo del Toro tra storia, poesia e deformità

Wizards 2
I maghi: I racconti di Arcadia - un'immagine dei protagonisti

L'evoluzione della storyline è il giusto connubio tra epico e intimo, tra nostalgia e futuro. Arrivati al capolinea, gli autori rivisitano ciò che avevano reso accattivante questo universo e lo mostrano sotto una nuova luce, approfondendo elementi di cui in precedenza avevamo visto o udito solo piccoli frammenti (emblematici gli episodi 6 e 7, che raccontano la battaglia di Killahead). Il risultato è spettacolare e in più punti anche toccante, supportato da un apparato visivo che rimane fedele all'estetica introdotta nel 2016 ma apporta i miglioramenti necessari e dà al mondo dei maghi una certa specificità come già l'avevano avuta prima le avventure di Jim e poi quelle dei Tarron. Il tutto all'insegna di ciò che è sempre stato il credo principale del creatore dei Racconti di Arcadia, cioè un grande affetto per i freaks e ciò che non è di questo mondo, una poetica che trova la sua giusta applicazione in questa esplorazione della mitologia arturiana con un bel ritratto della discriminazione e riletture intriganti di leggende già note (vedi il ruolo di Nimue, recentemente al centro di un'altra reinterpretazione su Netflix con Cursed). L'unico dubbio riguarda la promessa che questa si tratta della fine: la scheda sulla piattaforma parla esplicitamente di una miniserie, ma gli elementi che rimangono in sospeso non mancano, con tanto di cliffhanger. Un film in arrivo, forse?

Cursed, la recensione: su Netflix il retelling del ciclo arturiano con protagonista la Dama del Lago

Addio, vecchi amici

Trollhunters: un'immagine della serie DreamWorks
Trollhunters: un'immagine della serie DreamWorks

Come ogni crossover che si rispetti, la miniserie riunisce tutti i personaggi che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso degli anni, e con un cast vocale che praticamente impone la visione in lingua originale: tra i nomi più importanti citiamo Mark Hamill, Kelsey Grammer, Lena Headey, David Bradley, Ron Perlman e Clancy Brown, senza dimenticare i contributi di professionisti del doppiaggio come Tom Kenny (protagonista di un'esilarante gag che fa il verso a una celebre scena di Aladdin), Fred Tatasciore e Frank Welker. Manca all'appello solo Anton Yelchin, prima voce di Jim Lake, scomparso durante la produzione del primo capitolo del franchise (la conclusione del primo ciclo rimane un omaggio straziante e bellissimo), ma in questa sede ha quasi senso che non sia più lui a doppiare Jim, protagonista di un'evoluzione dark che va di pari passo con la maturità di un progetto dove, al netto di non poche gag non sempre raffinatissime (l'esempio lampante qui è il cavallo affetto da flatulenza), la posta in gioco rimane molto seria e coinvolgente, fino alla fine. Sempre ammesso che di fine si tratti...

Conclusioni

Con questa recensione de I maghi: I racconti di Arcadia ci congediamo - in teoria - dall'universo magico ideato da Guillermo del Toro in collaborazione con DreamWorks Animation e Netflix, con un crossover spettacolare che farà la gioia dei fan. Forse meno accessibile per i neofiti, ma la componente arturiana potrebbe accontentare gli spettatori curiosi che non conoscono le serie precedenti.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
2.2/5

Perché ci piace

  • L'animazione è spettacolare.
  • La rilettura della mitologia arturiana è molto interessante.
  • Il crossover è costruito bene.

Cosa non va

  • La trama è un po' frettolosa in alcuni punti.
  • Perché finire con un cliffhanger se questa è la conclusione definitiva?