E' una realtà: l'argomento più scottante che in questi primi giorni di festival veneziano tiene banco tra le chiacchiere degli appassionati di cinema in visita al Lido è di certo l'abbondanza di sesso esplicito passato sullo schermo in buona parte delle pellicole presentate finora, tra concorso e sezioni parallele. D'altronde, il pubblico in arrivo alla Mostra era già stato avvisato da tempo: in questa sessantaquattresima edizione della Mostra nulla sarà lasciato all'immaginazione. Dopo aver assistito alla proiezione dei titoli incriminati le premesse pruriginose sono state confermate, ma in molti, soprattutto le signore per bene (non si parla qui solo di semplici spettatori, ma anche di stampa e dintorni), hanno ugualmente abbandonato la sala al primo accenno di contatto fisico più spinto tra i protagonisti del film di turno. Come al solito i benpensanti non hanno perso occasione di gridare alla gratuità delle scene bollenti in questione, ma in realtà in tutti i film visti, dominati o sfiorati dal sesso e dalle sue mille sfaccettature, c'è sempre stato un senso, più o meno importante, dietro l'esibizione dei rapporti sessuali, caratterizzati per la maggior parte dalla violenza, dall'estinzione di ogni suo elemento di tenerezza, facendo salvo solo qualche travolgente slancio passionale.
Il sesso a Venezia è sbarcato subito, grazie alla guerra erotica del duo Tang Wei/Tony Leung in Lust, caution di Ang Lee, già vietato negli Stati Uniti ai minori di 17 anni e pronto ad essere mutilato dalla censura in Cina. Sesso brutale, violento, valvola di sfogo di una rabbia sempre soffocata o ennesimo mezzo per affermare il proprio potere e la propria irrefrenabile ferocia. Lee ha avvinghiato i corpi dei suoi amanti con grande sapienza e un gusto estetico sopraffino e il sesso nel suo film è risultato elemento necessario all'economia del racconto. Gli incontri sessuali tra i due amanti irregolari del film si sono trasformati in più di un'occasione in una battaglia sadomaso nella quale, ci si passi la battuta, Tony Leung ha dimostrato ancora una volta di avere gli attributi. Un altro attore, il nostro giovane Elio Germano, ha invece mostrato qualcosa in più (anche in questo caso l'avvertimento da parte della stampa al pubblico facilmente scandalizzabile era stato tempestivo) e le sue prodezze sessuali con la compagna succube della sua follia, nel criticatissimo Nessuna qualità agli eroi, hanno provocato più di qualche imbarazzo. Nel film di Paolo Franchi, il sesso è stato consumato anche dai due protagonisti francesi Bruno Tedoschini e Irene Jacob, con più dolcezza ma con la stessa intensità. Interrogato sull'argomento, il regista ha giustificato il sesso nel suo film ricordando i valori profondi impliciti in esso, affermando la sua intenzione di voler indagare, attraverso la sessualità, i segreti della psiche umana. Di certo le sue dichiarazioni relative al significato degli atti sessuali espliciti presenti nel suo film restano già tra i momenti topici di questo festival.
Tra tutte le pellicole "scandalose" il leone per quella più disturbante spetta certamente a Cargo 200, film russo, passato nelle Giornate degli autori, sulla fine di un'era infame nella Russia degli anni '80, che ha mostrato le sevizie perpetrate ad una ragazza rapita e torturata da un sadico capitano di polizia. Gli stupri ripetuti e la progressiva umiliazione fisica e mentale della protagonista, mostrati da Balabanov nel suo film, hanno messo a dura prova anche lo spettatore più insensibile. Dietro quella violenza così brutale col corpo e l'animo di una ragazza totalmente devastati c'era però l'immagine di un intero paese stuprato da sé stesso. E uno stupro si è visto anche in Redacted di Brian De Palma: qui la telecamera di un soldato riprende con disgusto la violenza abominevole dei soldati americani nei confronti di una quindicenne irachena, colta nel sonno di notte, violentata e poi ammazzata. L'uccisione è rimasta fuori campo, ma il terrore negli occhi della giovane durante la violenza resta una delle immagini più crudeli che restano dentro dopo la visione del film. Sono invece andate alla ricerca dello stupro le donne del francese L'Histoire de Richard O., certamente il più disinibito tra i film a connotazione erotica di questo festival, nel quale il sesso ha rappresentato un modo per riempire il vuoto di uomini e donne senza alcuna qualità. C'è voluto il maestro Eric Rohmer per ridare dignità al corpo umano, in particolare a quello femminile, così mortificato dai film qui citati. In Gli amori di Astrea e Celadon, la pastorella protagonista si vede scivolare innocentemente la veste a scoprire un seno, sfiorato appena dal suo innamorato. Il sesso nel film di Rohmer è tutto qui, nel tenero sfiorarsi di labbra, mani e caviglie da parte dei due amanti. Difficilmente nella seconda parte di questa mostra si vedranno pellicole più spregiudicate, ma in ogni caso niente paura, è solo sesso!