Il plot
Carrie Mathison torna a casa, da sua sorella Maggie e dalla sua bambina Frannie; le due donne vengono raggiunte all'improvviso dalla loro madre, Ellen, che non si era più fatta viva da quindici anni, ma Carrie la allontana rabbiosamente. Alle esequie di Frank, Carrie ricorda con commozione suo padre e riceve il sostegno e il conforto dei suoi colleghi della CIA; quella sera lei e Peter Quinn condividono un momento di tenerezza, ma subito Carrie lo avverte di non essere in grado di gestire una relazione. Il giorno seguente, Carrie decide di rintracciare sua madre e di avere un confronto con lei, in modo da poter far pace con il proprio passato.
Nel frattempo, Saul Berenson vorrebbe succedere ad Andrew Lockhart alla direzione della CIA; l'unico ostacolo è costituito dalla possibile diffusione del video sulla sua prigionia in Pakistan, ma Dar Adal informa Saul di aver stretto un accordo con Haissam Haqqani, in base al quale la CIA cesserà di dare la caccia al leader terrorista. Carrie, non riuscendo a rintracciare Quinn, si reca da Dar Adal e scopre che il giovane ha accettato di partire per una missione segreta in Siria; Adal, inoltre, informa Carrie del patto fra la CIA e Haqqani, con il consenso di Saul...
Commento al finale di stagione
Il ritorno a casa: un capitolo fondamentale nel percorso dell'eroe. L'occasione per un bilancio, ma anche per riabbracciare gli affetti dai quali per lungo tempo si era stati separati; e Long Time Coming aderisce in tutto e per tutto al topos narrativo del ritorno a casa, rinunciando completamente all'azione e alla suspense. Una scelta sorprendente, soprattutto per una serie che ha sempre fatto della tensione il proprio punto di forza, ma anche un modo per traghettare Homeland dalla sua quarta stagione verso i futuri sviluppi: senza troppe anticipazioni e rinunciando a grandi colpi di scena, ma al contrario costringendo i personaggi ad un necessario confronto con se stessi e con i rispettivi ideali ed obiettivi.
La maggior parte dell'attenzione, ancora una volta, è puntata su Carrie Mathison. Costretta a digerire il senso di sconfitta e di frustrazione per l'esito della missione pakistana, la nostra eroina sembra trovare una rinnovata serenità nel momento in cui si trova circondata dai propri affetti familiari, per dare l'estremo saluto al padre Frank. Per la prima volta Carrie ci mostra anche il suo aspetto più sinceramente materno, rimarcando la distanza dal profondo malessere con il quale aveva affrontato il proprio ruolo di madre nell'episodio pilota della stagione: il segnale più evidente di una maturazione che è innanzitutto un'intima armonia conquistata a fatica, e il cui raggiungimento passa anche attraverso la capacità e il coraggio di fare i conti con il passato, a partire dal ritrovato dialogo con la madre Ellen (interpretata da Victoria Clark). La Carrie di oggi, dopo quattro anni di Homeland, è ancora la grintosa agente della CIA disposta a tutto pur di difendere gli ideali in cui crede con fermezza, ma è anche una donna che ha imparato a controllare i propri demoni e a conviverci, consapevole del fatto di non essere solo ed unicamente un "soldato".
Il tema degli ideali, tuttavia, continua a detenere un'importanza ineludibile all'interno della narrazione; se Carrie, da questo punto di vista, non smette di dimostrarsi una persona integerrima, la delusione più amara, la ferita più profonda, sono proprio quelle inferte dal suo mentore. Nell'ultima sequenza dell'episodio, dopo un breve, silenzioso ma eloquentissimo faccia a faccia fra lei e Saul Berenson, osserviamo il primo piano del volto di Carrie, al volante, mentre si allontana dalla dimora di Dar Adal, artefice dell'accordo segreto con il terrorista Haissam Haqqani. Uno dei punti fermi nell'esistenza di Carrie è sempre stato il suo rapporto con Saul, ma il subdolo compromesso a cui è sceso l'uomo, con la complicità di Dar Adal, allo scopo di preservare la propria carriera, sembra destinato a rimettere in discussione anche il legame di fiducia e di amicizia fra Carrie e il suo mentore...
Conclusioni
Long Time Coming, ultimo episodio della quarta stagione di Homeland, rinuncia alla suspense per offrirci invece una puntata giocata interamente su toni intimisti e riflessivi, in cui il ritorno a casa di Carrie Mathison e dei suoi colleghi della CIA funge da veicolo per un bilancio personale e professionale, ma presenta anche l'occasione per riconsiderare le proprie priorità e le decisioni riguardanti il futuro. Un epilogo inusuale e sotto le righe, ma che coincide con un significativo "momento di pausa" per tutti i personaggi in gioco, in attesa della quinta stagione di una serie che continua a dimostrare il suo eccezionale valore nell'odierno panorama televisivo.
Movieplayer.it
3.0/5