Una casa in mezzo ai boschi, l'atmosfera nebbiosa e tetra, una famiglia che vive isolata. I presupporti per una storia di tensione ci sono tutti nelle premesse di Home Education - Le regole dal male, l'horror psicologico di Andrea Niada in uscita per Warner il 30 novembre. Premesse e presupposti che ci hanno incuriositi e ci hanno guidati nella nostra chiacchierata col giovane regista italiano e Rocco Fasano, uno dei protagonisti della pellicola. Abbiamo parlato delle origini di questa storia, delle sue ispirazioni, di isolamento e del lavoro svolto sul set per tenere il delicato equilibrio tra i personaggi.
Come nasce Home Education?
Home Education - Le regole del male nasce da un corto dello stesso Andrea Niada e da questo aspetto abbiamo iniziato la nostra chiacchierata, facendoci raccontare come sia arrivato a questa nuova versione di quella storia. "In verità la sceneggiatura nasce come lungometraggio" ci ha spiegato Andrea Niada, "l'ho scritta dopo aver letto un articolo brevissimo sul fatto che ogni tanto salta fuori qualcuno che tiene in casa un cadavere". Un aspetto presente nel film in uscita, in cui Rachel e la madre Carol tengono nascosto il corpo del padre in attesa che la sua anima torni ad abitarlo.
"Mi piace questo tipo di cronaca nera, con una possibilità di dark humour, e sono partito dal personaggio della ragazzina, di Rachel, iniziando a scrivere un diario come se fossi lei, in cui spiegava cosa facesse tutti i giorni, come si sentisse riguardo questa cosa, e ho realizzato la sceneggiatura del lungo". Un lavoro fatto mentre era ancora a scuola di cinema, che è diventato punto di partenza per il corto di laurea, con l'idea che l'avrebbe potuto aiutare un giorno a realizzarne un film. "L'abbiamo fatto con amici, in casa, e con pochissimi soldi. Ma poi il corto è andato bene, è passato a molti festival, così mi sono rimesso sulla sceneggiatura del lungo e otto anni dopo è nato questo progetto."
E Rocco Fasano è stato felice di farne parte: "Sono un fan del genere, mi piacciono molto i thriller, soprattutto quelli psicologici. Era già questo un elemento che mi attirava, inoltre la scrittura mi è piaciuta molto e mi faceva pensare che si potesse fare un buon lavoro. Il mio era un personaggio interessante, diverso rispetto a quelli che avevo interpretato prima, ma iniziando a lavorare abbiamo anche trovato un bellissimo territorio da poter esplorare." Ottima scrittura, ottimo personaggio e ottimo regista: "Andrea è stato sapiente e presente, ha lavorato molto con noi e sulla psicologia dei personaggi, che è una cosa che mi piace tantissimo."
Le ispirazioni per il film
Home Education è un horror psicologico girato in Italia, in Calabria, ma le ambizioni sono internazionali, e lo dimostra il casting che accoglie Lydia Page e Julia Ormond, così come le ispirazioni. "C'è sicuramente Carrie" ci dice Andrea Niada, "ma anche Misery di Stephen King. Ci sono però anche due film che mi sono rimasti molto come tono, in cui c'è questa sensazione di oppressione e di strano: Dogtooth di Yorgos Lanthimos, che ha questa dinamica simile di una famiglia completamente isolata dal resto del mondo che degenera psicologicamente, e un altro film greco come Miss Violence di Alexandros Avranas."
L'idea generale era di creare questa sensazione di "qualcosa che non va, che nei film e nella letteratura è la cosa che mi affascina di più." Sensazioni che Niada individua anche nello scrittore Thomas Ligotti, che ha ugualmente contribuito alle ispirazioni per il film. Si è lavorato invece "dall'interno" per costruire il personaggio del Dan di Rocco Fasano: "più che su un'ispirazione visiva" ci ha infatti detto l'attore, "abbiamo lavorato sulla sua mancanza di fiducia, ma a livello di scrittura Andrea si è ispirato anche a una sua conoscenza in particolare. Partendo da lì lo abbiamo costruito pian piano, senza dei precisi riferimenti estetici."
"L'obiettivo", ha aggiunto Niada, "era di creare due pesci fuor d'acqua, ma per motivi diversi". Lo conferma Fasano: "Dan è un appassionato di musica Metal in Calabria. E sul posto ci siamo resi conto che non è così fuori dal comune, perché gli unici giovani che vedevamo girare indossavano la giacca di pelle. Nei piccoli centri ci sono tanti metallari, ragazzi che si sentono appunto dei pesci fuor d'acqua, un po' emarginati". Da una parte quindi l'isolamento della famiglia, che è volontario, dall'altro quello del ragazzo, che deriva dal non sapersi integrare.
Scatole cinesi di isolamento
Un isolamento dentro l'altro, dunque, quello della famiglia, all'interno di un luogo altrettanto chiuso. "Abbiamo girato in un posto che era veramente isolato. La casa è come la vedete nel film, un campo in mezzo a un bosco, e l'unico centro abitato in cui stavamo noi e la troupe è un paesino di 300 persone a 10 minuti di macchina". Un isolamento enfatizzato dal clima, il peggiore degli ultimi cento anni in Calabria: "Temevamo di dover girare col caldo invece ha piovuto sempre, ha anche nevicato il 2 giugno" ci ha raccontato Niada, ma questo in fin dei conti ha fatto bene al film e le sue atmosfere, creando un mood da brughiera inglese.
In questo isolamento hanno lavorato alla perfezione i tre protagonisti del film, tenendo un equilibrio che è ancora più difficile da mantenere quando si ha a che fare con così pochi personaggi: "Sono stati tre attori fantastici, non solo in quanto a talento, ma anche in quanto a chimica tra di loro" ha spiegato Andrea Niada. "Abbiamo avuto l'enorme fortuna di avere tre giorni di prove prima di poter girare, che ci hanno permesso di impostare il lavoro e le dinamiche tra loro". Quindi era sì un aspetto delicato del film, ma in fin dei conti riuscito alla perfezione ("è stata una delle parti più divertenti e stimolanti dell'esperienza") e ha permesso di ottenere il risultato desiderato.