Stargirl aveva colpito due anni fa all'inizio della pandemia con l'avvento di Disney+ in Italia per la magia che racchiudeva il film in cui una ragazza originale e diversa da tutte le altre - fin dal nome - arrivava in un piccolo paesino dell'America per cambiare la vita di tutti, quasi fosse un'allucinazione collettiva, e poi andarsene altrettanto misteriosamente, come una Mary Poppins teen. Due anni dopo, con l'arrivo dal 3 giugno su Disney+ del sequel Hollywood Stargirl, scopriamo il motivo per il quale se n'era andata così all'improvviso da quella cittadina e proseguiamo nella sua storia oltre lo schermo, come spiegheremo nella recensione di Hollywood Stargirl.
Un sequel più maturo
Hollywood Stargirl, diretto nuovamente da Julia Hart e da lei scritto insieme a Jordan Horowitz e non tratto dal seguito letterario Love, Stargirl di Jerry Spinelli, si dimostra da subito un sequel più maturo ed evoluto rispetto alla storia del primo film. Susan Caraway (Grace VanderWaal), che si fa chiamare Stargirl perché è quella la sua vera identità, il suo vero io, continua ad essere una moderna Amélie ma è cresciuta e maturata. Subisce il cambio repentino di location, dall'entroterra statunitense alla costa assolata della California, per via del lavoro della madre Ana (la new entry Judy Greer dopo che nel primo film era stata brevemente interpretata da Sara Arrington), costumista teatrale che ottiene un'importante ingaggio a Hollywood. "Ti prometto che questa volta finirai l'anno scolastico qui" dice alla figlia un po' seccata dai continui spostamenti e dalla nuova vita e nuovi amici da crearsi, che desidera un po' di stabilità e attende un'estate da vivere appieno. Una stabilità personale, professionale ed emotiva che anche la madre cerca disperatamente, dopo un passato in parte burrascoso e non raccontato alla figlia, dimostrando Ana un personaggio sfaccettato e prominente in questo secondo capitolo e che porta la narrazione a un livello meta-cinematografico.
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Meta-Stargirl
L'altro aspetto nuovo rispetto al capitolo inaugurale è infatti quello meta-cinematografico e meta-narrativo della storia. Vediamo il dietro le quinte del film dove lavora Ana e parallelamente il dietro le quinte del film in cui si trova coinvolta Stargirl, prima come musicista e poi come attrice. Le canzoni sono ancora una parte importantissima del racconto, che esprimono ciò che lei sente e che provano anche gli altri personaggi di riflesso, in questo viaggio di formazione tanto per i ragazzi quanto per gli adulti, che devono imparare a fare pace col passato per poter vivere appieno il futuro. La caratterizzazione dei personaggi, in primis la protagonista, è ancora tutta giocata su quanto Grace VanderWaal sia Stargirl e viceversa, e quanto porti di sé al personaggio, che guarda al mondo con un occhio puro e a tratti ingenuo.
Sotto il sole della California
La Los Angeles di Hollywood Stargirl è quella disillusa della super guest star Uma Thurman, nei panni di Roxanne Martel, cantante che ebbe una hit ma poi venne fagocitata dallo show business e lasciò presto quel mondo, o almeno così pare. D'altronde questo sequel è fortemente femminile nel punto di vista. Ma è soprattutto quella dei sogni da realizzare e delle infinite possibilità di chi vuole entrare nel mondo dello spettacolo in qualche modo - Stargirl conosce due ragazzi figli della vicina di casa (Elijah Richardson e Tyrel Jackson Williams), aspiranti regista e sceneggiatore che si imbarcano nell'avventura di un film musicale, con l'aiuto di un produttore altrettanto disilluso interpretato dall'altro cameo del film, Judd Hirsch. Un film da realizzare che per gli abiti e i colori pastello e la fotografia che sfrutta moltissimo la luce un quasi-omaggio alla "City of Stars" di La La Land. Tutto è possibile nel mondo di Hollywood Stargirl, forse un po' troppo, però allo stesso tempo il film mantiene la magia del primo e conferma la volontà e il bisogno del mondo di oggi post-pandemia di speranza e persone e storie che ce la fanno, che si ricostruiscono invece di autodistruggersi.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Hollywood Stargirl felici che confermi la magia del primo film e la capacità della protagonista ma che allo stesso tempo sappia evolversi e maturare, mostrando un nuovo filone meta-cinematografico, coinvolgendo maggiormente il personaggio di Ana per mostrare un romanzo di formazione madre-figlia forse un po’ troppo sognante, ma di cui probabilmente c’è tanto bisogno oggi.
Perché ci piace
- La protagonista Grace VanderWaal conferma di essere una moderna Amélie maturata e con nuovi spunti narrativi
- L’aspetto meta-cinematografico della narrazione grazie allo spazio dato alla madre interpretata da Judy Greer
- Uma Thurman e Judd Hirsch sono due guest star preziose
- L’aspetto sognante della storia…
Cosa non va
- …che qualcuno potrebbe trovare eccessivo e smielato in alcuni tratti, per una Los Angeles in cui non ci sono pericoli ma solo opportunità