Hill Of Vision, la recensione: Quella collina dalla quale scorgere il futuro

La recensione di Hill Of Vision: il nuovo film di Roberto Faenza, al cinema dal 16 giugno, è la storia avventurosa dell'infanzia e dell'adolescenza di Mario Capecchi, diventato Premio Nobel per la Medicina; è raccontata attraverso i suoi ricordi, filtrati dal tempo e dall'emozione.

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Hill Of Vision: una scena del film

Questo film si basa sui ricordi di Mario Capecchi, su come li ha raccontati lui. Il senso della recensione di Hill Of Vision, il nuovo film di Roberto Faenza, in uscita al cinema il 16 giugno, è proprio in questa scelta. La storia avventurosa dell'infanzia e dell'adolescenza di Mario Capecchi, diventato Premio Nobel per la Medicina e oggi Distinguished Professor presso la School of Medicine dell'Università dello Utah, è raccontata attraverso i suoi ricordi. Che, come tali, sono filtrati dal tempo e dall'emozione, dalla sua soggettività. È per questo che Hill Of Vision è un film dal tono molto particolare, dove i contorni sono netti, i cattivi sono molto cattivi e i buoni sono davvero buoni. È per questo che il tono è quello della favola, dove tutto, anche ogni momento brutale, è filtrato da una sorta di dolcezza. Come sosteneva Giacomo Leopardi ogni ricordo, anche brutto, rivisto con la lente del tempo, diventa dolce e lieve. Hill Of Vision è questo: una favola dove, anche dal cemento, può nascere un fiore.

Dall'Italia in guerra all'America

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Hill Of Vision: una scena del film

Mario Capecchi cresce in una famiglia molto particolare. La madre, americana, vive in Europa ed è profondamente e decisamente antifascista. Il padre (Francesco Montanari) è invece un pilota d'aerei, un militare, fascista fino al midollo. La storia di Hill of Vision inizia quando, come ci spiega la voce narrante di Mario, quel matrimonio che non poteva durare è già finito. La madre è costretta a scappare, e lascia Mario in un paesino di montagna affinché i fascisti non lo trovino. Il padre, legato a un'altra donna, Anna, viene ferito e non è più lo stesso. Quando la famiglia che ospita Mario non se la sente più di tenerlo, Mario, insieme ad altri bambini, è costretto a vivere per la strada. È qui che conosce una bambina di nome Frank. Tutto cambia quando la mamma ritorna e decide di portarlo in America, dove vivono gli zii, in una comunità di Quaccheri. Non sarà facile. ma Mario troverà la sua strada.

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La collina della visione

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Hill Of Vision: una sequenza del film

Bryn Gweled è il nome della comunità dove la madre porta Mario. In gallese significa collina della visione, ed è da qui che prende il nome il film di Roberto Faenza, Hill Of Vision. È un nome benaugurante, una collina in alto rispetto al livello del mare, un posto più in su da dove provare a guardare in avanti e scorgere il proprio futuro. Per Mario non è facile farlo: arrivato nel nuovo paese e nella nuova scuola, lui che ha vissuto per anni come un selvaggio, non riesce a integrarsi. Allora sarà lo zio, uno scienziato, a vedere in lui i semi di un futuro da ricercatore. Basta un regalo, come il piccolo chimico. Basta non ascoltare chi ti dice che non è adatto alla scuola. Basta provare a capire che, quella rabbia inespressa, la può sfogare in uno sport come la lotta. Nella sfortuna, Mario ha così trovato i suoi angeli custodi.

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Hill Of Vision: una fotografia del film

Il bastone e la carota

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Hill Of Vision: un momento del film

Gli zii, per Mario, sono stati proprio questo. Non è n caso che qualcuno, in conferenza stampa, abbia fatto notare che quei due personaggi fossero troppo belli, troppo chiari, troppo perfetti. Ma è normale: è Mario che li ricorda così. Sono le persone che gli hanno fatto vedere il futuro dall'alto di quella collina, sono le persone che gli hanno salvato la vita. Hill Of Vision è un racconto filtrato dai ricordi, e da un lieto fine che ha permesso di vedere a Capecchi la sua storia sotto una luce diversa. Così Hill Of Vision è un film che con il pubblico agisce con il bastone e la carota, o come una doccia scozzese. Ci mette davanti a cose brutali per poi addolcirle con un tono del racconto dolce; a ogni fatto sfortunato ne segue uno fortunato, come se ci fosse un deus ex machina che, dall'alto, provasse ogni volta ad aggiustare le cose.

Roberto Faenza e il cast presentano Anita B.

Tra Disney e la televisione

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Hill Of Vision: un'immagine del film

Così quello di Roberto Faenza è n film che si muove tra due poli: tra il grande film per famiglie di stampo Disneyano e la sua natura televisiva, tra produzione internazionale, con attori di lingua anglosassone e film locale, storia italiana calata nei nostri luoghi e con i nostri volti. La sua natura televisiva non va vista per forza come un difetto, visto che oggi più che mai sappiamo che un prodotto ha più vite, e questo ne avrò molte, al cinema, sulle piattaforme, sulle reti generaliste. E, cosa forse più importante, nelle scuole. È un film che ha dei grossi pregi, come quello di aver girato anche le parti americane in Italia, dove, in un paese dell'Alto Adige è stato ricostruito alla perfezione il paese americano dove Mario è cresciuto. E ha anche qualche limite, con degli attori, non gli attori principali ma molti comprimari, che ci sembrano a tratti piuttosto rigidi o poco credibili.

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Hill Of Vision: Lorenzo Ciamei in una scena del film

La dolcezza di Rosa Diletta Rossi e Sofia D'Elia

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Hill Of Vision: una scena tratta dal film

In Hill Of Vision i volti a noi più noti sono quelli di Francesco Montanari e Rosa Diletta Rossi, che riescono a dare copro e anima a due personaggi per i quali non era scontato farlo. Montanari dà vita un gerarca fascista, un padre che ancora oggi Capecchi disegna come il diavolo, con una serie di sfumature che lo rendono interessante. E Rosa Diletta Rossi, uno dei volti più belli e puliti che oggi ha il nostro cinema, dà vita ad Anna, una donna che, accanto a un uomo brutale, deve sempre provare a mediare, ad addolcire. Il suo volto, in particolare, si adatta perfettamente a quello di una donna d'altri tempi. Ma sono bravissimi anche i più giovani: Jake Donald - Crookes e Lorenzo Ciamei interpretano il Mario adolescente e il Mario Bambino con convinzione e un'empatia che scatta immediatamente con il pubblico. Ma è Sofia D'Elia che interpreta Frank, l'amica d'infanzia e di sventura di Mario, la vera rivelazione: esordiente, recita come una veterana e sarà un volto di cui il cinema dovrà tenere conto. Soprattutto oggi che i ruoli femminili e giovani sono molto richiesti in quelle storie come i romanzi di formazione, che cinema e piattaforme amano molto. È un romanzo di formazione anche questo Hill Of Vision. Ed è un film che, parlando del passato, si ritrova ad essere attuale, perché le immagini dei tanti bambini abbandonati per la strada non possono non richiamare quelle dell'attuale guerra in Ucraina. È anche una storia molto motivazionale, sul credere in se stessi. Per questo Faenza conta di farlo vedere alle scuole. E fa bene.

Conclusioni

Nella recensione di Hill Of Vision vi abbiamo parlato di un film dal tono molto particolare, dove i contorni sono netti, i cattivi sono molto cattivi e i buoni sono davvero buoni. Il tono è quello della favola, dove tutto, anche ogni momento brutale, è filtrato da una sorta di dolcezza, dove, anche dal cemento, può nascere un fiore.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • La storia che si è scelto di raccontare è davvero bella e intensa.
  • Ha un messaggio molto forte, e per questo è un film che sarà molto visto nelle scuole.
  • Gli attori principali, soprattutto i più giovani, sono convincenti e in parte...

Cosa non va

  • ...ma alcuni attori secondari ci sembrano meno credibili.
  • La confezione è di stampo televisivo, ma questo non è detto sia un difetto.