Annie Graham è una miniaturista: colorando figure umane in legno e curando con cura maniacale piccoli oggetti che riproducono la vita quotidiana, ha l'illusione di mantenere il controllo sulla propria esistenza. Quando la morte della madre, donna che ha imposto la sua volontà, mina le sue certezze, tutta la famiglia finisce per sbandare. Ci porta nel ventre più nascosto di una qualsiasi famiglia americana Hereditary - Le radici del male, al cinema dal 25 luglio, film d'esordio del promettente Ari Aster, che ha scelto come protagonista Toni Collette, a una delle sue migliori interpretazioni.
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Presentato al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight, il film in America è stato accolto come il nuovo L'esorcista e in effetti si distingue per la cura della messa in scena e per una sensazione disturbante di ansia crescente: a differenza di molti horror, Hereditary - Le radici del male sconvolge lo spettatore non tanto per le scene cruente, ma soprattutto per la strisciante sensazione di entrare nel nostro subconscio per tirare fuori le nostre paure più profonde.
Abbiamo incontrato Toni Collette a Londra, all'anteprima europea del film, dove ha ammesso di ritenere l'esordiente regista un genio, motivo per cui ha accettato da poco di comparire anche nel suo secondo film: "La sceneggiatura è fantastica: mi sono fidata di Ari, credo sia un genio, mi ha sostenuta molto. La sua sceneggiatura era precisa e chiara: tutto ciò che si vede sullo schermo è stato pensato nei dettagli. In ogni momento ero cosciente di tutto, sapevo cosa dovevo fare: credo sia stato importante provare empatia per il personaggio e per la sua situazione. Non ho mai avuto una sensazione di fatica o di artificiosità: mi sono allineata a questa donna, ho compreso cosa stava vivendo, ovvero un grande dolore".
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La famiglia come incubo
Al centro di Hereditary c'è la famiglia, che da nucleo rassicurante diventa un incubo a causa del lutto: "Quando si prova un sentimento del genere si perde il controllo: non sai più come parlare e comportarti con gli altri, non pensi a nient'altro, il dolore ti consuma. Quindi sì: il suo comportamento a volte è discutibile" ci ha detto l'attrice a proposito del suo personaggio, proseguendo: "C'è questo mito della maternità come di un periodo roseo della vita, ma è idealizzata: non per tutte le donne è così. Alcune donne hanno difficoltà a legarsi ai loro figli: il mio personaggio, Annie, ha avuto una relazione molto difficile con sua madre e credo che il rapporto con le nostri madri influenzi quello con i nostri figli. In questo film, per molti aspetti, è esattamente così".
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