Ray Harryhausen e i suoi Argonauti non hanno dato una lezione di cinema e di vita solo a Tim Burton ma anche al suo collega e amico Henry Selick. Nato a Glen Ridge, nel New Jersey, 70 anni fa, e cresciuto nella vicina Rumson, Selick rimase affascinato fin da piccolo dall'animazione, e in particolare da una tecnica complessa e dal sapore artigianale: la stop-motion. La scintilla scoccò con Achmed, il Principe Fantastico di Lotte Reiniger e soprattutto Il 7º viaggio di Sinbad del già citato Ray Harryhausen. Dopo gli studi scientifici, che gli saranno utili a livello tecnico, approdò al California Institute of the Arts per studiare animazione dal Maestro Jules Engel. Il talento era presto detto, basti pensare che al CalArts due suoi film, Phases e Tube Tales, furono nominati per lo Student Academy Award. Collaborò successivamente come animatore alla Disney per Red e Toby nemiciamici (1981) dove conobbe Tim Burton con cui inizierà un sodalizio, e come storyboarder al sequel non ufficiale Nel fantastico mondo di Oz (1985). Andiamo a riscoprire la carriera del regista che ha risvegliato la stop-motion.
Gli anni '90 e la collaborazione con Tim Burton
A parte i due corti Seepage (1981) e Moongirl (2005), sono i lungometraggi ad aver fatto la fortuna, o meglio il nome, di Henry Selick. Il più celebre di tutti è sicuramente Nightmare Before Christmas (1993), diventato Tim Burton's Nightmare Before Christmas poco prima dell'uscita per aiutarne la promozione, dato che si aveva paura non andasse bene a causa dei contenuti "non adatti ai bambini". Tutto verrà smentito grazie al successo postumo della pellicola che perdura ancora oggi e che, oltre a valere tanto per il Natale quanto per Halloween, ribaltò senza precedenti i concetti di festività e ruoli dei personaggi. Da una parte Jack Skeletron, dall'altra Babbo Natale: il bianco e nero lugubri di Halloweentown si incontrano, scontrano e mescolano con quelli sgargianti di Christmastown.
La loro collaborazione raddoppia in James e la pesca gigante (1996), prodotto da Tim Burton (senza metterci il nome nel titolo) e basato sul libro omonimo di Roald Dahl. Da Nightmare Before Christmas, con cui ha in comune anche la produttrice Denise Di Novi, ci sono tre easter egg: il teschio sulla bandiera dei pirati assomiglia a quello di Jack Skeletron e ad un certo punto viene citato il Bau Bau esclamando "Jackpot!". La storia, che riusciva a mescolare l'animazione a passo uno (altro nome per la tecnica artigianale preferita da Selick) al live action, metteva in scena una storia simile a quella di Jack e il fagiolo magico. Il James del titolo, rimasto orfano a soli 7 anni, vive con le prepotenti zie Stecco e Spugna, che cercheranno di sfruttarlo quando riceverà in dono una scatola piena di lingue di coccodrillo magiche, che faranno crescere un albero con la pesca gigante del titolo. Riuscirà il protagonista a esaudire il proprio sogno di vivere a New York?
Gli anni 2000 tra Brendan Fraser e Neil Gaiman
Il nuovo millennio per Henry Selick significa nuove collaborazioni, in parte molto fruttuose. Cura gli effetti speciali subacquei per Wes Anderson ne Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004), per poi dirigere un flop di critica e botteghino e per contraltare un successone per entrambi, collaborando con la Laika Entertainment, studio di animazione specializzato proprio in animazione a passo uno, dopo la Disney. Nasce così Monkeybone (2001), con protagonisti due giovani Brendan Fraser e Bridget Fonda. Anche qui Selick prova a mescolare stop-motion e live action per raccontare la storia di un fumettista (Fraser) finito in coma per un incidente stradale e che si ritrova in un aldilà tra il circense e il macabro, costretto a combattere contro la morte per riprendersi il proprio corpo. Nonostante il cast e il super budget messo a disposizione dalla 20th Century Fox, Monkeybone, liberamente ispirato al fumetto Dark Town di Kaja Blackley, fu un flop totale ma rimane uno scult da riscoprire assolutamente, soprattutto per la messa in scena di quel mondo così originale e magico.
Poco meno di 10 anni dopo tocca a quello che diverrà uno dei cavalli di battaglia di Selick, Coraline e la porta magica (2009). Questa volta Selick impara la lezione e imbastisce una pellicola interamente in stop-motion, ispirata al racconto Coraline di Sua Maestà Neil Gaiman, illustrato da Dave McKean. Un successo tale dopo Nightmare Before Christmas, ma senza Tim Burton, che porterà Coraline alla nomination all'Oscar, al Golden Globe e al BAFTA, vincendo al Festival di Annecy dove fu presentato. Fu il primo film d'animazione in stop-motion ad essere girato in stereoscopia con una doppia fotocamera digitale per consentire al pubblico di vedere il film in 3D. Costato 60 milioni di dollari per una produzione durata quasi tre anni, sarebbe dovuto uscire ad Halloween come il suo predecessore ma si decise per i primi mesi dell'anno nuovo per tempi produttivi allungati, conquistando il box office oltre alla critica. Selick propone in tono gotico-fiabesco la storia di Coraline, una bambina di 11 anni che scopre nella sua nuova casa una porta segreta. Porta che la condurrà in una realtà alternativa in cui tutti sembrano avere gli occhi cuciti con dei bottoni. Qui la protagonista ha un legame molto forte con la madre, che si ribalterà nella realtà parallela, portando a suggestioni quasi horror.
L'approdo su Netflix con Wendell & Wild e la collaborazione con Jordan Peele
Gli anni '20 del 2000 coincidono con l'arrivo recentissimo su Netflix dopo più di un decennio di sosta, di Wendell & Wild che riporta sullo schermo le tematiche care al regista fin da Nightmare Before Christmas. Abbiamo capito che Selick, proprio come la sua tecnica prediletta, preferisce prendersi i suoi tempi e costruisce ogni volta un nuovo mondo fantastico che stimoli la creatività e la fantasia degli spettatori. Non fa eccezione Wendell and Wild, che sono un po' il corrispettivo di Pena e Panico, i galoppini di Ade in Hercules. Sono due demoni al servizio di Buffalo Belzer nell'Aldilà infernale, che pasticciano con il mondo dei vivi e con la protagonista Kat per aprire il loro parco giochi dei sogni (altro elemento ricorrente dopo James e la pesca gigante e Monkeybone). Kat è un'adolescente arrabbiata perché rimasta orfana da piccola dopo un brutto incidente stradale insieme ai genitori (un tema che ritorna insieme all'aldilà). Entrata nel sistema delle case-famiglia, si rivelerà proprio colei che potrebbe cambiare il destino di tutta la città, Rust Bank, svelandone gli antichi segreti. Due mondi opposti e complementari animati in stop-motion, tra il gotico e il grottesco, anche se come da regola quello degli umani si potrebbe rivelare molto più orrido di quello sottoterra. La pellicola inaugura una nuova collaborazione del regista, questa volta con Jordan Peele, cineasta che si è fatto riconoscere per aver riscritto l'horror contemporaneo negli ultimi anni attraverso la cultura black. Tutti elementi che ritroviamo in Wendell & Wild, basato sul libro omonimo mai pubblicato di Selick e Clay McLeod Chapman, con lo stesso Jordan Peele a prestare la voce ai protagonisti insieme allo storico compagno di sketch Keegan Michael Key. Speriamo di non dover aspettare un altro decennio per una nuova creazione del Maestro della stop-motion.