L'ultimo film italiano in concorso nella 74a edizione della Mostra veneziana è Hannah di Andrea Pallaoro, opera intimista plasmata sulla presenza di Charlotte Rampling. La diva interpreta una donna sposata il cui marito viene arrestato improvvisamente lasciandola sola ad affrontare la difficile situazione. Pallaoro, all'opera seconda dopo il doloroso Medeas, racconta la sua storia unicamente attraverso lo stato d'animo di Hannah fornendo pochissime informazioni e riducendo al minimo i dialoghi.
Il risultato è una pellicola fuori dagli schemi, privata ed enigmatica. Parlando del risultato ottenuto, Andrea Pallaoro spiega: "Il mio obiettivo è sempre stato quello di penetrare il mondo interiore di questa donna, Hannah, intrappolata dalle sue incertezze. Sono attratto dai personaggi immaginati quindi ho cercato di favorire un approccio sensoriale ed emotivo più di quello narrativo, ho eliminato le distrazioni narrative spesso superflue". In Hannah, il regista porta avanti un suo discorso autoriale incentrato sul rapporto tra identità personale e sociale che si concretizza nel rapporto di coppia: "Volevo esplorare i confini tra l'identità di un individuo e l'identità di una coppia. Che cosa succede nella mente di una persona quando, dopo quarant'anni di vita comune, si scoprono cose che sconvolgono l'esistenza? Sono partito da questa domanda per costruire la mia storia".
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Una diva alla ricerca della propria interiorità
Hannah è un film interamente dipendente dalla sua protagonista, senza la quale probabilmente non sarebbe potuto esistere.
Charlotte Rampling sostiene l'intera pellicola sulle sue spalle e molto spesso è sola in scena.
Parlando della sua Hannah, l'attrice spiega: "Capita troppo spesso di non conoscere la natura intima delle persone che ti stanno vicine, a un certo punto ti rendi conto di non sapere niente di loro. A me piace scavare in questa intimità ed è proprio ciò che ho fatto con Andrea, ho cercato di conoscere e approfondire la questione. Volevo arrivare all'umanità del mio personaggio, quindi abbiamo scandagliato ciò che vibra sotto la superficie".
Andrea Pallaoro conferma di pensato il film appositamente per la Rampling. "La sceneggiatura è stata scritta per Charlotte. La prima volta l'ho vista ne La caduta degli dei e me ne sono innamorato. Sognavo di poter lavorare un giorno con lei, mi colpivano i suoi incredibili occhi. Le ho mandato la sceneggiatura di Hannah e lei ha risposto che era disponibile a incontrarmi, così sono andato a Parigi e lì è iniziata la nostra collaborazione e la nostra amicizia. E' un'artista che scava nel mondo interiore del personaggio per arrivare a una sua verità. Lo fa con una generosità e un coraggio eccezionali". Charlotte Rampling aggiunge: "Prima di iniziare il film sono passati tre anni. In questo periodo ci siamo visti di tanto in tanto, Andrea è venuto a trovarmi e siamo diventati amici. Abbiamo parlato non solo del film, ma anche della vita. Mi ha aiutato a percorrere la strada giusta per creare il personaggio. Andrea è semplice, ma è sicuro di ciò che vuole. Un attore ha bisogno di sentirsi al sicuro con un regista, credo che sia la cosa più importante".
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Lo spazio dell'anima
In Hannah il dialogo avviene con gli spazi e non con le persone. La parola è rarefatta, mentre la protagonista si muove nello spazio definendo una geografia esistenziale. "Fin dall'inizio abbiamo voluto trovare un linguaggio cinematografico che riuscisse a riflettere il senso di disorientamento e di confusione che Hannah prova in questo dramma" spiega Pallaoro "quindi abbiamo cercato di sviluppare il rapporto con il mondo circostante esplorando il confine tra fisico e psicologico, interno ed esterno. Per far questo ho giocato sull'uso dell'inquadratura, delle porte e finestre, creando frames nei frames". Charlotte Rampling interviene: "L'idea di Andrea era di concepire lo spazio come una persona. Questa esplorazione di dettagli, all'apparenza poco significanti, crea sentimenti diversi nelle persone. Il regista ha costruito geometrie perfette, ha progettato tutto fin dal principio, sapeva esattamente quello che sarebbe successo sulla scena. E' questa la sua grandezza".