Hanna, la recensione: azione e ottime interpretazioni sostengono la serie Amazon

La nostra recensione di Hanna, la serie in arrivo dal 29 marzo su Amazon Prime Video, tratta dall'omonimo film.

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Hanna: Esme Creed Miles in un momento della prima stagione

La nostra recensione di Hanna, la nuova serie di Amazon Prime Video in arrivo dal 29 marzo proverà ad analizzare i pregi e i difetti del progetto scritto da David Farr senza soffermarsi eccessivamente sul confronto con l'omonimo film diretto da Joe Wright anche se, per ovvi motivi, il legame tra le due versioni della storia è un elemento centrale.
Lo show, composto nella prima stagione da otto episodi, riprende infatti le tematiche e gli eventi principali dello script firmato da Seth Lochhead e dallo stesso Farr aumentando la presenza di alcuni personaggi e approfondendo le situazioni e le tematiche affrontate.
Hanna riesce in più momenti a giustificare il passaggio dal grande al piccolo schermo, tuttavia offre nuovi spunti solo negli ultimi episodi, introducendo i potenziali elementi da sviluppare in caso di rinnovo e tante, forse troppe, domande lasciate in sospeso.

Nel ruolo della teenager protagonista c'è l'attrice britannica Esme Creed-Miles, una diciottenne alle prese con la sua prima prova da vera protagonista nonostante sia la figlia di Samantha Morton e del musicista e attore Charlie Creed-Miles, genitori dal talento indiscusso che hanno trasmesso alla figlia l'amore per l'arte e la passione per la recitazione. I fan delle serie tv saranno poi felici di assistere alla reunion di Joel Kinnaman e Mireille Enos, le star di The Killing, che mettono a frutto un feeling ormai collaudato per creare la giusta tensione tra i due personaggi.

Una ragazza con un misterioso passato

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Hanna: Esme Creed Miles in una scena

La trama di Hanna prende il via quando Erik Heller (Joel Kinnaman), un ex agente della CIA, rapisce una neonata da una struttura dove vengono compiuti dei misteriosi esperimenti e insieme alla madre della bambina, Johanna (Joanna Kulig), cerca di fuggire nelle foreste. La donna, durante il concitato inseguimento ordinato dalla spietata Marissa Weigler (Mireille Enos), perde però la vita in un incidente ed Erik deve quindi crescere la piccola Hanna da solo nei boschi, allenandola a combattere e insegnandole tutto quello che potrebbe essere necessario per sopravvivere. La teenager è però curiosa e interessata a ciò che esiste ai confini dell'area verde e l'incontro con un giovane boscaiolo dà il via a una serie di eventi che la porteranno a scoprire qualcosa in più su se stessa e sui pericoli che deve affrontare.

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Hanna: Joel Kinnaman con Esme Creed-Miles in una scena

"Padre" e figlia devono separarsi e la ragazza, tra morti e rocambolesche fughe, incontra Sophie (Rhianne Barreto) e la sua famiglia, diventando amica della ragazza che le fa vivere le sue prime esperienze "normali" come andare in discoteca, flirtare con i ragazzi e divertirsi senza preoccuparsi di nulla.
Marissa è tuttavia determinata a riprendere il controllo di Hanna, ma Erik non ha intenzione di lasciare che la giovane ritorni nelle mani della misteriosa organizzazione. La situazione diventerà così realmente "esplosiva" mentre la protagonista inizierà a trovare i tasselli mancanti per completare il puzzle in grado di rivelarle la propria origine e i motivi per cui il padre è pronto a tutto pur di difenderla.

Il giusto equilibrio tra azione ed emozioni

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Hanna: Esme Creed Miles durante una scena di "allenamento"

Gli otto episodi della serie Amazon Prime Video hanno potuto contare su un team di registi di grande esperienza nel settore televisivo: Anders Engström, Jon Jones, Amy Neil e Sarah Adina Smith. Il lavoro dietro la macchina da presa è stato particolarmente attento nel trovare un equilibrio tra le numerose scene d'azione, ben coreografate, utilizzando diversi stili di combattimento e sfruttando le varie location in cui si svolgono, e l'esigenza di seguire in parallelo l'evoluzione interiore di Hanna, per la prima volta alle prese con esperienze e situazioni che i suoi coetanei considerano come parte della propria quotidianità e per lei sono totalmente inedite. Farr non si allontana di molto dalla sceneggiatura cinematografica di cui è stato co-autore e chi aveva apprezzato l'opera con protagonista il trio composto da Cate Blanchett, Eric Bana e Saoirse Ronan potrebbe avere, almeno nelle prime puntate, poco interesse nei confronti di un progetto che ne ricalca la struttura, sfruttando le caratteristiche dei personaggi semplicemente arricchendoli di qualche sfumatura e differenza.

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Hanna: una scena con Mireille Enos

Uno dei meriti del lavoro compiuto dallo sceneggiatore è però quello di aver costruito lo show con degli episodi che soddisfano con una visione distanziata nel tempo e non deludono nemmeno in modalità binge watching: ogni capitolo della storia conclude una tappa del percorso compiuto dai protagonisti nonostante facciano compiere dei passi in avanti alla narrazione, lasciando la curiosità di scoprire cosa accadrà pur non essendo caratterizzate dalle presenze di cliffhanger troppo intensi e che spingano alla visione senza interruzioni. La seconda parte della stagione, inoltre, introduce quanto accaduto alle altre neonate, proponendo dei personaggi che potrebbero diventare centrali in caso di un ritorno per una seconda stagione senza comunque approfondirli al punto tale da rendere un'eventuale cancellazione un'occasione sprecata a livello narrativo, diventando utili anche solo per aggiungere delle sfumature a Hanna. La serie, come prevedibile, ha comunque già gettato le basi per le nuove puntate e sarà interessante scoprire se Amazon darà fiducia al progetto, permettendo quindi di superare definitivamente i confini stabiliti dal film da cui è tratto e di dare delle risposte rimaste in sospeso sugli obiettivi della struttura dove è nata la ragazza.

Un cast convincente sostiene la serie

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Hanna: Esme Creed Miles in una scena della serie

La serie, come accaduto con il lungometraggio, si sostiene prevalentemente grazie al suo cast. Esme Creed-Miles possiede una presenza magnetica e un'espressività che ricordano molto le caratteristiche che rendono la madre una delle attrici più versatili e talentuose della sua generazione, e la ragazza, pur dimostrando in alcuni passaggi la sua poca esperienza davanti alla macchina da presa, riesce a interpretare quasi alla perfezione l'emotività del suo personaggio, passando dal freddo distacco alla paura, al disappunto e al dolore in modo naturale. Seguire l'evoluzione di Hanna diventa così particolarmente affascinante dal punto di vista psicologico, ritrovandosi a osservare il mondo degli adolescenti dall'esterno tramite lo sguardo della sua protagonista, divisa tra il desiderio di avere una famiglia e degli amici e la consapevolezza di non appartenere a quella realtà che le mostra Sophie. Non era facile portare in scena un personaggio così ricco di contraddizioni e insicurezze che si nascondono dietro un'esteriorità razionale e controllata, tuttavia Esme risulta credibile sia nei momenti in cui si gode per la prima volta la sua libertà, tra foto e feste, sia quando deve intervenire per salvare le persone a cui vuole bene, dimostrando la presenza di una sensibilità e sentimenti di affetto che gli altri soggetti degli esperimenti non hanno avuto la possibilità di far crescere dentro di sé. Hanna appare letale e inarrestabile e al tempo stesso vulnerabile e amabile, caratteristiche che giustificano in parte l'idea alla base del progetto, permettendo di dare spazio sugli schermi a un'eroina senza super poteri ma per cui si riesce a provare empatia anche nei momenti in cui non esita a uccidere a sangue freddo.

I personaggi di Joel Kinnaman e Mireille Enos, anche in questo caso dopo qualche episodio, si distanziano dalle figure di eroe e villain che erano state inizialmente delineate, sfruttando i flashback dedicati al loro passato e le sequenze che mostrano i momenti trascorsi in famiglia dalla donna per rendere entrambi i protagonisti tridimensionali. L'attrice, in particolare, trova il giusto approccio a un ruolo non semplice, in cui, passo dopo passo, la freddezza lascia spazio a una capacità di comprendere gli altri che mette in dubbio tutto ciò in cui crede. Lo scontro finale tra "buoni e cattivi", oltre a essere senza esclusioni di colpi e letteralmente infuocato, mette in primo piano proprio il lato più umano di Erik e Marissa e le motivazioni di entrambi non appaiono più così distanti come nelle prime battute della storia.

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Hanna: un primo piano di Joel Kinnaman

Non potrebbe essere però una serie tv se in scena non ci fossero altri personaggi: Rhianne Barreto e i suoi amici danno un po' di leggerezza agli eventi, i contatti di Erik vengono usati per far capire la portata del progetto da cui era fuggito insieme a Hanna, la madre dell'uomo ne svela un lato più emotivo, i colleghi di Marissa alimentano le fila dei nemici e le ragazze senza nome, in un certo senso "sorelle" di Hanna, ampliano la portata dell'esperimento. Nessuno di loro, tuttavia, risulta realmente indispensabile, apparendo come delle figure di contorno che contribuiscono a dare spessore al contesto, ma mai essenziali a livello narrativo o in grado di suscitare un genuino interesse da parte dello spettatore.

Una serie thriller carica di tensione

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Hanna: un primo piano di Esme Creed Miles, prima stagione

Hanna riesce a proporre agli spettatori una serie di buon livello e curata a livello tecnico e artistico, nonostante si ritrovi a seguire fin troppo da vicino il film da cui è tratto, riuscendo solo verso la fine della stagione a superare i confini dell'opera cinematografica. A rendere la visione comunque interessante e coinvolgente sono però le buone interpretazioni dei tre protagonisti e il susseguirsi di sequenze d'azione che rendono piuttosto adrenalinico il viaggio compiuto dalla giovane protagonista. Le tematiche della ricerca della propria identità, del passaggio dall'adolescenza all'età adulta e delle difficoltà vissute sentendosi fuori luogo in ogni contesto sono gestite senza troppi intoppi, pur non offrendo nulla che non sia già stato visto in tv declinato in ogni modo. La serie Amazon Prime Video, tra alti e bassi, riesce a raggiungere il suo obiettivo e confeziona un thriller in otto episodi teso e in grado di intrattenere, sostenuto da una fotografia che valorizza le splendide location, tra paesaggi naturali e metropoli europee, e una colonna sonora composta da brani che si inseriscono in modo organico e funzionale nella storia della ragazza.
Lo show di David Farr possiede un buon potenziale e sarebbe interessante scoprire l'eventuale continuazione della storia e in che modo i drammatici eventi del season finale cambieranno la vita di Hanna.

Conclusioni

Questa serie, come abbiamo cercato di spiegare nella nostra recensione di Hanna, fatica ad allontanarsi dal progetto originale distribuito nelle sale cinematografiche a cui è ispirata. La serie prodotta per Amazon Prime Video sfrutta però le buone interpretazioni del suo cast - in particolare dell'esordiente Esme Creed-Miles e della coppia composta da Joel Kinnamn e Mireille Enos - per sostenere un racconto ricco d'azione che unisce elementi da thriller e misteri al tentativo di una teenager di capire se stessa e il proprio posto nel mondo. La prima stagione, seppur conclusasi con un epilogo soddisfacente, lascia comunque la curiosità di scoprire la possibile evoluzione della storia della giovane protagonista.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Esme Creed-Miles, nonostante la poca esperienza, sostiene bene il peso della serie.
  • La coppia Joel Kinnaman e Mireille Enos, dopo The Killing, dimostra ancora una volta il proprio talento anche in versione "nemici".
  • La serie ha delle sequenze d'azione ben realizzate e coreografate.
  • La seconda metà della stagione introduce degli spunti narrativi interessanti e potenzialmente utili per un proseguimento.
  • L'evoluzione della protagonista è seguita con attenzione e una buona dose di sensibilità e ironia.

Cosa non va

  • La serie non si allontana mai molto dal film, risultandone quasi una versione "estesa".
  • I personaggi secondari sono delineati solo a grandi linee.
  • La struttura narrativa potrebbe apparire ripetitiva durante una visione in binge watching.
  • I flashback non fanno realmente luce su quanto accaduto in passato.