7 minuti e 22 secondi. Questo il minutaggio del video che abbiamo registrato alla fine della conferenza stampa di Frankenstein a Venezia 2025, questo il tempo dei vani tentativi degli addetti della Mostra che cercavano di trascinarlo via per lasciar spazio all'incontro che sarebbe seguito. Sette minuti e passa in cui Guillermo del Toro ha continuato, imperterrito, a firmare autografi, stringere mani, rispondere a domande, con un sorriso luminoso, felice, puro. Interrotto per continuare qualche piano più giù, una volta uscito dal Palazzo del Casinò, per accogliere l'abbraccio di altri fan in attesa.

È l'immagine che portiamo con noi di questi primi giorni della Mostra di Venezia numero 82, perché rappresenta la passione assoluta e travolgente con cui il regista de Il labirinto del Fauno e Pinocchio ha vissuto questa esperienza, la stessa che l'ha spinto a realizzare il suo Frankenstein dopo averlo desiderato per anni, forse decenni. Una passione che ci piace, in cui vediamo riflessa la nostra che ci spinge a essere qui ogni anno, a dispetto dell'età che avanza, della fatica, del poco sonno e delle troppe attività da incastrare. Una passione di cui il cinema necessita sempre di più e che ci piacerebbe che tracimasse dalle immagini di Del Toro per inondare i cuori di spettatori a volte troppi aridi.
Un bambino nel Paese dei Balocchi

Guardare Guillermo del Toro nelle attività stampa che abbiamo seguito è stato entusiasmante, rinvigorente per la nostra stessa passione. È stato come guardare un bambino felice o, per sfruttare il riferimento al suo film precedente, nel Paese dei Balocchi. Sarà che a differenza di tanti autori e star di Hollywood ha meno occasioni di percepire questo bagno di folla, ma è stato evidente il piacere che provava e prova nel sentire il contatto col suo pubblico. Siamo sicuri che se lo incontrassimo tra le vie del Lido si fermerebbe a fare firme e selfie con chiunque, forse addirittura a sedersi con noi per bere qualcosa e parlare di cinema. Come uno di noi, perché tale sembra ed è.
La purezza dello sguardo

Nella nostra chiacchierata per presentare Frankenstein, Guillermo del Toro ha dichiarato di scegliere i suoi attori in base agli occhi, allo sguardo. Dopo aver visto i suoi di occhi, abbiamo capito il motivo, perché abbiamo visto il riflesso di quella passione di cui parlavamo, una luce che in tanti che ci sfilano davanti durante le interviste si è affievolita, se non addirittura spenta. La luce creativa interiore di Del Toro brilla e ci illumina ed è presente in ogni scena del suo adattamento del romanzo di Mary Shelly: pura, brillante e genuina. Spontanea, verrebbe da dire, se non andasse contro un altro punto che ci colpisce.
La solidità della visione

Pur nella sua purezza, la visione di Guillermo del Toro è matura, coerente e solida. Sontuose sono le sequenze del suo Frankenstein, ambiziose e poderose, travolgenti nella loro chiara e lucida costruzione. Nulla è lasciato al caso in set costruiti con dovizia di particolari, ma allo stesso tempo tutto sembra ispirato da una creatività senza freni e controllo. Una visione che alla solidità non rinuncia nemmeno sul piano pratico, affidandosi all'artingianalità più di quanto il cinema di oggi ormai faccia, con scenografie e ambienti per lo più costruiti dal vero: gli attori di Guillermo del Toro non hanno recitato davanti a uno schermo verde o guardando un nulla che sarebbe stato riempito in seguito dalla CGI e il peso della sua messa in scena ne guadagna, risultando classico e vero pur nella sua modernità.
Il messaggio del suo cinema

Dalle nostro domande è emerso che uno dei principali cambiamenti introdotti nella storia di Frankenstein è antimilitarista e del Toro non ha esitato un attimo prima di sottolineare che "tutti i miei film lo sono". Sembrerebbe una banalità dirlo e ribadirlo per chi conosce il regista messicano, ma lo facciamo perché oggi, in questi anni segnati dalle guerre, lo consideriamo tra i messaggi più importanti che l'arte e il cinema possono diffondere.
Il cinema di Guillermo Del Toro, che con Frankenstein si concentra anche sull'importanza di un'umanità da ritrovare, è per questo quanto di più prezioso e moderno si possa trovare oggi, tra intelligenze artificiali pronte, eventualmente, a imitarlo come fatto con lo stile Ghibli, ma che mai potranno riprodurne la purezza e gioia.