Un titolo di per sé emblematico, composto da due parole pesantissime, spesso incastrate tra il rancore, l'orgoglio, il disinteresse. Due parole che, se unite, diventano ancora più potenti. Titolo non casuale, dunque, per Grazie. E scusa della svedese Lisa Aschan, che va a riempire lo spazio dei dramedy europei disponibili in streaming su Netflix. Dramma e commedia, che si spintonano in un equilibrio dove il lato drammatico, alla fine, prevale. Attenzione, però: Grazie. E scusa non è uno di quei film che spingono sulla commozione obbligata, suggerendo l'evoluzione in un'accennata dolcezza che sorregge i novanta minuti.
Funziona? Funziona, anche perché il film della Aschan, scritto da Marie Østerbye, oltre ad essere un film totalmente al femminile (senza la smania di volerlo dimostrare), ha la capacità di raccontare una storia famigliare senza risultare scontato, né avvilente. Si parla di lutto in Grazie. E scusa., si parla di morte, si parla di perdita. Ma si parla anche di perdono, e si parla di vita. Quella vita che trova la strada, esaltando - per contrapposto - gli aspetti più oscuri dell'esistenza.
Grazie. E scusa, la trama: una storia femminile, non scontata
Il film di Lisa Aschan, molto apprezzata in Svezia, racconta di Sara (Sanna Sundqvist), sconvolta, dopo che il marito muove improvvisamente. Resta sola con la figlia, la piccola Elliot (Amaël Blomgren Alcaide), e con un altro bambino che porta in grembo. Rabbiosa e piena di livore, Sara fatica ad accettare la morte di suo marito, e fatica a spiegare il senso della morte ad Elliot, incantata come sono incantati i bambini davanti la brutalità della vita.
Ad aiutare Sara, arriva sua sorella Linda (Charlotta Björck), svogliata, immatura e disordinata, per molti anni rimasta a distanza di sicurezza. Un ritorno in aspettato, ma fondamentale: Linda, portando con sé il suo cagnolone Zlatan (sì, chiaro omaggio ad Ibrahimovic), riuscirà in qualche modo ad avvicinarsi al dolore di Sara, aiutandola - e aiutando Elliot - ad andare avanti.
L'accettazione del lutto e il ritorno della vita
Ecco, Grazie. E scusa ha la peculiarità di ribaltare le prospettive, scambiando le angolazioni, e le emozioni. Toccante ma mai sottolineato, la sceneggiatura trova una buona traduzione nella regia di Lisa Aschan, che si appoggia tanto ai silenzi quanto alle parole. Come detto, un film al femminile, e un film su due sorelle: amore complesso, amore da ristrutturare, il percorso di consapevolezza di Sara passa per mezzo dell'inaspettato, aprendosi ad un dolore soffocante. Accettazione, dicevamo, ed elaborazione del lutto. Senza essere scontato o troppo ridondante, il film svedese è una calda riflessione sulla potenza del perdono, e su quanto sia essenziale aprirsi agli altri. Anche - soprattutto - nei momenti peggiori (lasciando perdere l'orgoglio, una volta tanto).
Potremmo certo ragionare poi su altri aspetti, legati all'umore del film: se l'equilibrio è mantenuto costante, forse c'è un'eccessiva dose di melensa retorica che, intaccata dal doppiaggio italiano scadente, finisce per risultare didascalica. Potendo sorvolare, è poi chiaro quanto il fattore legato all'emozione sia il filo seguito dalla regista, che sceglie toni caldissimi per le immagini, indugiando poi sulle due meravigliose protagoniste. Dunque, con un linguaggio tanto semplice quanto diretto - emblematico di un cinema nord europeo, ed emblematico in quel titolo tanto nevralgico - Grazie. E scusa è un buon esempio di cinema espressivo, a portata di telecomando.
Conclusioni
Come scritto nella recensione, Grazie. E scusa è un dramma tenuto in equilibrio da un umore costante, senza la smania di risultare troppo emotivo. Un film che parla di elaborazione del lutto, ma anche di ritorno alla vita. Toni caldi e ottime interpretazioni, a volte un po' troppo melenso e didascalico, anche per demerito dell'adattamento italiano dei dialoghi.
Perché ci piace
- I colori scelti.
- La storia, in equilibrio.
- Una certa originalità.
Cosa non va
- Un po' troppo melenso.
- A volte didascalico.
- Doppiaggio italiano scadente.