L'attesa è finita. Il 17 Novembre tornano su Sky i nuovi episodi di Gomorra - La Serie, con le nuove avventure di Genny Savastano e Ciro Di Marzio tra amicizia, vendetta, violenza e crimine. La grande attesa intorno alla serie tv made in Italy più seguita è stata confermata dalla folla che ha invaso i cinema il 14 e 15 Novembre per l'evento speciale che ha proposto la visione del primo e terzo episodio di Gomorra - La Serie sul grande schermo. Tantissimi i biglietti venduti e i fan contenti di poter incontrare i protagonisti per scattare selfie e richiedere autografi.
Nella terza stagione Marco D'Amore, Salvatore Esposito, Fortunato Cerlino e Cristina Donadio riprendono i loro ruoli storici, ma il cast accoglie anche volti nuovi. Noi abbiamo incontrato Daniele Monterosi, attore romano protagonista del secondo episodio nei panni dell'assistente di volo Silvano. La sua presenza al fianco del nuovo personaggio Gegè, interpretato da Edoardo Sorgente, segna la prima storia d'amore omosessuale di Gomorra - La Serie, introducendo un nuovo punto di vista. Il suocero di Genny, Giuseppe Avitabile, si scontrerà con lui, anche se Silvano non fa parte del mondo dei "cattivi" che abbiamo imparato a conoscere nelle precedenti stagioni della serie.
Monterosi ha recitato sul grande schermo ne Il grande sogno di Michele Placido e prossimamente lo vedremo in Quando corre Nuvolari di Tonino Zangardi, Oh mio Dio! di Giorgio Amato e Finché giudice non ci separi di Toni Fornari. Ecco cosa ci ha raccontato della sua esperienza sul set di questa serie tv italiana di successo e della sua carriera passata e futura.
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Gomorra - La Serie sul grande schermo
Che aria si respira sul set di Gomorra - La Serie?
Non è un caso che Gomorra sia una serie così seguita. Vivendo il set ho avuto modo di apprezzare la professionalità e l'attenzione di tutti i reparti. Ognuno offre il suo miglior contributo per aggiungere valore al progetto. Sono un attore a cui piace curare il particolare: su questo set lo fanno tutti. E la cosa mi ha fatto sentire come a casa.
Cosa ne pensi dell'anteprima al cinema di Gomorra 3?
Beh, parlano i numeri: è stata una due giorni davvero speciale! Credo sia importante legare la qualità di un progetto alla capacità di far parlare di sè. E Gomorra ci è riuscito: è un progetto di grande qualità che sa dialogare col proprio pubblico, creando eventi e grandi aspettative.
Pensi che ci sia spazio per le serie tv anche sul grande schermo?
Credo che anche per il cinema sia arrivato il momento di sperimentare un poco. Lo ha fatto Gomorra con questo evento speciale, lo fanno le iniziative di restauro che riportano sul grande schermo i grandi capolavori del passato. E' importante far percepire al pubblico che anche il cinema è in movimento e che può riservare delle belle sorprese.
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Questo evento speciale sembra essere stata un'occasione per incontrare il pubblico e i fan e percepire realmente il consenso per questo progetto. Cosa pensi tu come attore del rapporto con la gente?
Il cinema e il teatro sono dei "rituali" sociali e il dialogo col pubblico è fondamentale. Oggi più che mai è importantissimo far sentire il pubblico parte di un processo, di qualcosa di speciale. Credo che ogni artista e ogni progetto debba instaurare un vero e proprio percorso di crescita insieme al proprio pubblico. Un percorso che duri una vita intera. E, in alcuni casi, che attraversi varie generazioni, come nel caso di Star Wars.
Una storia d'amore omosessuale tra crimine e violenza
Parlaci un po' del tuo personaggio in Gomorra 3. E' legato ad una new entry della serie che vedremo anche in seguito?
Il mio personaggio - Silvano - è legato a Gegé, uno dei nuovi personaggi della serie. Silvano porta in scena il valore dell'amore: sono un padre innamorato della propria figlia e sono un uomo innamorato del proprio compagno.
Il tuo personaggio si batte per amore. Nella realtà tu avresti agito allo stesso modo? L'amore che posto ha nella tua vita?
Il mio personaggio è disposto a qualsiasi cosa pur di difendere i suoi affetti più cari. Credo che questo sia il valore più importante in assoluto. Non c'è niente di più importante nella vita: sapere bene chi ti ama, sapere bene chi ami. E comportarti di conseguenza.
Hai avvertito la responsabilità di essere protagonista della prima storia omosessuale di Gomorra - La serie?
Abbiamo lavorato molto sul set insieme a Edoardo Sorgente (Gegè) e al regista Claudio Cupellini per costruire un rapporto vero, una storia d'amore semplice e forte. Nella costruzione del mio personaggio non ho mai pensato all'omosessualità come ad una responsabilità. L'unica responsabilità era legata al raccontare una storia d'amore.
Anche Suburra - La serie ha deciso di introdurre questo tema fin dalla prima stagione. Pensi che sia difficile parlare di omosessualità negli ambienti della criminalità organizzata, dove ci sono chiare regole e pregiudizi ben radicati?
Penso che - purtroppo - sia ancora difficile parlare di omosessualità in molti ambienti.
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Il segreto del successo di Gomorra - La Serie
Cosa pensi dei due protagonisti storici di questa serie interpretati da Marco D'Amore e Salvatore Esposito?
Stanno portando avanti un bellissimo lavoro. Due personaggi complessi, in costante evoluzione. Ma il lavoro più grande a mio avviso lo fanno quando stanno insieme in scena: tra loro c'è un'alchimia straordinaria. La percepisci dal primo episodio e non ti molla più. Se ci pensi è proprio grazie a quest'alchimia che continui a vedere la serie; ti chiedi: ma adesso tra questi due cosa succederà? Torneranno mai amici come prima?
Hai visto Gomorra, il film di Matteo Garrone?
L'ho visto al cinema appena uscito nel 2008. Mi è piaciuto Gomorra e mi piace Matteo Garrone perché è un regista che non ha paura di sperimentare e di rischiare.
Pensi che fare una serie tv su queste realtà sia utile ed istruttivo o c'è il rischio che le nuove generazioni ne traggano insegnamenti sbagliati?
Esiste questo rischio. Quando le storie ruotano attorno a dinamiche di potere risvegliano sempre nello spettatore una smania legata ad esso. Siamo tutti affascinati dal potere e tutti ne vorremmo avere di più, diciamo la verità. E' per questo che queste storie ci piacciono così tanto. Ma la cosa che sfugge spesso è il messaggio più profondo che questi personaggi portano con sè: per inseguire quel potere infatti perdono tutto: affetti, amori, amicizie, famiglia. Insomma, per inseguire quel potere non fanno una bella vita e alla fine muoiono o si ritrovano soli e lontani da quello che volevano veramente. Sei davvero disposto a perdere tutto questo per ottenere quel potere? Forse allora potremmo cominciare ad osservare queste storie anche da questa angolazione e augurarci che gli sceneggiatori ne diventino sempre più consapevoli.
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Tu fai anche cinema. Che differenze hai notato tra grande e piccolo schermo per quanto riguarda il tuo mestiere?
Non ragiono mai in termini di piccolo o grande schermo. Costruisco il mio lavoro cercando di capire prima di tutto il progetto. Come poter servire al meglio quel progetto. Ogni progetto, sia esso per il cinema o per la tv, ha una sua specificità: si rivolge a pubblico ben definito e ha delle finalità ben precise. La prima cosa di cui devo essere consapevole quando mi avvicino ad un progetto è proprio questa.
Sei appassionato di serie tv, quali segui?
Sono un divoratore di serie tv. Partiamo con due grandi classici imperdibili come Breaking Bad e Lost. Le serie che mi hanno ispirato come attore invece sono The Night Of con John Turturro, Westworld con Anthony Hopkins, True Detective con Matthew McConaughey e Woody Harrelson, Big Little Lies - Piccole grandi bugie con Nicole Kidman, Reese Witherspoon e Laura Dern. Le serie nostrane: The Young Pope, Gomorra e Suburra e poi due serie del momento che consiglio davvero: This Is Us e Stranger Things che proprio in questi giorni sono ripartite con la seconda stagione!
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Alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma è stato presentato in anteprima il film Oh mio Dio! di Giorgio Amato. Ci puoi parlare di questo progetto?
Giorgio Amato è un regista a cui non fa paura sperimentare. Questo è il suo quinto film e non ce n'è uno uguale all'altro per tematica, linguaggio e stile. Oh mio Dio! parte da una domanda: cosa accadrebbe se Gesù tornasse tra noi, oggi? Si tratta di un mockumentary nostrano. Il genere è quello della fiaba. Una fiaba a volte comica, a volte onirica, a volte grottesca, come la vita. Io interpreto Tommaso, si quello che se non vede non crede. Solo che in questa storia il mio Tommaso è un barista disilluso.
Parlando di cinema e tv in questo periodo non si può evitare di pensare allo scandalo Weinstein e i vari nomi collegati. Rimanendo in Italia il più eclatante è il caso di Fausto Brizzi. Nella tua carriera ti è mai capitato di vivere situazioni simili direttamente o indirettamente?
Personalmente non mi sono mai trovato in situazioni simili. Siamo nel pieno di un ciclone che non colpisce solo Hollywood ma anche il sistema nostrano. Non voglio entrare nel merito di nomi e dinamiche. Mi limito ad osservarne le possibili conseguenze. Ci sarà più attenzione e pulizia adesso. E mi auguro non solo nel cinema.
I tuoi progetti futuri?
Nel prossimo anno sono previsti altri progetti per la tv, nuovi film al cinema e il ritorno ad un altro grande amore che è il teatro.