Un gruppo di ragazzi, un mistero da risolvere, i banchi di scuola a fare da cornice e i cellulari come unico contatto con il mondo esterno: grazie all'uso di flashback e flashforward, in pieno stile Lost, Giacomo Arrigoni, regista e autore di #Goldfish, webserie in otto episodi da dieci minuti l'uno, costruisce una storia thriller sul cyberbullismo, un tema sempre più attuale, come dimostra il recente successo di Tredici, serie Netflix che parla di argomenti simili.
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Presentata in anteprima al Giffoni Film Festival, #Goldfish arriverà in autunno su Dplay, la piattaforma OTT gratuita del gruppo Discovery Italia. Al festival campano abbiamo incontrato Arrigoni e la protagonista Sofia Panizzi, vista in televisione in I Cesaroni e Che Dio ci aiuti: oltre a Lost, ci hanno rivelato che i gialli di Agatha Christie sono stati una delle ispirazioni più importanti: "La struttura alla base di questa storia è quella di Dieci piccoli indiani" ci ha detto Arrigoni, proseguendo: "L'abbiamo modernizzata mescolandola con quella di Lost, utilizzando una linea temporale mercuriale, che oscilla tra il presente e il passato, grazie a dei flashback rilanciati dai social network. Volevo esplorare il rapporto dei giovanissimi con le nuove tecnologie: hanno in mano degli strumenti molto potenti con cui gestire e manipolare le immagini, quindi devono rendersi conto che l'immagine ha un potere, che va controllato per evitare di provocare dei danni e usato invece per raccontare delle storie che facciano del bene, in grado di cambiare il mondo in senso positivo".
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Per un adulto forse è più facile gestire i social network e l'aggressività, spesso gratuita, che sono in grado di veicolare, mentre per un ragazzo che sta crescendo vedere il proprio riflesso nella realtà virtuale può essere impegnativo, soprattutto se si viene bullizzati, Panizzi ci ha dato la sua testimonianza diretta: "Spesso la gente si nasconde dietro i profili, che possono avere nome e cognome o essere falsi, insultando gli altri. Bisogna quindi scegliere con cura che cosa condividere, proprio per non subire questo trattamento. Secondo me la cosa più importante è che chi è spettatore di questo tipo di comportamento abbia una reazione di rigetto: se tutti ci coalizzassimo contro chi crea queste situazioni forse il panorama sarebbe diverso. La soluzione è il metodo Gianni Morandi, che vale anche per la vita: bisogna essere sempre gentili con tutti. Un sorriso può cambiare una situazione da così a così".