Il 4 Aprile del 1978 la vita di chi scrive, e di tanti che come lui hanno avuto la fortuna di essere bambini in quegli anni, è cambiata, scossa nel profondo dal debutto sulle televisioni nostrane, sull'allora Rete 2 che sarebbe in seguito diventata Rai 2, di UFO Robot Goldrake. C'era appena stata Heidi a mostrare ai bambini degli anni '70 che un cartone animato potesse essere qualcosa di diverso da quelli che erano abituati a guardare, ma Goldrake fu qualcosa di tanto dirompente da segnare una generazione intera, aprendo le porte su un mondo che per (quasi) tutti era del tutto sconosciuto.
È per questo motivo che l'autore di quella serie, Gô Nagai, a cui si devono anche altre produzioni di successo e qualità, è avvolto nel nostro paese da un'aurea mitica che va probabilmente al di là della notorietà che riveste in patria, pur avendo dato il via ad un genere che ha segnato la storia dell'animazione del Sol Levante. Ne abbiamo avuto l'ennesima prova nel corso dell'edizione primaverile del Romics 2016, che ha visto il sensei ospite e protagonista di un caloroso incontro con il pubblico, oggetto di una mostra dedicata ed affascinante, nonché destinatario di un meritato premio, il Romics d'oro di questa edizione. Abbiamo assistito sabato al suo lungo incontro con il pubblico della fiera, accorso in numero impressionante per far sentire il proprio affetto al mangaka che ha dato vita a Mazinga Z, Il grande Mazinga, UFO Robot Goldrake (ma da appassionati dovremmo chiamarlo col suo vero nome, Grendizer), oltre a Devilman, Cutey Honey e tante altre, e per ascoltare direttamente dalla sua voce il racconto dei suoi primi passi nel mondo di manga e anime e dei temi a lui cari.
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Un incontro emozionante
Le prime note della notissima sigla italiana di Goldrake, eseguita live dai Raggi fotonici ha aperto un incontro di quasi due ore, anticipando l'arrivo sul palco di un maestro Go Nagai che è sembrato emozionato almeno quanto noi. "Sono tornato in Italia dopo diversi anni," ha raccontato, "è la mia terza o quarta volta a Roma ed ho avuto la possibilità di ammirare opere affascinanti della sua storia." Ma questo incontro è stato anche il momento per una doppia stretta di mano che, almeno per noi italiani, ha un valore particolare: quello con Vince Tempera e Luigi Albertelli a cui si devono le sigle di Goldrake ed almeno una parte della fascinazione che quell'anime ha da sempre nel nostro paese.
Nascita di un mangaka
"Da quando avevo quindici anni, ho sempre voluto diventare un mangaka" ha spiegato parlando dei suoi esordi, "e come tanti della mia generazione sono stato influenzato dalle opere di Osamu Tezuka." Ma quell'ispirazione, così forte e importante per i fumettisti giapponesi, ha solo dato il via ad un percorso artistico fatto di studi ed interessi variegati, che non hanno ignorato anche il cinema europeo ed italiano del secondo dopoguerra. "La Divina Commedia di Dante è stata tra le opere che mi hanno ispirato maggiormente," ha poi aggiunto, "diventando ispirazione per alcune delle mie. Anche le illustrazioni di Dorè hanno influito molto sul mio modo di rappresentare la realtà." Fonti e spunti diversi tra loro che hanno contribuito a creare quel mix riuscito tra fantascienza e mitologia che è alla base selle opere del maestro. "Sono stato sempre un grande appassionato di mitologia greca e romana, ma un'altra mia grande passione era immaginare come potesse essere il futuro rispetto agli anni '70. Questi due elementi, messi insieme, facevano nascere dentro di me molte storie da raccontare." Ed è indubbio che queste suggestioni siano la base di un immaginario originale ed intrigante, un mondo diverso da quello in cui Go Nagai era nato e cresciuto. "Trovavo la vita quotidiana un po' noiosa e in questo modo cercavo di rendere più bello il mondo in cui vivevo."
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Tra bene e male
Un altro aspetto che spicca nelle opere di Go Nagai è il complesso rapporto tra bene e male. "Come essere umano mi rendo conto di quanto possa essere difficile a volte scegliere tra bene e male" ha detto spiegando il suo punto di vista il maestro, "due entità che spesso non sono nettamente distinte. Partendo da questo concetto mi è venuto in mente di creare un demone che cercasse di fare del bene. È su questo che si basa Devilman." Ma è uno spunto presente e vivo anche nel suo precursore Mao Dante, nel quale i concetti di bene e male si rovesciano continuamente e per la quale la già citata ispirazione di Dorè è evidente. "Mi affascinava capovolgere completamente il concetto tradizionale di divinità, parlando con un demone che ha la funzione di un dio." L'autore giapponese ci tiene però a precisare un aspetto importante: "parliamo ovviamente di opere di finzione, tutto ciò non ha niente a che vedere con le religioni del mondo."
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Spazio alle donne
"Sono cresciuto con quattro fratelli, eravamo cinque maschi e non avevamo modo di osservare spesso il mondo femminile. Ai nostri occhi rimaneva qualcosa di misterioso che non riuscivamo molto a comprendere. Perciò quando sono cresciuto ho sviluppato un certo desiderio di poterlo conoscere meglio." Da questa attrazione e fascinazione nascono le figure femminili di Go Nagai, protagoniste di manga come Harenchi Gakuen o la celebre Cutey Honey. "Ho sempre avuto un'ammirazione per le donne del mondo, che sono per me una fonte di ispirazione, e in Cutey Honey ho inseriti molti dei miei ideali femminili, è un insieme dei miei desideri." Non solo fascino, però, perché il maestro di è dimostrato in alcuni casi anche molto moderno nel rapporto uomo/donna. "Di solito si pensa che gli uomini devono proteggere le donne, ma mi piaceva l'idea che ci fosse una donna in grado di proteggere gli uomini."
Dal manga all'anime
"All'epoca in cui la mia prima opera fu trasposta in un anime, non avevo mai fatto quell'esperienza." Ha raccontato parlando del suo coinvolgimento nelle trasposizioni dei suoi manga. "Dovetti pensare alla struttura di tutta la storia, non solo nel complesso, ma anche per ogni singola puntata. Inoltre ho dovuto disegnare tutti i personaggi, indicando anche quando dovessero apparire nella storia. Mi sono trovato a collaborare col character designer per far sì che nella trasposizione da statica ad animata la figura del personaggio rimanesse fedele. Infine ho lavorato anche con il responsabile delle scenografie definendo quali fondali dovessero apparire in ogni puntata." Un lavoro complesso ma molto collaborativo, quindi, che non ha evitato alcune delusioni all'autore, in particolare sulle voci dei personaggi. "Quando disegno i miei personaggi, immagino la loro voce. Per questo mi capitava di essere stupito delle scelte fatte per le voci." Una sensazione passeggera, che poco a poco spariva man mano che la convinzione sulle scelte fatte si faceva largo, lasciando una generica soddisfazione riguardo tutte le trasposizioni dei suoi manga.
L'impatto di Go Nagai
Da quegli esordi di tempo ne è passato e anche il contesto in cui il papà di Mazinga si è trovato ad operare è mutato. "Quando ho iniziato io l'industria del manga era molto piccola, il numeri dei mangaka era ridotto e le riviste erano molto poche." Ha ricordato Nagai. "Col tempo questa situazione è cambiata e poco per volta questo mondo si è ampliato. Dopo il mio esordio sono aumentate anche le riviste per un pubblico più adulto, ampliando i generi affrontati dai manga." Proprio lui, infatti, è stato tra quelli che hanno contribuito a sdoganare i manga. Non senza polemiche, che hanno accompagnato la trasmissione di Goldrake, e in generale l'animazione giapponese, anche in Italia. "All'inizio ho avuto molte critiche da parte delle associazioni di genitori, ciononostante c'è stato un fiorire di riviste che hanno fatto sviluppare i manga." Go Nagai si è ritrovato, quindi, ad essere un sensei, un esempio per altri che volevano fare quella professione. "Come io stesso sono stato molto influenzato da Tezuka, quando ho iniziato la mia carriera ho sperato di poter diventare un mangaka influente come era stato lui per me. E a un certo punto mi sono reso conto che il numero di autori che veniva da me dicendo di essere stato ispirato era impressionante e questa cosa ovviamente mi riempie di gioia."
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La passione e il futuro
Un risultato ottenuto con passione, che deve essere una spinta fondamentale per fare questo mestiere. "È molto faticoso riuscire a diventare un mangaka, perché bisogna avere molte qualità che necessitano di tanto studio. La prima è quella del disegno, ma da sola non basta, bisogna appassionarsi alle storie, imparare a scriverle e capire come funziona il meccanismo narrativo. L'impegno è tale che si rischia di perdersi lungo il cammino." Un pericolo concreto contro il quale c'è un unico rimedio: "Il consiglio è di non rinunciare mai e insistere nello studiare tutte queste cose con passione. Se non c'è la passione, crolla tutto il resto."
Una passione che ha spinto Go Nagai a mantenersi bambino nella fase creativa dei suoi manga, con una predisposizione d'animo che ha reso vivi i suoi personaggi e giustifica un legame che molti spettatori del passato hanno con alcuni di essi. Ne è riprova il gruppo di cosplayer che hanno assistito incantati all'incontro del Romics 2016, accolti sul palco dell'evento per una doverosa foto di rito con l'autore che li ha influenzati. "Mi sarebbe piaciuto fare il cosplayer" ha ammesso Nagai sorridendo, "ma ho una certa età e non posso più permettermelo." Un'ultima riflessione è stata a proposito del futuro e dell'evoluzione tecnologica. "Quando ero piccolo mi piaceva immaginare come sarebbe stato il futuro e cosa sarebbe stato creato. Ho vissuto lo sviluppo tecnologico in prima persona e mi ha fatto piacere, ma mi duole constatare che molte delle cose che ho immaginato non sono state ancora create. E mi chiedo: forse l'umanità è in ritardo rispetto a auello che avevo immaginato?" Insomma, scienziati di tutto il mondo, che aspettate a progettare il primo Super Robot della storia?