Gli ultimi dieci giorni tra il bene e il male, recensione: il miglior capitolo dell'anatolica saga gialla

Riecco Nejat İşler nei panni dello scrittore-investigatore per un altro capitolo del franchise turco ideato da Mehmet Eroğlu. E questa volta di mezzo c'è pure il... Covid. In streaming su Netflix.

Nejat İşler è Sadik

Altro giro, altra corsa per Uluç Bayraktar, che dirige Gli ultimi dieci giorni tra il bene e il male, nuovo film della saga ideata dallo sceneggiatore Mehmet Eroğlu. Questa volta, però, molto più diretto e preciso rispetto al precedente capitolo (Altri dieci giorni tra il bene e il male, confusionario) con protagonista lo scrittore nonché ispettore privato (un po' per caso) Sadik (ma tutti lo chiamano Adil), interpretato dalla star turca Nejat İşler. E lo pensavamo prima, lo pensiamo ora: İşler, per tono e colore, è perfetto per il ruolo.

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Nejat İşler è Sadik

Ruolo che, in Turchia, è una vera e propria istituzione (una sorta di Signora in Giallo al maschile, per così dire), e che Netflix prova a far girare distribuendo in streaming il franchise di cui è protagonista. Vero è che il ritmo è altalenante, e alla lunga dispersivo, ma Gli ultimi dieci giorni tra il bene e il male potrebbe essere - vista la sceneggiatura - il migliore tra i tre film fino ad ora usciti.

Gli ultimi dieci giorni tra il bene e il male: se l'indagine si scontra con la Pandemia...

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In azione con Sadik

Cagnolini, gatti da sfamare, scazzottate e "la voglia di dare una svolta alla trama". Ecco l'ingrigito ma sempre brillante ispettore Sadik alle prese con la sparizione di una ragazza, che scopriremo essere una sorta di fenomeno dei social. Soffiate, indagini e aziende di comunicazioni senza scrupoli, il protagonista si addentra in un caso giallo tout court, dai risvolti, nemmeno a dirli, inaspettati. Come se non bastasse, e con l'indagine nata letteralmente per caso ("non sono affari tuoi", si ripete l'investigatore scrittore, prima di lanciarsi a capofitto nel caso), a complicare l'avventura di Sadik Adil c'è il... Covid. Sì, perché Gli ultimi dieci giorni tra il bene e il male si svolge proprio durante i mesi pandemici, tra mascherine, quarantene e colpi di tosse. Insomma, qualcosa che abbiamo ben conosciuto, e che non aiuta nella risoluzione della sparizione. Ma che, invece, potrebbe servire a Sadik come spunto per cercare "la storia giusta da raccontare".

Il miglior capitolo della saga turca

Ora, Gli ultimi dieci giorni tra il bene e il male fa poco per accaparrarsi la visione e il conseguente interesse degli spettatori che non conoscono la saga. Anzi, l'azione per così dire, parte in medias res, senza lo spazio per un'introduzione dei personaggi. Chi non conosce il mondo di Adil, quindi, resterà interdetto, nonostante il film si rifaccia poi al genere giallo, mantenendo le inflessioni classiche del sottogenere umoristico: personaggi ambigui, situazioni esasperate, colpi di scena e via discorrendo. Tra l'altro, l'inside joke che arriva a metà film, tra parallelismi e umorismo, pare congrua e funzionale al film stesso, e anzi addirittura pare perfetto a tutte quelle produzioni streaming che si accalcano senza continuità di forma. "Vogliamo soddisfare curiosità, e al tempo stesso sviluppare la trama", dice infatti la giovane Hatice (İlayda Akdoğan), che aiuta Sadik Adil nel caso, e che con Sadik condivide un'intesa (anche) amorosa.

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İlayda Akdoğan è Hatice nella saga turca

Dicevamo, rispetto agli altri due capitoli, questo terzo film si rivela più semplice e snello nella storia, meno confusionario e meno artificioso e forzato, pur restando a volte troppo prolisso e troppo allungato. Quasi due ore di timing, infatti, finisco per appesantire la visione (...e la curiosità), intaccando il ritmo dettato soprattutto dalla forte presenza scenica di Nejat İşler, perfetto per il ruolo. Insomma, se il cinema turco è vivido e pulsante (e a giudicare dagli ascolti e dalle top, anche molto seguito dal pubblico generalista), e Uluç Bayraktar dimostra pure di saperci fare con la regia, Gli ultimi dieci giorni tra il bene e il male si rivolge innanzitutto a chi già ben mastica il personaggio creato da Mehmet Eroğlu. Tutti gli altri troveranno un'alternativa al genere. Non così originale, ma nemmeno da buttare.

Conclusioni

E fa tre la saga turca con l'investigatore scrittore interpretato da Nejat İşler. Un terzo capitolo che potrebbe anche essere il migliore del filone, puntando ad una semplicità narrativa molto meno arzigogolata rispetto ai titoli precedenti. Una visione leggera, forse troppo lunga, e sicuramente rivolta quasi esclusivamente a coloro che conoscono le gesta del personaggio.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • Nejat İşler è un protagonista credibile.
  • Una buona storia.
  • Diversi inside joke.

Cosa non va

  • La durata.
  • Un terzo capitolo fruibile soprattutto da chi conosce la saga.
  • Niente di memorabile.