Chloe e i suoi amici stanno tornando a casa di notte quando l'auto su cui viaggiano rimane coinvolta in un terribile incidente stradale: un'altra vettura, guidata da un ubriaco, va a sbattergli contro. Il bilancio è tragico: uno di loro perde la vita e Chloe viene salvata dal paramedico Matt, intervenuto prontamente sul posto con l'ambulanza insieme a una collega. Purtroppo per lei, Matt è uno psicopatico: la ragazza gli ricorda il suo amore del liceo, che morì in un simili circostanze, e ora sviluppa una crescente ossessione nei suoi confronti.

In Gli occhi blu dell'ossessione, dopo essersi ripresa e aver fatto ritorno a casa, la giovane protagonista comincia a essere vittima delle ingerenze di Matt, che diventa sempre più invadente e pericoloso, arrivando a perseguitarla e a minacciare le persone lei care. Rischiano di farne le spese il fidanzato e la madre, mentre Chloe cerca delle prove per dimostrare a tutti la follia dell'uomo.
Gli occhi blu dell'ossessione: una storia già vista

La casa di produzione Lifetime ha costruito molte delle sue fortune sul fenomeno dello stalking, realizzando decine e decine di titoli dove la vittima - uomo o donna che fosse - viene presa di mira da un qualcuno che ha sviluppato una sorta di mania nei suoi riguardi. Gli occhi blu dell'ossessione - titolo italiano che adatta molto liberamente l'originale The Paramedic Who Stalked Me - non fa eccezione e si inserisce in questo folto sottofilone indirizzato esclusivamente al piccolo schermo.
Come in molte produzioni simili, diverse delle quali "narrate" su queste stesse pagine, la sceneggiatura è il vero e proprio punto debole e viene da chiedersi come nel racconto nessuna delle autorità competenti si accorga della crescente ed evidente instabilità di chi lavora in ospedale e che, a maggior ragione, dovrebbe essere ulteriormente controllato per la salute e la sicurezza dei pazienti. Ovviamente chi comincia a ipotizzare dubbi viene eliminato come nulla fosse, con le forze dell'ordine d'Oltreoceano che non ci fanno certo una bella figura in questa pur versione di finzione.
Una tensione pari a zero e una nemesi di cartapesta

In questo racconto tensivo che va da un punto A a un punto B senza eccessive svolte o scorciatoie, si innescano anche dinamiche da home invasion, con il villain che si addentra di nascosto nella casa di colei diventata la sua amata non corrisposta: la suspense è comunque ai minimi, come d'altronde quella resa dei conti che vede una "terza incomoda" quale provvidenziale salvatrice dell'ultimo minuto.
Il dramma dietro l'ossessione sviluppata dal paramedico, che non si è mai del tutto ripreso da una tragedia passata, poteva e doveva essere trattata con maggior incisività per offrire un ritratto psicologico almeno credibile, ma qui viene meno complice una narrazione schematica e superficiale e l'interpretazione gratuitamente sopra le righe di Andrew Spach, fin troppo imbambolato e belloccio per un ruolo di questa portata, che avrebbe necessitato una maggiore ambiguità.
Un'attrice che brilla in mezzo al nulla

Certo la storia alla base nasconde in sé delle dinamiche inquietanti e potenzialmente spaventose, ma il risultato in termini di messa in scena e di relativo coinvolgimento è troppo debole per essere un minimo apprezzabile. Il film strizza addirittura l'occhio al camp e, nonostante parte da premesse sulla carta serie, scade di sovente nel ridicolo involontario.
La giovane protagonista Lexi Minetree, al suo esordio assoluto in un lungometraggio, è l'unica a essere credibile, riuscendo a sfumare incredibilmente la figura di Chloe tramite piccoli gesti o sguardi sfuggenti: una rarità nel campo delle produzioni Lifetime, per un'attrice che speriamo di rivedere presto in progetti ben più ambiziosi. L'unica nota lieta in un cast che, cattivo già detto, si perde nell'anonimato, fino a quell'epilogo "a tarallucci e vino".
Conclusioni
Il film si inserisce nel lungo solco delle produzioni Lifetime, replicandone tutti i conosciuti limiti: una scrittura prevedibile, personaggi stereotipati e una tensione inesistente. Il tentativo di affrontare tematiche disturbanti come la perdita e l'ossessione si risolve in una messinscena piatta, incapace di scavare davvero nella psiche dei protagonisti. Gli occhi blu dell'ossessione sono quelli della giovane vittima interpretata da Lexi Minetree, che riesce a emergere con una prova sorprendentemente riuscita, sprecata però in una storia che affonda nel già visto e nel ridicolo involontario, priva di qualsiasi potenziale mordente.
Perché ci piace
- Lexi Minetree è incredibilmente convincente nella parte di ipotetica vittima.
Cosa non va
- Il resto del cast, villain incluso, è invece da dimenticare.
- Sceneggiatura superficiale e inverosimile.
- Regia e stile non pervenuti.