Gli eredi dell'Enigmista
L'anello mancante tra I soliti sospetti e Saw - l'Enigmista. Certo che se sceneggiatori e registi di questo Identità sospette avessero un po' della fantasia e della sfrontatezza dell'ufficio marketing Eagle (non considerando la titolazione e la brutta locandina) forse il loro film avrebbe avuto più verve. E invece è rimasto in cantina per ben due anni e di certo non è invecchiato molto bene. In un fantomatico magazzino, chiuso dall'esterno e circondato dal deserto, si svegliano, uno dopo l'altro cinque uomini, rimasti senza memoria a causa dell'esposizione a sostanze tossiche. Tutti e cinque presentano tracce di violente colluttazioni, chi è legato a una sedie e chi ammanettato e ferito da un colpo di arma da fuoco. Mentre riaffiorano i primi ricordi e si chiariscono i ruoli, le ostilità deflagrano, mitigate solo dalla necessità di una fuga collettiva, prima dell'arrivo di una banda di criminali che ha organizzato un rapimento, con la complicità di uno dei cinque.
Chi siamo senza memoria di noi stessi? Cosa dà fondamento alla nostra identità quando le nostre azioni
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Simon Brand, qui al suo esordio (prima di Paraiso Travel) gira già con stile anonimo e dimesso, calibrando col misurino toni e situazioni cool da thriller post Saw a soluzioni fortunatamente più sobrie. Ne esce fuori un prodotto ibrido, totalmente privo di uno sguardo personale e che non si affranca mai stilisticamente della friabilità dei contenuti e della scarsa vena di un cast
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