Trasforma in straordinario qualsiasi ruolo gli affidino, sia esso un goffo e tenerissimo Messia (ne La passione di Carlo Mazzacurati) o un riflessivo ed esilarante giocatore di calcetto, che entra in campo solo per segnare (l'indimenticabile Mina di Amori, bugie e calcetto). Il segreto del re Mida della recitazione Giuseppe Battiston? L'amore evidente per questo mestiere, una solida formazione teatrale, ma soprattutto "l'osservazione del mondo, fondamentale per interpretare qualunque personaggio".
Hai appena vinto il Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista dell'anno, il segreto per rendere credibile un personaggio anche secondario?
Mettere in piedi un personaggio è un lavoro che si fa insieme al regista e una costruzione progressiva. Magari ne parlo molto prima, poi ci aggiungo qualcosa di propriamente mio, come appunto l'osservazione del mondo di cui parlavo prima.
A vincere il Nastro come miglior attrice protagonista quest'anno è stata la tua amica e collega Alba Rohrwacher.
Sì, siamo stati felicissimi di tornare a Taormina insieme, è stato anche un bel modo per vederci, visto che per fortuna lavoriamo tantissimo entrambi. Adoro Alba, al di là dell'attrice che è: ha una marcia in più ed è una persona straordinaria.
Esatto e ne sono davvero molto contento, è un piacere lavorare con persone così valide sia da un punto di vista umano che professionale.
Che ruolo avrai, invece, in Bar Sport?
Sarò Onassis, il proprietario del bar. E' una storia molto bella perché ha personaggi splendidi e situazioni meravigliose, mi sento di dire che è un film sull'amicizia. Lo vedrete a ottobre, non posso dire altro perché è una cosa da vedere tutta quanta insieme e goderne.
Il regista con cui desidereresti lavorare?
Difficile rispondere. Ma direi Paolo Sorrentino, che apprezzo moltissimo.
Sì, ho appena finito di riprendere a Roma lo spettacolo su Orson Welles e ho deciso di lasciarlo in pace per un anno, magari dopo lo recupererò. Ora mi dedico al Macbeth, una produzione nuova del Teatro Stabile di Torino, con la regia di Andrea de Rosa, andremo in scena verso maggio-giugno. In mezzo ci sarà la ripresa dello spettacolo Diciottomila giorni con Giammaria Testa, che porterò a marzo a Roma per un paio di settimane. Come pensi di affrontare Shakespeare?
Innanzi tutto preferisco farlo bene. Non ce l'ho ancora bene in mente, perché per me è importante riprendere a collaborare con dei compagni di lavoro, penso che faremo un lavoro molto profondo sul testo che secondo me contiene tutto ciò che serve per fare uno spettacolo bello, ma so di dire delle ovvietà perché stiamo pur sempre parlando di Shakespeare. E' importante continuare a portarlo a teatro, ed è ancora più importante che diventi qualcosa di fruibile a tutti. La gente deve riprendersi il cinema e il teatro, come sta succedendo al Valle, senza se e senza ma.
Riprendersi il cinema per pretendere cosa, principalmente?
Più autonomia e una legislazione più snella, per poter coinvolgere anche altri partner e creare un cinema con le spalle più larghe.