Raiuno chiude degnamente la sua stagione fiction 2007/2008 con la miniserie Don Zeno. L'uomo di Nomadelfia, co-prodotta da Rai Fiction e Red Film dedicata alla vita e alle opere di bene compiute da un grande uomo, un benefattore che ha fatto del suo amore per i bambini una vera e propria missione. Fondatore nel 1933 della cosiddetta città dell'Utopia chiamata Nomadelfia (dal greco, luogo in cui vige la legge della fratellanza) Don Zeno Saltini era un prete ironico e uomo di grandi valori, inventore di una formula di accoglienza che ancora oggi funziona nei pressi di Grosseto. La comunità attualmente ospita circa cinquanta famiglie, più di trecento persone che come le prime comunità cristiane mettono ogni loro bene in comune, accolgono bambini in affidamento, non usano denaro e che lavorano e studiano all'interno di Nomadelfia. Grande comunicatore e trascinatore dalla grinta inesauribile, Don Zeno Saltini ha speso tutta la sua vita nel tentativo di far crescere dignitosamente i 'suoi' ragazzi, di farli diventare persone oneste e libere anche durante i periodi di miseria e ingiustizia. Una lotta continua contro la fame, le guerre, il fascismo, la politica e la stessa Chiesa che l'aveva dapprima accolto a braccia aperte facendogli prendere i voti e poi per poi abbandonarlo a se stesso costringendolo a lasciare la tonaca. Solo in vecchiaia Don Zeno Saltini ebbe da Giovanni Paolo II grandi parole di conforto e stima, a testimonianza che finalmente la Chiesa riconosceva Nomadelfia come una vera comunità cristiana in cui regnano sovrani i principi di giustizia sociale e solidarietà. Don Zeno.
Don Zeno. L'uomo di Nomadelfia è diretto da Gianluigi Calderone e interpretato da un bravissimo Giulio Scarpati, un attore con la passione per le personalità forti non nuovo ad importanti ruoli da protagonista in biografie televisive come quella dedicata al giudice Livatino (Il Giudice ragazzino) a al fondatore della Caritas diocesana di Roma monsignor Luigi Di Liegro (L'uomo della carità).
A presentare la fiction nella sede Rai di Viale Mazzini sono intervenuti gli sceneggiatori Nicola e Giuseppe Badalucco e Franca De Angelis, il regista Gianluigi Calderone, il cast al completo guidato da Scarpati e l'ottantacinquenne Mamma Irene, madre per vocazione di 58 figli della comunità di Nomadelfia (che portano tutti il suo cognome), un'adorabile ottantacinquenne che con la voce rotta dall'emozione ha raccontato il suo incontro con Don Zeno nel lontano 1941.
Perché avete scelto di portare la vita di Don Zeno sullo schermo? Gianluigi Calderone: Perché uno come lui se lo meritava. Abbiamo cercato con tutte le nostre forze di far conoscere a quante più persone possibile tutto quello che ha fatto Don Zeno per i suoi ragazzi e per la gente di Nomadelfia. Ad essere raccontate in questo modo sono le storie di grandi innovatori, di grandi uomini che hanno messo i loro ideali davanti a tutto, uomini con grandi idee e grandi progetti in mente, storie come quella di Don Zeno non se ne sentono più al giorno d'oggi.
C'è la sensazione che sia divenuta una prerogativa solo della televisione raccontare storie tanto edificanti e che il cinema preferisca dedicarsi ad altro. Perché secondo lei? Gianluigi Calderone: Perché è difficile scrivere e dirigere storie come questa, bisogna avere consapevolezza di sè stessi e dei propri progetti, poco importa se questi non collimano con le regole della drammaturgia e con le leggi dell'entertainment.
Come mai questa fiction esce a così tanti anni di distanza dalla scomparsa di Don Zeno? Gianluigi Calderone: Sono contento di questo ritardo, perché con il tempo il messaggio di Don Zeno si è alleggerito di tutto il contorno legato ai tempi in cui era nata la sua attività ed è andato oltre. Oggi più di ieri la figura di Don Zeno può aiutarci a capire come non siamo ancora riusciti a creare quella giustizia sociale che dovrebbe in realtà derivare dalla religione naturale. Pochissimi di noi sono disposti a sacrificarsi per gli altri come fece lui. Questo dimostra il mondo sia ancora fermo agli albori del Cristianesimo.
Cos'ha provato Giulio Scarpati nell'interpretare una figura così importante come quella di Don Zeno? Giulio Scarpati: Sono stato onorato e contento di vestire i panni di Don Zeno Saltini, è stata una bellissima esperienza provare a restituire al pubblico quel senso di solidarietà e di comunità che al giorno d'oggi abbiamo perso, ma che in tempi difficili come la guerra era vivo e forte in tutti gli italiani alle prese con la fame e le persecuzioni fasciste.
Come si è preparato a questo ruolo? Giulio Scarpati: Ho ascoltato per ore ed ore nel mio iPod i discorsi di Don Zeno, per cogliere il suo tono di voce, il suo messaggio, il suo carisma instancabile e poi ho letto e studiato a fondo tutta la documentazione che Nomadelfia ha messo a disposizione della produzione, filmati e materiale fotografico preziosissimo senza cui non avremo potuto omaggiare al meglio la figura di questo grande uomo.
A guardare la sua filmografia sembra essere molto affascinato da questo genere di personaggi... Giulio Scarpati: Si, ho sempre ammirato molto i grandi precursori, le personalità che hanno saputo regalare amore e solidarietà al prossimo e spingere la società verso un futuro migliore. Persone di questo spessore ti fanno maturare molto anche come attore oltre che come uomo, soprattutto se confrontate con quelle con cui siamo abituati a relazionarci oggi. Interpretare uno come Don Zeno è stata una grande sfida.
Quando è nata esattamente l'idea di scrivere una sceneggiatura su Nomadelfia e sul suo fondatore? Nicola Badalucco: Il vero motore per noi sceneggiatori è stato il carisma di Don Zeno, insieme al suo grande senso dello spettacolo. 10 anni fa ci siamo innamorati della sua storia e di getto abbiamo scritto la sceneggiatura che però è subito finita in un cassetto in attesa delle 'persone giuste'. A volte gli autori giudicano i progetti superficialmente e non riescono a vedere più a fondo. Poi le persone giuste sono arrivate e le abbiamo individuate in Gianluigi Calderone e Franco Rossini (regista e produttore per la Red Film, ndr). Dopo tanta attesa eccoci qui a goderci il frutto del nostro impegno.
Mamma Irene cos'ha provato nel ripercorrere i momenti salienti della vita di Don Zeno in tv? Mamma Irene: Ho vissuto quasi tutta la mia vita con Don Zeno e devo ammettere che Giulio Scarpati stamattina mi ha fatto rivivere dei momenti davvero emozionanti. A volte ho avuto l'impressione che fosse davvero un sacerdote, che non recitasse ma che quelle cose le pensasse davvero. Si vedeva che l'amore proveniva dal suo cuore di uomo e non dalla bravura dell'attore.
Cosa si auspica per il futuro di Nomadelfia? Mamma Irene: Quando sono entrata nella comunità di Don Zeno ero animata come oggi di una vocazione profonda che mi ha fatto vivere anni meravigliosi insieme ai 58 figli che ho tirato su sin da quando erano neonati. Spero che in futuro Dio mandi a Nomadelfia tante donne come me che abbiano voglia di occuparsi dei bambini senza famiglia o di quelli abbandonati dai loro genitori, ce ne sono ancora tanti che hanno bisogno d'amore e di dedizione. Nonostante tutte le immense difficoltà che abbiamo dovuto superare negli anni, potendo tornare indietro rifarei ogni cosa.
Le riprese della fiction si sono svolte in Italia, tra Carpi (paesino di nascita di Don Zeno e della comunità di Nomadelfia), Mirandola, Modena e Grosseto. Don Zeno. L'uomo di Nomadelfia sarà trasmesso martedì 27 e mercoledì 28 maggio in prima serata su RaiUno.