La storia del cinema è piena di brutti film, non ci stupiamo di certo quando uno di essi incrocia la nostra strada cinefila nel corso delle nostre incursioni in festival internazionali. L'esperienza ci porta ad accettarlo con la consapevolezza che non è il primo e di certo non sarà l'ultimo. Alcuni di essi, però, lasciano un segno più profondo, perché la discutibile qualità artistica arriva a dispetto della delicatezza e importanza del tema che vogliono affrontare, per il quale rischiano di diventare addirittura controproducenti.
É capitato a Cannes 2018 con Girls of the Sun, che ha portato nell'ambito del concorso del festival francese una storia vera, un argomento che ci sarebbe piaciuto veder sviluppato con grazia e consapevolezza superiori. Non è stato così e il film di Eva Husson ha raccolto giudizi negativi ampiamente diffusi tra la stampa presente, nonché alcune reazioni di sfogo eccessivo proprio al termine della prima proiezione per noi addetti ai lavori.
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Storie di donne
Girls of the Sun è un film al femminile, diretto da una donna e focalizzato sulla storia, vera e recente, di donne forti. Donne yazidi rapite, stuprate e schiavizzate dai gruppi estremisti dell'ISIS che hanno invaso la loro città del Kurdistan. Una storia che ci viene raccontata partendo da due figure principali, la giornalista di guerra francese Mathilde, traumatizzata dalla recente morte del marito in Libia, e l'ex avvocato locale Bahar che nell'invasione subita, nella quale è stata rapita insieme al figlio Hemin, ha perso il marito e tutti gli uomini della propria famiglia. Quest'ultima diventa leader del gruppo di guerrigliere che dà il titolo al film e che si prepara ad affrontare gli estremisti per riprendere possesso della propria città.
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Tra passato e presente
La Husson sviluppa la storia inserendo diversi flashback ai momenti drammatici del passato delle guerrigliere, mostrandoci spaccati dall'invasione della città e i soprusi subiti. Una scelta che deriva dalla volontà di dare umanità e spessore alle figure che ci vengono raccontate, ma che finisce per dare maggior enfasi alla loro condizione di vittime rispetto alla forte reazione successiva. Allo stesso modo non funziona il parallelo tra la Mathilde di Emmanuelle Bercot e la Bahar di Golshifteh Farahani, perché si tratta di due figure femminili molto diverse, con storie, scelte e sviluppi molto diversi tra loro. Laddove le due figure chiave di Girls of the Sun non funzionano non è per demeriti delle due interpreti, che pur provano ad infondere in loro caratteristiche personali e intensità nei rispettivi personaggi, ma per una scrittura approssimativa che fallisce nel dare loro spessore e credibilità.
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Fuori fuoco
Non è solo nella scrittura dei personaggi e nella sceneggiatura della Husson che risiedono i problemi del film, perché limiti simili si evidenziano anche nelle scelte di messa in scena della regista. Sono sbagliati, infatti, il tono e la misura di Girls of the Sun, che apre e chiude con un monologo fuori campo intriso di retorica, si affida a una fotografia patinata e una ricerca formale, nonché una colonna sonora sopra le righe ed enfatica, inadatte a rappresentare la storia delle protagoniste. Difetti che rendono il film di Eva Husson non solo imperfetto, ma fastidioso nel suo esserlo. Oltre ad essere un'occasione sprecata per una storia tutta al femminile, perfetta nel contesto sociale che stiamo vivendo nell'ultimo periodo, che avrebbe meritato una rappresentazione più matura e misurata. Forse affidata ad un'autrice più esperta, capace di gestirla senza esserne travolta.
Movieplayer.it
2.0/5