Dopo L'uomo nell'ombra di Roman Polanski, che ieri ha aperto le danze scaldando i toni della sezione competitiva, la sessantesima Berlinale cala subito il suo secondo asso nella manica: l'anteprima mondiale di Shutter Island di Martin Scorsese, uno dei più prestigiosi eventi fuori concorso di quest'edizione. Il Festival mette a segno un'incredibile doppietta, offrendo ai suoi spettatori i nuovi thriller di due grandi maestri del cinema. Curiosamente sono molti i punti di contatto tra i film: entrambi tratti da romanzi di successo, entrambi ambientati su isole inquietanti e oscure in cui finiscono per rimanere intrappolati i protagonisti rispettivamente impersonati da Ewan McGregor e Leonardo DiCaprio. Su entrambi, infine, grava lo spettro della violenza e della guerra come origine del male. Ma Shutter Island pone maggiormente l'accento sull'aspetto gotico del thriller (con evidenti riferimenti stilistici all'espressionismo tedesco e alla grande stagione del noir americano) e sul groviglio psicologico del protagonista, del quale si esplora la dimensione mentale attraverso numerose sequenze oniriche visivamente ricercate.

Una conferma, invece, arriva dal nuovo film di Thomas Vinterberg, Submarino, anch'esso nella competizione ufficiale. Si tratta dell'ennesima produzione danese post - Dogma95, carica come al solito di enfasi drammatica e patetica. Il regista di Festen si cimenta nuovamente con un dramma famigliare, questa volta incentrato sul rapporto controverso tra due fratelli. A intorbidire ulteriormente lo stile del film è la struttura a incastro dell'intreccio, che ricorda un po' le opere di Alejandro González Iñárritu e Guillermo Arriaga.
Un piccolo scorcio di Italia si intravede nella sezione speciale di Panorama dove è in programma l'ultima fatica di Ferzan Ozpetek, Mine vaganti, con tra gli altri Riccardo Scamarcio, Alessandro Preziosi, Nicole Grimaudo e Carolina Crescentini. Il regista di origine turca si cimenta con un'inedita virata nella commedia pura, cambiando anche il teatro dell'ambientazione: non più il solito ricercato ambiente intellettuale romano, ma una ben più tradizionale e provinciale famiglia di Lecce. Toni dunque più allegri e leggeri, ma solo per ribadire il medesimo messaggio sull'accettazione della diversità.