Questo Principessa è il primo lungometraggio di Giorgio Arcelli, giovane autore piacentino formatosi artisticamente presso il laboratorio Fare Cinema di Marco Bellocchio. Legato alla propria terra, ne farà l'ambientazione per questa sorta di favola moderna, che vede protagonista una giovane attrice che si arrabatta tra lavori part time e storie d'amore malsicure. Ritrovatasi incinta e rifiutata dal (probabile) padre, Matilda deciderà quindi di abortire, ma una nuova conoscenza, il giovane marchese Andrea, le sconvolgerà la vita. Costretta a fingersi duchessa perché la madre di Andrea la veda di buon occhio, Matilda sperimenterà valori e stili di vita lontanissimi da quelli a cui era abituata, ma grazie ai quali riuscirà a scoprire anche nuove cose di se stessa. Del cast, oltre alla protagonista Morena Salvino, qui alla sua prima esperienza sul grande schermo, fanno parte anche le sempre brave Vanessa Gravina e Piera Degli Esposti, che insieme al regista hanno commentato la loro esperienza sul set di Principessa.
Piera, cosa ti ha spinto a partecipare a questo progetto?
Piera Degli Esposti: Sono stata molto colpita da questo giovane regista, a come dietro ci fosse tanta fantasia ma anche tanta attenzione alla sua radici: è molto legato ai paesaggi, alle case, sia all'interno che all'esterno, del luogo in cui è nato. E' dopo che mi ha spiegato il modo in cui voleva sentire l'intorno della storia che mi ha convinto del tutto. Il mio personaggio è uno di quelli che vuole che le cose non cambino mai, e a dire la verità anch'io sono un po' d'accordo con lei. Per la Marchesa questo percorso non è stato facile, ma lei continua a muoversi nel suo mondo come se fosse una regina. Noi lasciamo un tempo che ha avuto dei forti valori, e che in questi valori ha creduto. La rottura con questi valori mi ha indicato la strada da percorrere con la Marchesa.
Giorgio, parlaci della tua visione del film.
Giorgio Arcelli: Matilda è una ragazza spaesata, che non sa cosa fare nella vita e nell'amore, ma che infine riesce a prendere coscienza della propria identità. Il film riflette anche il cambiamento dovuto alla nuova era, che vede una forte presa di coscienza della donna. Sono molto contento di essere riuscito a fare questo film grazie ad una produzione indipendente, realizzando alla fine un vero e proprio film di genere, una favola.
Tra i ringraziamenti compare anche quello a Marco Bellocchio. Hai seguito i suoi corsi?
Giorgio Arcelli: Ho frequentato la scuola a Bobbio e soprattutto ho seguito la rassegna cinematografica. Il ringraziamento alla scuola di Fare Cinema è perché da una parte mi ha insegnato il mestiere, e dall'altra perché mi ha anche permesso di conoscere tanta gente, in pratica lì ho formato metà della troupe.
La sceneggiatura è stata letta da Bellocchio?
Giorgio Arcelli: In realtà l'ho incontrato dopo, quando il film era già in fase di montaggio. Ma in precedenza mi aveva fatto conoscere la sceneggiatrice di Soldini, che mi diede molti utili consigli e che ringrazio.
Morena, cosa ti ha spinto a lavorare in questo film?
Morena Salvino: Innanzi tutto questo è il mio primo film, e la voglia di fare cinema era tanta. Poi Giorgio è una persona molto frizzante, che mi ha coinvolto fin da subito e mi ha fatto sentire immediatamente mio il personaggio, già due anni fa quando abbiamo iniziato le riprese. Di autobiografico c'è poco, tanto che vedendomi nel film quasi non mi riconoscevo, e anzi direi che che è stata lei a darmi qualcosa. Inoltre mi sono confrontata da subito con dei grandi attori, che mi hanno insegnato tanto. Io ho dato il mio meglio e credo che questo sforzo si sia visto.Come è nata la pellicola?
Giorgio Arcelli: Io ho avuto l'idea parecchi anni fa, e poi ci ho messo un po' di tempo per trovare un coproduttore. Le riprese sono iniziate due anni fa e sono durate circa cinque settimane. La montatrice Carla Simoncelli ci ha dedicato più di un anno e successivamente abbiamo girato qualche recupero. Ovviamente è stato molto difficile poter uscire, perché in Italia sono pochi i canali dedicati ai film indipendenti, e per mia fortuna abbiamo trovato un distributore illuminato. All'inizio soltanto io e Morena credevamo in questo film, che non sarà perfetto, ma sicuramente contiene emozioni vere.
Morena Salvino: Si, c'è una scena particolare che mi è rimasta impressa, la mia ultima con la Marchesa, perché lì ho avuto davvero paura, io piangevo ma erano proprio lacrime vere. Questo film è stato fatto col cuore, è stato molto faticoso, e ringrazio la famiglia di Giorgio che ha reso possibile tutto questo.
Giorgio Arcelli: Ricordo che abbiamo iniziato a girare subito con Piera Degli Esposti, e non la trovavamo mai perché si nascondeva nelle stanze più piccole e buie del castello per entrare ancora meglio nella parte. Lei era il suo personaggio, e questa cosa l'ha trasmessa a tutti noi, tanto che non sapevamo mai se eravamo nel mondo vero o in quello del film. E' un film che è umano, in cui ognuno di noi ha messo del suo e che ci ha anche plasmato e sconvolto la vita.
Morena Salvino: Ricordo le nottate che abbiamo passato a studiare per poi alzarci alle sette ogni mattina, non uscivamo mai dal personaggio.
Come avete lavorato con Louis Siciliano per le musiche?
Giorgio Arcelli: C'è stato un rapporto molto particolare, anche perché io non sapevo come si costruiva per intero un film. Louis è stato molto sensibile, si è fatto influenzare dall'atmosfera, andava in giro per le location e canticchiava il tema del film da solo. Avere un musicista così talentuoso e sensibile è stato molto importante per noi.
Adesso che è arrivata anche Vanessa [Gravina, n.d.r.], ci tengo a ringraziarla perché è stata la prima a dirmi di andare oltre, di avere la forza di sviscerare tutto. Se in questo mestiere ci vergogniamo di quello che facciamo non dico che sia finita, ma quasi.
Vanessa Gravina: Io voglio esprimere la mia gioia perché un giovane autore è riuscito a portare avanti il proprio progetto, anche grazie al distributore Louis Nero. Io ho partecipato con grande gioia e amicizia, pensate che Giorgio mi si è presentato sotto casa, era giovane, era bello, non potevo dire di no. Il mio personaggio è fantastico, dice cose che pochi direbbero per svezzare l'amica. Mi sono divertita anche molto, è importante riuscire a fare del bel film.
Nel film si tratta il tema della maternità. Che valore ha oggi?
Giorgio Arcelli: Noi abbiamo scritto diverse versioni della sceneggiatura, ma in tutte lei teneva il bambino. La responsabilità che Matilda si prende non ha a che fare con la maternità in senso stretto. Voglio ribadire che non sono un antiabortista, ma per Matilda la gravidanza rappresenta il momento in cui decide di fare quello che vuole veramente. Lei ha le sue idee e le ha ben chiare, semplicemente non sa come realizzarle. In questo caso sceglie quello che vuole, tenendo il bambino per se stessa, per cambiare. Questo poteva avvenire anche attraverso altre cose: il tenere il bambino è per lei, non per lui.Morena Salvino: Lo tiene perché è la sola cosa bella che lei abbia, tra i suoi genitori pieni di problemi e l'amore che va malissimo.
Giorgio, quali sono i tuoi registi preferiti?
Giorgio Arcelli: Oltre a Marco Bellocchio, che cito sempre anche se purtroppo non sono vicino alla sua poetica, mi piace molto Zanasi, perché riesce a raccontare storie vere in modo leggero. O anche Davide Marengo, mi piace insomma questa linea ancora semi indipendente, che propone temi seri in modo "americano", cioè ponendo una questione e risolvendola.
Che ruolo ha nel film la precarietà del lavoro?
Giorgio Arcelli: La vita di Matilda è nel segno del precariato sia per quanto riguarda gli affetti che il lavoro. La lotta della nostra generazione non dico sia per la stabilità, ma almeno per avere un'idea e il coraggio di percorrerla. Tanto è vero che lei alla fine non trova un lavoro, ma almeno è sicura sui propri sentimenti.
Come mai avete scelto di rappresentare così esplicitamente il sesso?
Giorgio Arcelli: All'inizio in realtà c'era molto di più, il sesso doveva far capire la natura ribelle di Matilda.
Morena Salvino: Fondamentalmente ci sono due scene di sesso, quella con Pietro e quella con Andrea. Nel primo caso si tratta di uno sfogo, perché lei sa che si tratta di un amore già finito, mentre con Andrea era un atto più razionale, che va verso l'amore. All'inizio Matilda usava il sesso per ottenere potere sugli uomini, mentre con Andrea si crea un legame.