Ambizioso e straniante, il ritorno al cinema di Gianni Morandi avviene a quarant'anni di distanza dal suo ultimo film, La cosa buffa di Aldo Lado. A convincerlo a fare ritorno davanti alla macchina da presa ci ha pensato un giovane attore livornese simpatico e naif alla seconda regia. Padroni di casa di Edoardo Gabbriellini è un oggetto curioso che parte come una commedia per poi sfociare in qualcosa di completamente diverso. Morandi interpreta Fausto Mieli, anche lui cantante di fama internazionale che da anni vive recluso in paesino dell'Appennino Tosco-Emiliano insieme alla moglie (Valeria Bruni Tedeschi), semiparalizzata a causa di un ictus. Nella sua casa capitano due buffi piastrellisti romani (Valerio Mastandrea, coautore del film, ed Elio Germano) che, con la loro presenza, innescano involontariamente il dramma. Accompagnato da una nutrita delegazione, dal produttore Luca Guadagnino e dal compositore delle canzoni del film Cesare Cremonini, il cast di Padroni di casa, capitanato dal Gianni nazionale, incontra la stampa per presentare il film che rappresenta l'Italia in concorso.
La visione della provincia che emerge da Padroni di casa ricorda quella di Un tranquillo week-end di paura. Come motivi questa scelta?
Edoardo Gabbriellini: In realtà non c'è stato nessun intento sociologico. Non vorrei che il mio film venisse mal interpretato. L'idea è nata dalla volontà di raccontare una storia che poteva accadere ovunque, anche nel mio condominio, quindi la provincia non è stata una scelta legata al tema del film.
Edoardo Gabbriellini: Non posso parlare per altri, ma per me è stato un invito incredibile, è arrivato per primo e noi abbiamo accettato con piacere. Ogni film ha la sua vita e il suo percorso e io sono felicissimo di essere qui.
Gianni, come ti sei trovato a interpretare un personaggio che ti somiglia così tanto?
Gianni Morandi: La domanda che vorrei fare io a voi, invece, è se il personaggio di Fausto Mieli funziona con la mia faccia. Il ruolo era stato già scritto così e quando Edoardo me l'ha proposto ho accettato immediatamente. Gli altri attori mi hanno aiutato moltissimo e quando di lavora con un cast formidabile è tutto più semplice.
Edoardo Gabbriellini: Abbiamo voluto mostrare il lato B di Morandi.
Valeria, il tuo ruolo è estremamente complesso perché interpreti la moglie malata di Mieli. Come ti sei avvicinata a questo personaggio?
Valeria Bruni Tedeschi: Io non sono una di quelle attrici che amano i virtuosismi e le prove spettacolari, perciò non è questa la ragione per cui ho accettato il film. Mi piace entrare nel mondo di un autore. Edoardo mi ha chiamato e mi ha proposto di incontrarci. Mi ha parlato a lungo del personaggio e mi piaciuta l'idea di interpretare questa donna che soffriva a causa di un ictus. Prima delle riprese ho incontrato Pat, una donna che ha avuto un ictus 15 anni fa e parla usando quattro o cinque parole in tutto. Questa solitudine, questa prigione, questo non poter esprimersi mi ha molto commosso e influenzato nella mia interpretazione.
Gianni, come hai vissuto il ritorno al cinema e al mestiere di attore? Sta iniziando un sodalizio con Cesare Cremonini, che ha composto le musiche del film e le canzoni di Fausto Mieli?
Gianni Morandi: Tornare a fare un film dopo averne girato uno quarantadue anni fa con Pietro Germi è una cosa incredibile. In questi anni ci sono state delle proposte, ma questo film mi ha incuriosito in modo particolare. Mi è piaciuto molto misurarmi con il cinema e tornare a recitare. Cesare è un amico, ma potrebbe essere mio figlio.
Hai detto che questa vicenda potrebbe accadere dovunque, ma quindi il tuo film è un'esagerazione del sociale? E' un monito, un warning per l'umanità?
Edoardo Gabbriellini: Il film è una riflessione sulla violenza, sulla fragilità che sta dietro agli scoppi d'ira improvvisi e sulla facilità con cui chiunque può esplodere. Warning come termine mi piace.
Elio, Valerio, perché avete accettato di recitare in questo film? Come è nata la vostra partecipazione?
Edoardo Gabbriellini: Neanche io ho capito perché hanno accettato.
Elio Germano: Abbiamo accettato il film per i motivi insiti nella storia, per la scelta di focalizzare l'attenzione su personaggi fragili, a disagio nella società. Questo è un racconto di esseri umani che rappresentano se stessi, la violenza a volte è un rifugio con cui gli uomini affrontano l'ambiente che li circonda, è la difficoltà di essere animali sociali. Quando Edoardo nega di essersi rifatto in particolare alla provincia, vuol dire che il film potrebbe svolgersi in qualsiasi ambiente in cui si vive in comunità.
Valerio Mastandrea: Si accetta di fare un film perché si trova qualcosa di personale che ci attrae. Io ho la sfortuna di conoscere Gabbriellini di anni e ho visto nascere il progetto, perciò non potevo dirgli di no. Io non mi pento mai di fare un film, neanche se è sbagliato, perché imparo sempre qualcosa. Ovviamente non è questo il caso.
Nel film emerge in modo chiaro il contrasto uomo/natura.
Edoardo Gabbriellini: La natura osserva le piccolezze della storia a distanza. Quando alla fine del film il personaggio di Cosimo riprende la via del bosco è come dire che la vita va avanti, nonostante tutto.
Cesare Cremonini: Ho quasi minacciato di morte Gabbriellini perché volevo fare una piccola parte, gli ho chiesto di essere almeno fotografato e appeso al muro della casa di Fausto Mieli, ma il cast era già così ricco che non era il caso di aggiungere altro. Gianni è stato bravissimo ed era necessario che l'attenzione si concentrasse sul suo personaggio.
Puoi parlarci delle canzoni che hai scritto per il film?
Cesare Cremonini: Per quanto riguarda la musica, il tema della violenza non è la sola cosa presente nel film, perché si parla anche del rapporto col successo, una cosa che mi tocca da vicino. La canzone che chiude il film, Amor mio, l'ho scritta pensando al mio papà che è molto anziano e alla fine questo pezzo si è sposato perfettamente con le esigenze della storia di Edoardo.
Una curiosità: nella locandina del film ci sono dei lupi in posa molto curiosa. Il perché di questa scelta?
Edoardo Gabbriellini: Visto che questo è un film corale, volevo trovare un'immagine stilizzata che rappresentasse la natura. Siamo tutti un po' lupi. Nella mia ricerca ho incontrato degli artisti milanesi molto in gamba e abbiamo messo insieme un'immagine forte e ipnotica al tempo stesso.