Cresta, giubbotti dai colori sgargianti e occhi allucinati: Spadino, alias Alberto Anacleti, è tornato. Dopo aver interpretato l'esponente della famiglia criminale sinti nel film di Stefano Sollima Suburra, ora Giacomo Ferrara riprende il ruolo che lo ha messo nel radar di attenzione del pubblico grazie al prequel televisivo prodotto da Netflix, disponibile sulla piattaforma di streaming dal 6 ottobre.
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In Suburra - La serie, composta da dieci episodi, scopriamo molto della psicologia del personaggio, presentato all'inizio come un giovane pieno di fame di vita, sempre pronto a divertirsi, ballare e assumere droghe, che in realtà nasconde un animo complesso che non può condividere con nessuno, tantomeno con Angelica, la ragazza che la sua famiglia gli ha imposto di sposare. Scopriamo inoltre l'origine del suo rapporto con Numero 8 (Alessandro Borghi) e che, in origine, i giovani criminali intenzionati a "prendersi Roma" erano tre: terzo vertice di questo triangolo è infatti Lele, interpretato da Eduardo Valdarnini, studente di giurisprudenza figlio di un poliziotto, che si comporta come un "pariolino" ma in realtà mescola presto il suo destino con quello di questi terribili criminali in erba.
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Abbiamo incontrato i due attori a Roma, dove ci hanno confessato di aver lavorato molto sul linguaggio, in particolare Ferrara: "Ho lavorato su tre linguaggi differenti: il romano, l'abruzzese, perché sono abruzzese e perché alcuni suoni degli Anacleti richiamano a livello fonetico questo accento, e il sinti. È stato divertente mischiarli e usarli nei momenti giusti: abbiamo fatto un grande studio. Sul set ci siamo chiesti quando usare una lingua piuttosto che un'altra". Valdarnini invece: "Il mio personaggio parte da Roma nord ma poi, frequentando questi due bellissimi individui, sporca il suo linguaggio: quando è con loro ha delle cadute in dialetto romano che magari non si sarebbe mai permesso di fare durante una festa su una barca del Lungotevere".
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