Gerri, la recensione: un poliziesco per affrontare i temi di identità e pregiudizio

La serie diretta da Giuseppe Bonito e tratta dai romanzi di Giorgia Lepore trova la sua forza nell'efficace interpretazione di Giulio Beranek e in una commistione di generi e registri.

Giulio Beranek e Valentina Romani in una scena di Gerri

Perché?. È la domanda che da oltre trent'anni si fa Gregorio Esposito, per tutti Gerri. Un ispettore di polizia di origine rom - il suo vero nome è Goran - protagonista dell'omonima serie tv targata Rai Uno. Da quando, cioè, la madre lo ha abbandonato e lui si è ritrovato a crescere in una casa-famiglia. Un senso di inquietudine che lo muove dentro e che non gli permette di risolversi come uomo. Un passato che vorrebbe rimuovere, ma che - per riuscire a superare - deve invece affrontare.

La doppia anima di Gerri

Gerri Scena Serie Giulio Beranek
Giulio Beranek è Gerri

Dopo una lunga attesa - la serie è stata girata un paio di anni fa - arriva sul piccolo schermo la storia nata dalla penna di Giorgia Lepore trasformata in una serie tv diretta da Giuseppe Bonito da Donatella Diamanti e Sofia Assirelli. A prestare il volto al protagonista Giulio Beranek, uno dei più bravi interpreti del nostro cinema e della nostra serialità che incarna alla perfezione Gerri. Un uomo incapace di impegnarsi seriamente con una donna anche quando vorrebbe, sempre sfuggente, solitario. Uno che nel suo lavoro ha un duplice approccio: se da un lato studia meticolosamente i casi chiamato a risolvere, dall'altro dimentica il distacco necessario prendendo decisioni istintive e, in alcuni casi, pericolose.

Non a caso il capo della Mobile, Santeramo (Massimo Wertmüller) fatica non poco a tenerlo in riga mentre qualche collega lo guarda con sospetto per le sue origini e con invidia per il suo talento. Ma Gerri può contare su una sorta di famiglia adottiva: quella composta dal suo superiore Alfredo Marinetti (Fabrizio Ferracane), e sua moglie Claudia (Roberta Caronia) che lo trattano come un figlio.

Gerri Scena Serie Valentina Romani
Valentina Romani è Lea

Questa dinamica familiare atipica rappresenta uno dei punti di forza della narrazione, mostrando come Gerri, orfano dal passato indefinito trovi un inaspettato nucleo affettivo e un punto di riferimento emotivo. Nella questura di Trani, invece, sarà l'incontro con la viceispettrice Lea Coen (Valentina Romani) a far vacillare le sue regole in fatto di sentimenti.

Identità, pregiudizio e ricchezza di generi

Gerri Recensione Serie Rai Uno Giulio Beranek Valentina Romani
Una scena di Gerri

Gerri esplora con sensibilità il tema del passato così come quello dell'identità. Il protagonista è un irrisolto, ancora fermo in quell'angolo di strada in cui sua madre lo ha lasciato quando aveva solo quattro anni. C'è in lui un vuoto che si rifiuta di colmare. Ma è solo ritrovandosi faccia a faccia con i propri fantasmi che si può riuscire a farli sparire. La serie racconta così una faticosa ricerca di identità portandoci nel profondo delle sue fragilità e in quel mondo interiore così determinante nel renderlo l'ispettore che è diventato.

La regia di Giuseppe Bonito riesce a bilanciare efficacemente la dimensione intima e soggettiva del protagonista con un racconto corale ben delineato anche grazie al ricco cast che dirige. È proprio merito delle tante realtà diverse che caratterizzano la scrittura che Gerri riesce a destreggiarsi tra registri molto diversi. Se l'anima irrequieta del protagonista dona alla narrazione un'atmosfera tenebrosa è anche vero che la serie riesce a bilanciare la commedia con il sentimento, il realismo dato dai casi seguiti da Gerri (sempre relativi a donne, minori e persone fragili) con l'adrenalina dell'azione.

Gerri, Giulio Beranek e Valentina Romani: "L'identità? Da recuperare. Viviamo in un'epoca colma di stimoli"
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Irene Ferri e Fabrizio Ferracane in una scena della serie

Quattro episodi in cui le contraddizioni interiori del protagonista, l'accettazione di sé, il pregiudizio insito nell'animo umano e nella società si intrecciano con il racconto crime dato dalla trama orizzontale. Senza dubbio molto del merito della riuscita è da ascriversi alle interpretazioni del cast. La scelta di dare il ruolo a Beranek risulta vincente così come quella di alternare volti molto noti e popolari con altri meno sfruttati dalla serialità.

C'è un senso di freschezza che accompagna la visione e la scelta di portare su Rai Uno in prima serata un personaggio di origini rom denota una scelta importante per allontanare luoghi comuni e preconcetti. Oltre a rendere più originale un poliziesco, genere tanto amato dalla serialità e dal pubblico ma che, se privo di un taglio che lo renda unico, rischierebbe di essere troppo simile ad altri titoli.

Conclusioni

Gerri affronta con sensibilità temi profondi come il passato, l'identità e il pregiudizio incastonandoli in un contesto poliziesco. Il protagonista, l'ispettore interpretato con efficacia da Giulio Beranek, è un personaggio complesso e tormentato dal suo abbandono infantile, un'ombra che influenza le sue relazioni personali e il suo approccio impulsivo al lavoro. La narrazione riesce a intrecciare con equilibrio il dramma interiore di Gerri con le dinamiche della questura di Trani e i casi che è chiamato a risolvere, focalizzandosi su figure fragili. Ad aggiungere ulteriori strati emotivi alla trama anche il ricco cast che permette di muoversi tra generi e atmosfere diverse.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L'interpretazione di Giulio Beranek
  • La scelta di portare in prima serata su Rai Uno un personaggio di origini rom
  • Le riflessioni sui temi di identità e pregiudizio
  • I vari generi che attraversano il racconto

Cosa non va

  • La trama verticale rischia di essere meno interessante di quella orizzontale