Era stato presentato nel 2017 al Torino Film Festival, per poi scivolare fuori dai radar. Adesso, grazie all'uscita in homevideo targata Midnight Factory, la collana di Koch Media, abbiamo potuto riscoprire questo horror splatter diretto dai canadesi Sebastien Landry e Laurence Morais-Lagace. Come vedremo nella recensione di Game of Death, il film è dotato di un certo coraggio e, nonostante alcune ingenuità, farà sicuramente la gioia degli amanti del genere spinto, quello del gore a tinte forti dove non si risparmia sulla quantità di sangue.
Quel macabro gioco da tavolo assetato di sangue
In Game of Death la trama è esile, ma questa semplicità aiuta a entrare subito nel nocciolo del film, ovvero il tributo di sangue. Un gruppo di sette fra ragazzi e ragazze, sono dediti a una giornata di totale spasso e sballo fra sesso, alcool e droghe. I primi dieci minuti fra dialoghi assurdi e sequenze un po' trash, sono utili soprattutto per capire il vuoto assoluto e l'idiozia di questi, diciamolo pure, insopportabili, antipatici e superficiali protagonisti, tanto che viene voglia davvero di tifare perché vengano fatti fuori il prima possibile. Il film decolla quando il gruppo trova un vecchio gioco da tavolo, il Game of Death.
Decidono di giocarci, ma pigiando i rispettivi tasti per iniziare vengono punti con tanto di goccia di sangue sul dito: a quel punto si attiva un display vecchio stile e il gioco inizia a reclamare vittime su vittime, altrimenti moriranno proprio loro. Dovranno essere ben 24 perché la carneficina si concluda e il gioco finisca. I ragazzi non lo prendono sul serio, ma quando a due di loro, in breve tempo, esplode improvvisamente la testa seminando membra, sangue e cervello su volti e vestiti degli altri (che tra l'altro se li porteranno eroicamente dietro per tutto il film), allora capiranno che il gioco non scherza e che il tributo di sangue andrà esaudito.
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Splatter senza freni fra teste che esplodono, budella ed ettolitri di sangue
Allora, meglio chiarirlo subito: si astenga chi si impressiona per il troppo sangue, le scene forti e il gore estremo. Per tutti gli altri, questo Game of Death poco pretenzioso ma molto crudo e realista, può regalare qualche bella sorpresa, perché le uccisioni di ogni tipo, sono sempre rappresentate nel modo più cruento possibile, senza sconti, fin nei minimi particolari. Siamo di fronte a un super splatter che rimanda in alcuni momenti nel look a videogame anni Ottanta, e come già detto per stomaci forti visto che ci sono teste che esplodono, ettolitri di sangue, budella sparse per strada, corpi tagliati in due e via di questo passo. Il film è così, prendere o lasciare. Ma almeno, per quelle che sono le sue scelte, ci va giù duro, senza togliere il piede dall'acceleratore. Il gioco da tavolo vecchio stile, la sua musichetta, il design del teschietto sullo schermo e la vocina che festeggia le uccisioni hanno un loro macabro fascino. E fanno parte di scelte estetiche piuttosto interessanti.
Sei pronto a uccidere per sopravvivere?
Interessante anche il mix animato fra inserti cartoon e digitali stile videogame d'epoca che tolgono emotività nel momento più cruento del compito dei protagonisti, ma conservano ritmo e verve alla vicenda. Ma la vera chiave è quella recitata nel motto del gioco: in sostanza se si è pronti a uccidere per salvarsi. Ed è qui che affiora l'istinto primordiale di sopravvivenza in tutta la sua brutalità, ma anche la varietà e le sfumature delle reazioni umane: il cinismo senza scrupoli, la pietà, il senso di colpa, gli istinti omicidi e quelli di protezione, il rifiuto di compiere atrocità su persone innocenti e chi invece ci prende addirittura gusto.
La vera natura di ciascuno emerge impietosa, anche se bisogna dire che il cast non è proprio impeccabile e fatica a dare il giusto spessore ai personaggi. Ma nonostante questo handicap, alcune ingenuità, la debolezza della premessa e l'ossessiva ripetitività di un documentario sui lamantini che spunta ovunque, Game of Death offre qualcosa in più del solito teen horror annacquato magari da sfumature paranormali, è più ancorato alla realtà e denota più coraggio.
Il blu-ray: un booklet, un audio aggressivo e un video che esalta i particolari pù macabri
Come detto, abbiamo potuto apprezzare Game of Death grazie all'uscita in blu-ray della Midnight Factory. Il prodotto, nella solita elegante confezione slipcase e con il consueto booklet all'interno (l'unico altro extra è il trailer), è tecnicamente molto valido. Il video, pur con alcuni cenni di morbidezza nelle scene con minor luminosità, presenta una buona compattezza di fondo e un ottimo dettaglio, e soprattutto le valanghe di sangue su volti e abiti dei protagonisti sono sempre ricche di macabri particolari. Notevole anche l'audio in DTS HD 5.1, presente sia in italiano che in inglese: le scene più cruente tra esplosioni o spari denotano una certa aggressività, con utilizzo preciso dell'asse posteriore e buone entrate del sub. Corposa e coinvolgente anche l'ottima colonna sonora, chiari i dialoghi.
Conclusioni
A conclusione della recensione di Game of Death, va riconosciuto ai due registi canadesi il coraggio di spingere sull’acceleratore dello splatter senza tentennamenti, offrendo ettolitri di sangue e uccisioni a go go che faranno felici gli amanti del genere. Simpatiche e interessanti anche alcune trovate visive, buono il ritmo, meno convincenti le interpretazioni e una parte iniziale un po’ stucchevole.
Perché ci piace
- La scelta di spingere sullo splatter senza freni.
- Non c’è timore ad arricchire uccisioni e morti di particolari anche disgustosi.
- Gli inserti animati da videogame anni Ottanta hanno un loro fascino.
- Il blu-ray Midnight Factory è sempre garanzia di qualità.
Cosa non va
- Le interpretazioni sono poco convincenti.
- Film adatto ai stomaci forti e non certo a chi si impressiona.
- La fase iniziale lascia un po’ a desiderare.