"Pensavamo di fare un film biografico su Goliarda Sapienza con Valeria ma, quando ne abbiamo parlato, i nostri produttori ci hanno detto che i diritti de L'Arte della Gioia erano stati appena presi proprio da lei, quindi l'incrocio è stato magico". Ha raccontato così, Mario Martone, la convergenza astrale che ha portato alla genesi di Fuori, unico film in concorso alla 78esima edizione del Festival di Cannes, al cinema grazie a 01 Distribution, con Valeria Golino nei panni di Goliarda Sapienza.

Il film, scritto da Martone con la sua storica sceneggiatrice Ippolita di Majo, si ispira a ben due libri di colei che è sicuramente tra le scrittrici più importanti e significative del '900: L'università di Rebibbia e Le certezze del dubbio. In questi scritti Goliarda racconta la sua breve esperienza nel carcere di Rebibbia, in seguito alla condanna per un furto di gioielli, dove ha fatto amicizie e stabilito legami che, una volta "fuori", le hanno consentito di intraprendere una vita diversa, più libera, una rinascita. Incontrati a Cannes per le interviste di rito, Mario Martone e la sua protagonista, Valeria Golino, descrivono il senso di libertà che hanno voluto che si respirasse nel film e che permea il percorso di Goliarda fuori dal carcere.
Fuori: intervista video a Mario Martone e Valeria Golino

Mai titolo fu più indicativo di uno stato dell'anima in cui si è sempre trovata Goliarda Sapienza quasi tutta la sua vita. "Fuori" da un certo tipo di mondo di intellettuali di quella Roma degli anni '70-80', "fuori" contesto, "fuori" luogo, tanto che il "fuori" che racconta Martone è quello di qualcuno che, paradossalmente, dentro, nel carcere, si è ritrovata? "è una lettura perfetta - conferma Martone - è esattamente così. Lei era a disagio nella vita fuori e soprattutto nel tempo che raccontiamo perché le era stato rifiutato il romanzo, L'Arte della gioia".
E prosegue, "Nessuno lo voleva pubblicare, era in difficoltà economiche, insomma aveva mille ragioni. Veniva emarginata anche quindi, si sentiva, come dire, in prigione anche stando fuori, come accade a tante persone, come accade secondo me, a tutti noi in un qualche momento della vita, non è che vivere sia sempre una cosa facile e le ragioni per sentirsi in gabbia sono tante. Non dico che tutti quanti dovremmo fare esperienza del carcere ma sicuramente, diciamo che lei, finita lì dentro per un gesto folle, ha avuto la possibilità di fare degli incontri umani importanti".
La dignità del carcere

Girato proprio nel vero carcere di Rebibbia, dove sia Martone che le attrici del film, Valeria Golino e le sue compagne Matilda De Angelis nel ruolo di Roberta ed Elodie in quello di Barbara, hanno avuto modo di fare la conoscenza di molte donne che son li a scontare una lunga pena e che si sono rese disponibili ad aiutare le interpreti e condividere la loro esperienza carceraria. "Goliarda fa capire a noi, grazie ai suoi romanzi e speriamo anche grazie al film, che il carcere non è un pezzo della società da tenere lateralmente, abbandonato - ricorda Martone - come se non ci appartenesse", precisa Golino. "È un pezzo della società quindi quei muri che chiudono il carcere sono però dei muri che non possono frenare il rapporto, lo sguardo, la dignità, il rispetto perché, appunto, come Goliarda in quell'estratto di intervista da Enzo Biagi, 'io stavo lì pensando che mai sarei finita in carcere' mentre invece bisogna capire che le cose della vita accadono quindi c'è chi si può trovare a finire in carcere ma questo non vuol dire che ci sia una separazione, anzi all'interno di un carcere ci possono essere dei rapporti, come accaduto a Goliarda, veri, autentici fondati sullo sguardo reciproco tra le persone al di là di dove si è nati e qual è la nostra posizione sociale e la nostra cultura, persona con persona".
Il senso di libertà

Mario Martone ha definito il suo film come "l'estate di due amiche che si sono incontrate in carcere e il loro lasciarsi andare felicemente alla deriva". In tutto il film c'è un ritrovato senso di libertà che coinvolge anche lo spettatore. La Roma degli anni '80, i suoi angoli, la periferia, i giardini nascosti vengono vissuti pienamente e scoperti, come se Goliarda ne scoprisse il potenziale nascosto.
Era questa liberazione, rinascita che volevano raccontare nel film? Risponde la protagonista Valeria Golino: "penso di sì, penso che uno degli scopi del film fosse raccontare questo senso di libertà che è un po' naturale nelle persone, un po' è acquisito, un po' sono le circostanze e un po' sono gli incontri. Ci sono dei momenti in cui la vita ti dà questa possibilità, che può durare poco o può durare tanto, di sentirti libero. È quello che succede a Goliarda nell'incontro con queste donne, nello stare dentro e nell'uscire fuori e reincontrarle, nell'andare dove non sarebbe mai andata. Credo che questo sia il bello del raccontare un personaggio come Goliarda Sapienza, non tramite un'autobiografia di fatti ma tramite uno stato d'animo che le era molto caro".