From Ground Zero, la recensione: una potente testimonianza della vita a Gaza durante la guerra

Ventidue cortometraggi di registi under 25 per raccontare in tempo reale la resistenza del popolo palestinese grazie al potere del cinema. Nella sezione Zibaldone del Torino Film Festival.

Una drammatica scena di From Ground Zero

Mentre il numero dei civili palestinesi uccisi dalle bombe israeliane è arrivato a 44 mila, la corte penale internazionale ha spiccato dei mandati di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella striscia di Gaza e in Israele dopo il 7 ottobre 2023 per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, e per il capo militare di Hamas, Deif, presumibilmente ucciso in un raid a Gaza. Un atto formale quanto significativo che testimonia la volontà di mettere paletti, sottolineare le barbarie commesse durante gli attacchi in territorio israeliano e tutto l'orrore che ne è conseguito. Oltre un anno di guerra che ha portato alla morte di 44 mila civili palestinesi. Un progetto, From Ground Zero, ideato dal regista Rashid Masharawi racconta cosa significhi vivere a Gaza.

Raccontare la guerra attraverso il cinema

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La resistenza di Gaza

Un'insieme di 22 cortometraggi dalla durata complessiva che oscilla tra i 3 e i 6 minuti, in cui registi under 25 raccontano l'esperienza condivisa della guerra da punti di vista e con stili differenti. Un modo per testimoniare in tempo reale cosa significhi concretamente vivere in una zona di guerra, tra le sirene delle ambulanze, distese di tende, il ronzio ininterrotto dei droni, corpi senza vita nelle sacche bianche, fame, paura, umiliazioni. Ma anche un modo per usare la macchina da presa per esprimersi artisticamente.

Diviso in due parti, From Ground Zero - candidato palestinese agli Oscar 2025 - sarà distribuito in Italia (ma anche in Francia, Grecia, Polonia, Norvegia, Svizzera e Argentina) da Paolo Maria Spina con Revolver. Spina, inoltre, aiuterà a portare avanti l'iniziativa co-producendo il sequel che sarà composto da quattro capitoli. Una scelta importante dal punto di vista etico e artistico. Preme sottolineare, anche se non dovrebbe essercene bisogno, che From Ground Zero non ha nessuna sfumatura antisemita.

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Vivere sotto le bombe

Raccontare quello che vive il popolo palestinese, dare loro voce, mostrare la loro quotidianità ridotta in frantumi dalla guerra non significa mancare di rispetto a nessuno. È, in parallelo - con un approccio e una storia diversa - quello che ha fatto Dani Rosenberg in Of Dogs and Men raccontando la storia di Dari, una sedicenne che ritorna in uno dei kibbutz assaliti il 7 ottobre per cercare il suo cane.

Una testimonianza di resistenza

Al suo interno From Ground Zero alterna una varietà di generi e toni che spaziano dal documentario alla stop motion, dall'animazione alla sperimentazione. È un racconto dal vero in cui il dolore, il terrore, la morte si intrecciano allo spirito resiliente, alla dignità alla speranza. Il sottotitolo del progetto è The Untold Stories From Gaza. Ora quelle storie per sono diventate note grazie al potere del cinema e stanno facendo il giro del mondo.

From Gorund Zero Out Of Frame Credits Masharawi Fund For Films Filmmakers In Gaza
From Ground Zero: una scena del corto Out of Frame

Vedrete bambini che raccontano di come le loro madri gli abbiamo scritto i nomi sul corpo tra le lacrime nella terribile eventualità di finire sotto le bombe (Soft Skin di Kjamis Mashrawi), un uomo che non rinuncia al sorriso e a esibirsi (Everything is Fine di Nidal Damo), un regista che ha dovuto mettere da parte la telecamera per provare a far sopravvivere la sua famiglia (Sorry Cinema, Ahmed Hassouna), una donna che affida i suoi pensieri ad una lettera in una bottiglia lasciata trasportare via dalle onde del mare (Selfies di Reema Mahmoud) e uomini sepolti dalle macerie (No Signal, di Mohammad Al Sharif). Vedrete uomini, donne e bambini (re)sistere.

Conclusioni

Decidere di raccontare la guerra nella striscia di Gaza in tempo reale attraverso il cinema. È l'idea di un regista palestinese, Rashid Masharawi, che ha ideato un collettivo che riunisce giovani cineasti under 25. il risultato è una testimonianza umana, etica e storica di quello che sta accadendo a Gaza filtrato attraverso la macchina da presa. Ventidue cortometraggi, svariati generi diversi e la fotografia di una resistenza che coinvolge donne, uomini e bambini. Un lavoro prezioso che sottolinea la potenza del cinema e di un popolo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Il valore umano ed etico.
  • La forza del popolo palestinese.
  • La varietà di generi.
  • La resistenza che passa attraverso il cinema.
  • La testimonianza di chi vive la guerra.

Cosa non va

  • Non ci sono elementi da poter essere giudicati negativamente.