Francesca Cabrini, la recensione: Cristiana Dell’Anna è Madre Cabrini, santa patrona degli emigranti

La storia di Madre Cabrini diventa un kolossal storico-religioso, ma le vere protagoniste sono le tematiche affrontate: femminismo e inclusione.

Cristiana Dell'Anna è Francesca Cabrini in una scena del film Cabrini

Sessantasette è il numero di istituti tra scuole, ospedali e orfanotrofi che riuscì a far costruire in tutto il mondo, tre gli ordini religiosi che la respinsero per "debole costituzione", sette sono le giovani donne con cui nel 1880 fondò l'Istituto delle Suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù e ventotto le volte in cui avrebbe attraversato l'Oceano tra Europa e America. Lei è Francesca Cabrini, dal 1950 Santa Patrona di tutti gli emigranti, ma soprattutto la prima donna a fondare un ordine religioso e la prima a capo di una missione oltreoceano con l'autorizzazione di Papa Leone XIII.

Francesca Cabrini Momento Del Film
Giancarlo Giannini e Cristiana Dell'Anna in una scena del film

La sua voglia di libertà e la testardaggine che le avrebbero permesso di creare un "impero di speranza che vale più di quello di Rockefeller", aprendole un varco in un mondo dominato da un sistema di norme patriarcali, sono oggi il cuore di un biopic di Alejandro Monteverde, Francesca Cabrini, che lo scrive insieme a Rod Barr. Il film che negli Stati Uniti ha già incassato 20 milioni di dollari, arriva nelle sale italiane con un'uscita evento il 13, 14 e 15 ottobre.

Cabrini, un racconto epico

Il film, Francesca Cabrini, ripercorre le tappe fondamentali del viaggio epico che dai bassifondi di New York avrebbe portato Francesca Cabrini (Cristiana Dell'Anna), armata solo della sua ferrea volontà e di un gruppetto altrettanto coraggioso di consorelle, a coronare il sogno che accarezzava sin da bambina: diventare missionaria, salvare vite, costruire una rete di orfanotrofi e scuole in giro per il mondo, dando un'educazione a chi non poteva permetterselo.

Francesca Cabrini Cristiana Dell Anna Foto
Cristiana Dell'Anna in una scena del film

Voleva arrivare in Asia, Santa Francesca Cabrini, e ci sarebbe riuscita, ma prima avrebbe dovuto volgere lo sguardo altrove: "Non a Oriente, Cabrini, ma a Occidente", fu la condizione posta da Papa Leone XIII prima di autorizzare la sua missione spedendola a New York anziché in Asia. Qui, nei sobborghi lividi di Five Points, a New York, avrebbe dovuto prendersi cura delle migliaia di immigrati italiani, da qui era arrivata la lettera ("Siamo partiti per l'America credendo che le strade fossero lastricate d'oro e invece abbiamo scoperto che sono ricoperte di bambini") scritta da un immigrato italiano, che aveva convinto il pontefice a darle l'autorizzazione per una missione oltreoceano e da qui a fine Ottocento parte la storia raccontata dal biopic del regista messicano.

Di salute cagionevole per una tubercolosi che ne aveva compromesso il fisico sin dall'infanzia, Cabrini parte alla volta dell'America e da quel momento non permetterà a nessuno di interferire con i suoi progetti apostolici ed educativi, né all' Arcivescovo Corrigan (David Morse), né al sindaco di New York (John Lithgow), che in terra straniera saranno i suoi due principali avversari. Una figura rivoluzionaria, la cui portata è ben sintetizzata da uno scambio di battute epico: "Peccato sia una suora, sarebbe stata un grande uomo", le dice il sindaco. "No - ribatte lei - un uomo non potrebbe fare ciò che facciamo noi".

Storia di una donna in un mondo di uomini

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Romana Maggiora Vergano in una scena del film

Consapevole che "il mondo è troppo piccolo per quello che intendo fare", Cabrini non si piega davanti a nulla, nemmeno davanti al Pontefice (Giancarlo Giannini). Nel ritratto che ne fa Monteverde a prendere il sopravvento sull'afflato caritatevole e lo spirito religioso che sottendono le azioni della giovane suora, sono il suo carattere e la determinazione; prima che una sorella animata da umana compassione la protagonista di questa storia è una donna in un mondo di uomini, una femminista ante litteram che non ha paura di mettersi in gioco, sfidare prelati e sindaci e avanzare richieste all'epoca neanche lontanamente immaginabili per una donna.

Francesca Cabrini  Giancarlo Giannini Cristiana Dell Anna
Giancarlo Giannini e Cristiana Dell'Anna insieme in una scena del film

Il film ne celebra l'epopea attraverso un impianto abbastanza classico e ne esalta l'azione con tutti gli strumenti a disposizione: le parole solenni, il rigore della messa in scena e della ricostruzione dell'epoca e una colonna sonora imponente, anche se a tratti ingombrante (Andrea Bocelli e la figlia Virginia cantano il tema del film, Dare To Be). Un'opera per certi versi monumentale, accompagnata dalle interpretazioni misurate e mai sopra le righe (al contrario di alcune scene) di Cristiana Dell'Anna, che dà alla sua Cabrini umanità, compostezza e credibilità, e di Romana Maggiora Vergano; straordinariamente sincera e genuina nei panni di un'ex prostituta, Vittoria, l'attrice rivelazione di C'è ancora domani continua a essere una conferma di bravura e talento. Se dal punto di vista dell'impianto visivo il film risulta impeccabile, lo stesso non può dirsi a livello di scelte drammaturgiche: priva di un tocco autoriale che lo affranchi dalla comfort zone di una narrazione convenzionale, il risultato è quello di un kolossal in bilico tra il ritratto storico, il racconto di impegno civile e qualche didascalismo di troppo.

Conclusioni

Fede, giustizia sociale, inclusione e femminismo: solo un film come Francesca Cabrini poteva riuscire a mettere insieme così tanti temi, tutti catalizzati dalla figura di Madre Cabrini, la santa patrona degli emigranti che sul finire dell’Ottocento diventa la prima donna a capo di una missione oltreoceano con l’autorizzazione di Papa XIII. Un grande affresco femminile, un kolossal storico-religioso che tuttavia paga il prezzo di rimanere ancorato a un impianto classico con qualche didascalismo di troppo. Eccelle al contrario per impatto visivo e ricostruzione dell’epoca. Troverà il suo pubblico nelle scuole.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • L’interpretazione di Cristiana Dell’Anna, capace di dare alla su Cabrini credibilità e fragilità umana.
  • Il ritratto di Madre Cabrini, della sua ostinazione e della caparbietà che le permisero di sfidare le norme di un sistema a misura d’uomo, diventa l’occasione per affrontare temi di grande attualità: dall’emigrazione all’accoglienza, dalla questione femminile all’inclusione.

Cosa non va

  • Un film che ha tutte le caratteristiche del kolossal, ma che resta privo di slancio autoriale.