Final Fantasy VII Remake: un coraggioso esperimento metanarrativo che cambia il futuro della saga

Final Fantasy VII Remake non è solo un ottimo videogioco, ma l'ennesimo tentativo da parte dell'industria di intrattenimento di capitalizzare sulla nostalgia senza piegarsi alla dittatura delle aspettative.

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Final Fantasy VII Remake: Cloud inizia la sua avventura

Fossero tutti così i remake hollywoodiani avremmo poco da lamentarci. Anche perché - sebbene i bastian contrari non manchino mai, soprattutto tra i puristi e i nostalgici - è difficile immaginare un progetto più desiderato, chiacchierato e atteso dai videogiocatori di tutto il mondo negli ultimi 15 anni. Da sempre Final Fantasy VII è stato un simbolo oltre che un grande videogioco, e l'idea stessa di poter avere un remake in grado di sfruttare la tecnologia e la potenza hardware odierna quasi una chimera da inseguire, anno dopo anno, dal 2005, tra smentite, (mezzi) annunci e infine conferme. Quello che molti credevano non sarebbe mai successo è accaduto, e il risultato è a momenti davvero strabiliante, forse perfino superiore a quanto molti di noi si potessero aspettare.

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Final Fantasy VII Remake: una delle tante battaglie del gioco

Il giocatore medio, probabilmente, si sarebbe accontentato (o forse avrebbe addirittura preferito) una "semplice" versione remastered, ovvero lo stesso identico gioco migliorato e potenziato da un punto di vista grafico, ma senza alcuna modifica ad un gameplay praticamente perfetto (seppure molto datato e drammaticamente fuori moda) e ad una storia che ormai è considerata quasi patrimonio della comunità videoludica. Quello che invece si è ritrovato nella propria PS4 a partire dal 10 aprile 2020 è un remake a tutti gli effetti, un rifacimento da zero dell'intero progetto; tecnicamente ineccepibile certo, ma con qualcosa in più rispetto a quanto giocato 23 anni prima. Anzi, a dirla tutta, molto ma molto di più.

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Final Fantasy VII Remake: Cloud e Tifa in un flashback

Ovvio che una scelta del genere, fin dall'annuncio, abbia fatto preoccupare tutti i fan di vecchia data, e va detto anche di come la demo, messa a disposizione qualche settimana prima del lancio, non rendesse realmente giustizia a questo videogioco che invece ha per certi versi davvero del miracoloso: a nostro parere quasi perfetto nel riuscire a rendere giustizia allo spirito tanto del vecchio videogioco quanto di tutta la saga di Final Fantasy, aggiornando il combat system e il gameplay senza per questo scontentare gli appassionati dei JRPG vecchio stile. Difficile poter chiedere di più ad un qualsiasi Final Fantasy (figuriamoci ad un remake del più classico e amato!) nel 2020, soprattutto dopo le mezze delusioni degli ultimi lustri.

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Final Fantasy VII Remake: Aerith in una sequenza del gioco

Ma, come sempre, per saperne di più sul videogioco e per un giudizio più tecnico e specifico vi rimandiamo alla recensione di Final Fantasy VII Remake su Multiplayer.it. A noi invece interessa molto di più analizzare tutto quello che concerne le trovate produttive e artistiche, oltre che l'aspetto narrativo, e in particolare alcune scelte particolarmente coraggiose che hanno fatto infuriare alcuni fan, ma che forse racchiudono il senso ultimo di questo remake. Per questo motivo, d'ora in poi (ma soprattutto nell'ultima parte dell'articolo) potrete trovare spoiler sulla trama, quindi proseguite a vostro rischio e pericolo.

Un mondo familiare eppure nuovo

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Final Fantasy VII Remake: uno spettacolare tramonto su Midgar

È cosa nota che il vecchio Final Fantasy VII fosse un gioco enorme (probabilmente tra i più vasti in assoluto all'epoca), suddiviso in 3 dischi per la vecchia PS1. È altrettanto noto che questo remake si fermi ancor prima dove si concludeva quel primo disco, ad un terzo circa della storia, ovvero tutta la parte ambientata nella città di Midgar. Ma non per questo Final Fantasy VII Remake è un gioco breve o monco, tutt'altro; si tratta a tutti gli effetti di un primo capitolo di una "nuova" saga, con uno script che segue in modo quasi pedissequo gran parte delle prime avventure di Cloud, Barret, Tifa e Aerith, per poi prendersi una grande, inaspettata e coraggiosa libertà nell'ultimissimo capitolo.

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Final Fantasy VII Remake: Tifa e Cloud

Prima ancora però di lasciarsi trasportare dalla storia, la cosa che inevitabilmente colpisce tutti i giocatori, vecchi e nuovi, è la bellezza e la cura degli ambienti: la città di Midgar non è mai stata così bella ed ogni singolo ambiente che la compone è una vera propria meraviglia per gli occhi. Per chi aveva giocato Final Fantasy VII nel lontano 1997 la sensazione di familiarità nel ritrovare quegli stessi luoghi è una sensazione difficile da spiegare a chi si avvicina solo ora a questo mondo, semplicemente perché nella testa di chi ci aveva già giocato tutto era esattamente così come lo vediamo oggi... sebbene sui nostri schermi ventitré anni fa fosse solo un ammasso di pixel ben poco definiti. La bellezza di questo adattamento sta proprio qui, nell'essere riusciti a partire da quel "poco" di allora (seppure all'epoca comunque di grande impatto) e a trasformarlo in qualcosa di incredibilmente più ricco senza mai creare una sensazione di straniamento.

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Final Fantasy VII Remake: la spettacolare entrata al Colosseo di Corneo

Non esiste un preciso corrispettivo, ovviamente, nel mondo del cinema, ma è un po' quello che dovrebbe succedere quando si passa da un film animato ad un live action, peccato che fino ad ora i risultati non siano mai stati così strabilianti. Semmai possiamo provare a ricordarci il senso di meraviglia provato davanti alla prima visione de Il signore degli anelli di Peter Jackson, quando le immagini statiche dell'illustratore Alan Lee o quelle in rotoscoping dell'omonimo film di animazione del 1978 di Ralph Bakshi, improvvisamente divennero "reali" come mai avremmo potuto sperare. Ecco, diciamo che se la trilogia di Peter Jackson ha avuto il grande pregio di "leggere nella nostra mente" e portare sullo schermo la sua e nostra visione della Terra di Mezzo in modo assolutamente perfetto e naturale, questo Final Fantasy VII Remake fa altrettanto con la fittizia città di Midgar.

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Final Fantasy VII Remake: i personaggi principali del gioco

Espandere il background, ancor prima dei confini

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Final Fantasy VII Remake: Madam M

Avremmo mai potuto immaginare 23 anni fa di girare "davvero" per un Mercato Murato così bello e dettagliato? Anche solo il capitolo 9, ambientato appunto ne "La città che non dorme mai", è un capolavoro di design che verrebbe voglia di non lasciare mai, un lavoro che da solo giustifica le necessità artistiche di un remake di questo calibro: se un qualsiasi film o serie potesse contare su tale cura e su una simile voglia di espandere i limiti concettuali del "progenitore", difficile pensare che ci sarebbero così tanti detrattori per quanto riguarda i remake. Tornando al gioco, però, è importante notare come alla base di tutta questa meraviglia ci sia proprio la scelta, inizialmente tanto criticata, di dividere questo remake in più giochi: soltanto limitando questo primo adattamento alla parte relativa a Midgar, si sono potuti realizzare questi ambienti in modo così curato ed eccelso.

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Final Fantasy VII Remake: lo spettacolare Mercato Murato
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Final Fantasy VII Remake: una splendida Aerith

Solo limitando la storia alla prima parte, si è potuto donare a tanti personaggi secondari (vedi Jessie, Biggs e Wedge) un degno approfondimento e ai tanti protagonisti una caratterizzazione ancora più forte che nell'originale. Paradossalmente è stato proprio il ridurre in modo drastico (seppure temporaneo) le enormi ambizioni del gioco del 1997 - e quindi tutta la parte più libera e open world - che ha permesso a questo remake di diventare qualcosa di ancora più bello, più ricco e più sfaccettato. Ma soprattutto ha permesso anche a coloro che il gioco originale lo conoscevano a memoria di ritrovare quel senso di meraviglia che credevano ormai relegato al passato. Se sono in tanti ad aver ritrovato le emozioni di quando erano giovani, quel senso di stupore ad ogni nuova ambientazione, ad ogni nuovo capitolo, è perché ci si è preoccupati di realizzare un'esperienza che fosse non più corta o incompleta come temevano i più pessimisti, ma semmai più densa e soddisfacente.

I Numen: l'introduzione della meta narrazione, o del ribellarsi alle aspettative

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Final Fantasy VII Remake: Cloud circondato dai Numen nel finale

Non manca nulla in Final Fantasy VII Remake rispetto all'originale, sia in termini di storia che di gioco. E non ci sono nemmeno grandi o particolari divergenze rispetto al passato: c'è molta roba in più, come l'intero capitolo 4 ad esempio, ma quasi sempre gli avvenimenti rispecchiano la storia che abbiamo imparato ad amare oltre 20 anni fa, in ogni suo dettaglio. C'è un'unica vera grande differenza, ed è l'introduzione fin dalle primissime ore di gioco dei Numen, una sorta di fantasmi - che all'aspetto ricordano i Dissennatori di Harry Potter - di cui nessuno inizialmente sa spiegarsi l'esistenza o il significato, né noi giocatori né tanto meno i protagonisti della storia. Soltanto verso la fine veniamo a sapere che sono dei veri e propri "guardiani del destino", e non possiamo fare a meno che notare che la loro comparsa è sempre legata ad un imprevisto nella storia originale, un avvenimento di qualsiasi tipo che chi ha già giocato Final Fantasy VII di certo non si aspetta. Un personaggio che moriva nell'originale sembra sia sul punto di salvarsi? Ecco che arrivano i Numen. Il nostro Cloud decide di fregarsene di tutto e tutti e andarsene semplicemente per la sua strada come un vero mercenario? Ci penseranno i Numen a fagli cambiare idea e rimetterlo in carreggiata...

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Final Fantasy VII Remake: Cloud affronta Sepiroth

In latino "numen" vuol dire presenza e volontà del divino, il che presuppone che queste figure ammantate abbiano qualcosa a che fare con essere superiore. Ma è forse il nome inglese di queste creature, Whispers, ad essere ben più significativo e a farci capire meglio le intenzioni degli autori: si tratta di "sussurri", voci senza nome e non di un singolo, ma di una moltitudine di esseri. Possibile che non si tratti quindi della volontà di un essere superiore o divino, ma di un qualcosa di diverso? Possibile che questi sussurri siano una (meta) rappresentazione delle aspettative di noi giocatori? E che quindi, oltre a quella di Cloud con la Shinra (e poi Sepiroth), davanti ai nostri occhi stia avvenendo un'altra battaglia: quella invisibile tra gli autori e i fan, tra coloro che vorrebbero cambiare la storia di Final Fantasy VII e coloro che invece vorrebbero che tutto rimanesse uguale. Una battaglia di cui, presumibilmente, sono consapevoli anche due personaggi del gioco stesso: Aerith e Sepiroth.

Il capitolo della discordia: le strade e gli incroci del destino

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Final Fantasy VII Remake: una scena del capitolo finale

C'è una cosa su cui tutti sono concordi, sia coloro che hanno amato che coloro che hanno odiato questo remake: nell'ultimo capitolo il gioco perde la linearità narrativa che l'ha contraddistinto e diventa un vero e proprio delirio, in cui molti aspetti rimangono oscuri, se non addirittura incomprensibili. In tutta onestà andrebbe detto che questa è una peculiarità di moltissimi titoli e saghe del genere JRPG e che lo stesso Tetsuya Nomura, uno dei registi di questo remake, ha dato più volte prova di questa sua "follia" già in passato, soprattutto con la serie Kingdom Hearts.

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Final Fantasy VII Remake: Aerith e Cloud

Ma tralasciamo l'inspiegabile e concentriamoci invece su ciò che, almeno a noi, sembra piuttosto chiaro: prima del (doppio) scontro finale, Aerith parla ai sui compagni e dice chiaramente loro che, affrontando e sconfiggendo i Numen, loro stanno scegliendo di cambiare il destino loro e dell'intero pianeta. Tutto ciò che loro hanno visto e vedranno nelle loro menti (ovvero flashback e flashforward che solo noi giocatori storici possiamo riconoscere e capire) ogni volta che sono a contatto con questi spettri verrà distrutto e quindi cambiato per sempre. Se insomma finora tutte le nostre aspettative erano state rispettate proprio grazie all'intervento dei Numen, d'ora in poi tutto questo non accadrà più: ora non c'è più un destino scritto.

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Final Fantasy VII Remake: Aerith in una sequenza del gioco

E la cosa bella, l'aspetto metanarrativo a modo suo davvero geniale, è che siamo noi giocatori/spettatori ad accettare e decidere tutto questo, perché è a noi che Aerith si sta rivolgendo in realtà, è noi che avvisa di proseguire a nostro rischio e pericolo: quello che verrà poi potrebbe non piacerci, potrebbe deludere le nostre aspettative. È come se il giocatore/spettatore fosse consapevolmente chiamato ad accettare una clausola invisibile in cui dice agli autori "ok, d'ora in poi siete liberi di fare quel che volete". E infatti, nelle ultime scene del gioco, tutto questo ribaltamento delle aspettative avviene, in modo puntuale, più e più volte. E ci prepara ad una seconda parte di cui non possiamo avere certezze.

Il futuro del remake è in realtà un reboot?

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Final Fantasy VII Remake: Zack in azione nel finale

Tutto questo vuol dire giocare sporco? Probabilmente sì, e non facciamo fatica a a capire perché a molti non sia piaciuto questo finale. Probabilmente molti nemmeno avranno capito davvero tutto questo, l'avranno subito passivamente, ma a livello epidermico tanto basta per far dire loro che non gli è piaciuto. E no, non ci stupisce, anche perché fin troppo spesso ultimamente, anche solo in campo cinematografico e televisivo, abbiamo avuto prova di quanto poco vengano apprezzati certi cambiamenti quando si ha a che fare con saghe, personaggi e storie con cui si è cresciuti. La nostalgia è un'arma potente, ma è anche a doppio taglio.

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Final Fantasy VII Remake: Aerith e una nuova speranza per il futuro

Proprio per questi non possiamo che rimanere ammirati dal coraggio di questo Final Fantasy VII Remake: perché mai ci saremmo aspettati che un gioco così atteso, un progetto così rischioso, così nell'occhio del ciclone dei fan potesse osare così tanto e potesse porre le basi per una potenziale rivoluzione per il futuro di questa nuova remunerativa saga. Perché è ovvio a questo punto che il prossimo capitolo non potrà certo essere un remake, e forse nemmeno potrà chiamarsi così. Sarà addirittura un reboot, una ripartenza per nuove avventure molto più diverse da quelle che ci aspettiamo? Dovremo addirittura rinunciare a personaggi e ambientazioni che hanno caratterizzato Final Fantasy VII in questi 23 anni? Chissà, lo scopriremo quando ci saranno i prossimi annunci, ma di certo adesso gli autori hanno carta bianca. E la nostra autorizzazione.

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