"Chiedi chi erano i Beatles" cantavano gli Stadio in un loro celebre brano; "facile" uno pensa, dopotutto chi non conosce i Beatles e le loro canzoni? Eppure, con il senno di poi, risulta impossibile riassumere la loro carriera e la loro portata rivoluzionaria in una semplice risposta. E allora ecco che a correrci in soccorso ci pensa lui: il cinema. Già, perché il rapporto tra i Beatles e il cinema non si limita a una loro semplice comparsata in pellicole scanzonate e sperimentali come Yellow Submarine, Magical Mystery Tour o Tutti per uno. Tra documentari, biopic e musical ispirati alla loro musica, la settima arte è divenuta con il tempo dispensatrice di informazioni, immagini e brani assoggettati al mito del gruppo di Liverpool. Un mondo tutto da conoscere e approfondire grazie agli 8 film sui Beatles da vedere e (rivedere). Dopotutto, nessuno è risultato veramente immune al tocco della Beatlemania, nemmeno un personaggio diabolico come Charles Manson (è tristemente nota la sua ossessione per il nono album della band, White Album, vettore profetico, secondo Manson, circa una prossima apocalisse: da qui il titolo "Helter Skelter" scritto col sangue delle vittime durante la strage di Cielo Drive in cui morì Sharon Tate).
E se in futuro, a causa di un'amnesia collettiva o di un viaggio nel tempo, dovessimo dimenticarci dei The Beatles, basta solo un uomo a raccogliere la loro eredità per ricordarci la grandezza del loro successo. Lo ha dimostrato al cinema Massimo Troisi quando in Non ci resta che piangere conquista una Amanda Sandrelli del "Mille e quattrocento, quasi Mille e cinque", intonandole Yesterday, e lo ha confermato il protagonista di Yesterday, nuovo film di Danny Boyle uscito in questi giorni (ne abbiamo parlato nella recensione di Yesterday). In un mondo dimenticatosi magicamente dei Beatles, il giovane Jack Malik (Himesh Patel) sfrutterà questa eredità per diventare famoso e, come accadde ai Fab Four, avere il mondo ai propri piedi. Le vite e le opere di John, Ringo, Paul e George sono divenute esempi di quell'eterno spirito del tempo che il cinema ha saputo raccontare. Noi abbiamo selezionato per voi 8 dei migliori film sui Beatles giunti sui nostri schermi negli ultimi cinquant'anni.
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1. Yellow Submarine (1968)
Tra screzi e insofferenze, quelli composti nello studio di Abbey Road nel 1968 sarebbero stati gli ultimi, immortali, canti del cigno firmati dai Beatles. Nel bel mezzo di quest'ultima fase sperimentale nacque però il film più onirico, surreale e iconico che li ha visti protagonisti, questa volta in versione cartoon: Yellow Submarine. Prendendo spunto dal celebre brano apparso in dormiveglia a Paul McCartney in casa della sua ex, l'attrice Jane Asher, Yellow Submarine viene presentato per la prima volta il 17 luglio 1968 al Pavillion di Londra. Molta era la curiosità per questa surreale favola musicale diretta da George Dunning, soprattutto dopo il colossale flop commerciale di Magical Mystery Tour (1967). Il lungometraggio - il primo a disegni animati prodotto in Inghilterra dopo La fattoria degli animali di Halas e Batchelor del 1957 - vede al centro del proprio intreccio i malefici Biechi Blu, creature ostili alla bellezza, ai fiori e alla musica pronti ad attaccare il paese felice di Pepelandia. Solo la musica dei Beatles, giunti a bordo di un sottomarino giallo, potrà ristabilire l'ordine e la pace.
Visivamente e stilisticamente debitore alla corrente della pop-art e intessuto di temi cari ai Beatles, come la pace e l'amore universale, Yellow Submarine è un inno alla musica, alla libertà e agli ideali alla base del pensiero beatlesiano. Il tutto raccontato attraverso uno stile pittorico fatto di linee semplici e disegni elementari dal forte impatto visivo. E pensare che inizialmente McCartney voleva il cartone sullo stile di Walt Disney!
2. 1964 - Allarme a N.Y. arrivano i Beatles! (1978)
Non c'è opera migliore per comprendere la Beatlemania di 1964: allarme a New York arrivano i Beatles!, film d'esordio di Robert Zemeckis. L'isteria di massa, le urla delle fan, gli svenimenti, tutto è raccolto con ironia da Zemeckis in quello che si rivelò come un terribile flop commerciale (1.9 milioni di dollari incassati su un budget di 2.8). È il 9 febbraio 1964: i Beatles sono sbarcati da due giorni negli Stati Uniti per esibirsi in diretta televisiva all'Ed Sullivan Show. Quattro amiche e due amici del New Jersey decidono di vederli dal vivo. Una volta a New York i ragazzi riescono a eludere i controlli della polizia ed entrare nell'hotel dove risiedono i Beatles.
Assumendo il punto di vista opposto a quello dei Beatles - ossia quello delle fan in estasi - il film diviene manifesto epocale di una generazione e delle sue peculiarità. Zemeckis assume uno sguardo interessato al significato storico del "fenomeno-Beatles" preannunciando con gag, ritmi serrati e personaggi dai comportamenti iperbolici quel gusto ibrido tra realtà visiva e animata che caratterizzerà la sua produzione futura. Il tutto ammantato da una sottile malinconia per una spensieratezza perduta in un'America che in 14 anni, tra manifestazioni, marce per i diritti civili, guerre in Vietnam e lotte razziali, da terra di sogni si è tramutata in culla di incubi.
3. La nascita dei Beatles (1979)
La nascita dei Beatles di Richard Maquand è un film senza pretese. Si propone come un tradizionale biopic sugli esordi dei Beatles, dai primi live ad Amburgo, a quelli al Cavern di Liverpool fino ai grandi palchi internazionali, e tale rimane. Tramesso in America come show televisivo sul canale ABC, il film fu fortemente contrastato dai quattro componenti della band. Versione modificata, romanzata ed edulcorata di quella vissuta dai Fab Four, La nascita dei Beatles è un'opera intessuta da una comicità sferzante e buone performance attoriali (in particolar modo quella di Stephen MacKenna, interprete di John Lennon). Uno dei meriti del film di Richard Marquand rimane quello di donare una giusta importanza alla figura spesso dimenticata di Stuart Sutcliffe, bassista del gruppo dal 1960 al 1961, morto a 21 anni per emorragia cerebrale. Itinerario sentimentale e musicale costellato di riferimenti più o meno espliciti ai grandi classici della band (la tomba di E.Rigby, Penny Lane, l'orfanotrofio di Strawbery Fields) agli occhi dello spettatore contemporaneo La nascita dei Beatles potrebbe risultare un prodotto un po' sempliciotto, ma se contestualizzato negli anni di uscita, in quel 1979 orfano da quasi un decennio della musica dei Fab Four, l'opera si trasforma in un prodotto nostalgico intriso di quel desiderio mai realizzato - se non al cinema - di vedere cantare ancora una volta insieme i Beatles.
4. Backseat - tutti hanno bisogno di amore (1994)
Se La nascita dei Beatles segue gli albori della Beatlemania senza dimenticarsi di Stuart Sutcliffe, c'è un film - Backbeat - Tutti hanno bisogno di amore con un giovanissimo Stephen Dorff (il protagonista di Somewhere di Sofia Coppola), interamente dedicato alla figura del "quinto Beatle". Una figura importante quella di Sutcliffe, soprattutto per la relazione intrattenuta con Astrid Kirchherr (qui interpretata da Sheryl Lee, l'indimenticabile Laura Palmer di Twin Peaks) nota per aver ritratto la band in storiche foto in bianco e nero e aver studiato il loro iconico taglio di capelli. Un film interessante Backbeat, soprattutto per la volontà di rileggere la storia dei Beatles sotto un'insolita chiave di lettura, quella di un componente che non è riuscito a essere baciato dal successo e riscaldato dalle luci della ribalta. A differenza del film di Marquand, Iain Softley non ha paura di inserire scene di sesso, groupie, fumo e droga, donando allo spettatore la vera vita del rock-and- roller degli esordi.
5. Due di noi (2000)
Due di noi - film per la televisione prodotto da VH1 e Viacom - è un prodotto alquanto bizzarro. Sebbene l'opera di Michael Lindsay-Hogg prometta di raccontare l'incontro avvenuto il 24 aprile 1976 tra John Lennon (Jared Harris) e Paul McCartney (Aidan Quinn) nell'appartamento di Lennon nel Dakota Building di New York, quello qui narrato è un racconto perlopiù di fantasia. Conclusa l'avventura beatlesiana, Paul e John non si lasciarono in buoni rapporti. Dove non è riuscita la realtà ci pensa allora la magia del cinema a cucire legami frantumati e proferire parole mai pronunciate. Più che a un biopic sui generis (come Shakespeare in Love) lo sceneggiatore Mark Stanfield e lo storico dei Beatles, Martin Lewis, danno vita a una semplice storia di due amici che la vita baciata dal successo ha separato, e il destino (almeno, quello cinematografico) ha riunito.
Interessante la colonna sonora composta da David Schwartz e priva di brani dei Beatles o degli stessi Lennon e McCartney. Una scelta coraggiosa che sottolinea il carattere originale e inedito dell'opera.
6. Across the Universe (2007)
Sui Beatles esistono biopic più o meno riusciti, documentari alquanto interessanti, musical colorati, e poi c'è Across the Universe. Quello ideato dalla visionaria regista Julie Taymor è molto più che un semplice musical ispirato ai classici beatlesiani. La relazione tra il giovane di Liverpool Jude (Jim Sturgess) e la giovane Lucy (Evan Rachel Wood) è un omaggio in formato 16:9 al mito dei Fab Four e a quei sentimenti puri, universali a cui i quattro sapevano cantare. "Hey Jude", "Lucy in the sky with diamonds", "Dear Prudence", "Revolution" e le restanti 29 canzoni sono macchine creatrici di personaggi e vicende da vivere tra rivoluzioni, circhi itineranti (forte è il rimando al Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band di Michael Shultz del 1978), guerre e storie d'amore. Il film di Julie Taymor non è dunque un film sui Beatles, bensì una storia raccontata e creata dai Beatles stessi. Una sequenza di quadri pittorici uniti da esplosioni caleidoscopiche firmate da Bruno Delbonnel. La Taymor non si limita a citare il passato, ma lo reinterpreta secondo la propria visione autoriale dando vita a un'opera dalle mille anime. Ed è proprio qui che si ritrova la bellezza di Across the universe: l'aver tradotto in materiale visivo le diverse fasi evolutive dei Fab Four. Da tipica storia sentimentale, (come sentimentale era la musica degli esordi dei Beatles), il film muta completamente non appena iniziamo ad addentrarci nella fase più sperimentale della discografia Beatlesiana, lasciando spazio a un universo onirico, abitato da sogni e incubi.
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7. Nowhere Boy (2008)
Nella scena finale di La nascita dei Beatles, Brian Epsetin chiama John Lennon "la mente del gruppo". Nowhere Boy di Sam Taylor-Johnson fa un passo indietro per conoscere la genesi di questa mente creativa. Senza fini agiografici, la regista segue i passaggi che portarono il giovane John da semplice fan di Elvis Presley a leader dei Quarrymen e, infine, dei Beatles. Nessuna mitizzazione, ma semplice sguardo umano attraverso cui spiare nell'anima del cantautore. Siamo abituati a considerare John, Paul, George e Ringo come semplici divinità, dimenticandoci della loro natura umana. Nowhere Boy è un memento in formato cinematografico che ci mostra, tra lacrime versate, sorrisi spenti e ironia sferzante, il dolore di un giovane Lennon combattuto tra l'amore per la zia Mimì e quello della madre ritrovata. Encomiabile la performance di Aaron Taylor-Johnson nei panni di Lennon, supportato da eccellenti co-protagoniste come Kristin Scott Thomas (Zia Mimi) e Anne Marie-Duff (Julia Lennon).
8. The Beatles: 8 Days a Week (2016)
The Beatles: Eight Days a Week è molto più che un semplice documentario. È una celebrazione nostalgica e divertente di un mito, diretta da un altro mito: Ron Howard. Focalizzandosi sulla vita della band nel corso dei tour mondiali tenuti dal 1962 al 1966, il regista riesce a mostrare il cambiamento che ha rivoluzionato la band sia in quanto esseri umani che in quanto gruppo. Da essere mitologico con quattro teste acconciate allo stesso modo, quello che canterà per l'ultima volta sui tetti della Apple Corps. nel 1969 è un puzzle pronto a spezzarsi in quattro parti. Ron Howard lascia che siano i Beatles stessi a raccontarsi, tra ansie e gioie, dolore e gloria, successo e insofferenze. Una giostra di emozioni lunga quattro anni attraverso cui consolidare quel gioiello prezioso che è la loro eredità musicale. Nel raccontare la fatica, l'appassimento di quella joie de vivre che illuminava i loro occhi, il regista alterna interviste d'archivio a testimonianze dirette di chi ha vissuto sulla propria pelle i brividi della Beatlemania (tra gli altri, Whoopi Goldberg, Sigourney Weaver, Eddie Izzard ed Elvis Costello). The Beatles: Eight Days A Week è, per gli appassionati dei Beatles, un prodotto imperdibile: i filmati vantano una risoluzione impeccabile, le foto prendono letteralmente vita grazie agli effetti digitali, lasciando vivere in eterno e per sempre insieme Paul, John, George e Ringo.