Tutti i rumori del mare si può definire un esempio di noir atipico. L'esordio nel lungometraggio di Federico Brugia (già regista pubblicitario e di videoclip) rientra infatti, a pieno titolo, nel genere, sia per la storia che narra che per le modalità con cui lo fa; resta tuttavia, il film di Brugia, soprattutto un dramma dal clima sospeso, avvolgente nel suo incedere quasi liquido, tutto basato sugli scambi di sguardi tra i due bravissimi protagonisti, Sebastiano Filocamo e Orsi Tòth. Succede poco, nell'intreccio, ma succede molto nell'animo dei due protagonisti; scosse interiori di cui vediamo a volte la raffigurazione in macchie di inchiostro nero che formano misteriose figure, o in flashback che delineano un passato doloroso e volutamente dimenticato. Un passato che provocherà effetti "rivoluzionari" soprattutto sul personaggio di Filocamo (chiamato semplicemente X) che aveva deliberatamente cancellato la sua identità, e con essa la sua capacità di provare emozioni, ma che si troverà ora costretto a rimettersi in gioco e a riscoprirsi come essere umano.
Di questo interessante esempio di cinema indipendente italiano ha parlato in conferenza stampa il regista, accompagnato dallo stesso protagonista, dal produttore Luca Lucini e dalla cantante (e moglie di Brugia) Malika Ayane, che oltre a fare un cameo nel film ha composto per i titoli di coda la canzone Grovigli.
Luca Lucini: Volevamo vedere questo film in sala: conosco Federico da anni, abbiamo iniziato insieme quando lui era regista pubblicitario. Questo è un momento in cui si possono trovare strade diverse, c'è un pubblico che è interessato a un certo tipo di cinema; è come quando andavamo al De Amicis di Milano, un luogo in cui si proponevano film diversi, magari più difficili. Forse anche il digitale, in questo senso, può semplificare alcuni processi.
Federico Brugia, questo è un film d'autore, un noir esistenziale, molto rarefatto. Lei è attratto solo da questo tipo di cinema, o ha pensato, in passato, a girare anche cose più commerciali?
Federico Brugia: A me piacciono le sospensioni, le rarefazioni, ma questi elementi potrebbero anche adattarsi alla commedia. Il mio secondo film sarà legato alla commedia all'italiana. Il mio privilegio è stato quello di potermi cucire il film addosso: anche i miei lavori nel campo della pubblicità erano basati su questo tipo di regia.
Il tema è importante, come ci si è avvicinato? Come ha scelto Sebastiano Filocamo come protagonista?
Era una sorta di sfida, ho detto 'proviamo a costruire atmosfere che descrivano il nulla'. Il nulla è il personaggio di Sebastiano, la sfida per lui era interpretare una persona allo zero emotivo. Mentre il mare continua a muoversi, il personaggio doveva essere immobilizzato in una presunta mancanza di emozioni. Pur partendo dall'immobilismo, l'interpretazione di Sebastiano è molto piena; anche l'Ungheria, come paesaggio, si adattava bene a descrivere questo limbo esistenziale in cui i personaggi sono sospesi. Io dovevo dare corpo a tutto questo.
Sebastiano Filocamo: Ci siamo incontrati tramite Facebook, lui all'inizio ha un po' tentennato, ma alla fine ci siamo piaciuti e stimati. E' stato un lavoro complesso, a volte ci siamo anche incazzati, ma alla fine siamo riusciti a lavorare bene. E' stato complesso, per me, riuscire a controllare tutti i muscoli facciali a temperature anche molto basse; inoltre, quando io costruisco un personaggio creo sempre, mentalmente, una sorta di storia parallela a quella del film.
Malika Ayane, lei ha partecipato con una canzone bellissima e poi con un cameo in questo film. Potrebbe avere altre esperienze col cinema? Cosa la attraeva della storia e del film?
Malika Ayane: Io lavoravo con Federico da quando è iniziata la mia carriera discografica, ha girato tutti i miei video migliori. Il minimo che potessi fare è regalare una mia canzone al film. Di attrici, in Italia, ce ne sono già abbastanza, non credo ne serva un'altra.
Più che un film noir sembra un film di speranza, tutto è rivolto verso la luce e il mare finale. Federico Brugia: E' vero, è un film positivo; anche se fa riferimento al genere noir ed è psicologico, si sviluppa sui personaggi e sulla loro anima. Mi hanno detto che è un film che ti porta fino agli inferi e poi pian piano ti fa salire: è il percorso di una persona che da un annullamento, pian piano si ricostruisce. Anche il finale è da leggere in questo senso.
Filocamo, in un personaggio così fermo ma dirompente dentro, qual è stata la cosa più complicata? C'è una scena molto intensa in cui lei è sotto la pioggia... Sebastiano Filocamo: E' un personaggio complicato in tutte le sue sfaccettature, perché non può esprimere, ma contemporaneamente deve dire delle cose. Quella della pioggia è una scena che io ho sentito molto, nasce da una mia esperienza personale; sono legato anche a quella in cui all'improvviso arriva la neve, ogni volta che la vedo riesco ancora ad avere la pelle d'oca.Brugia, perché ha scelto proprio la forma del noir? Federico Brugia: Mi piace il cinema d'atmosfera, non sono un patito di plot e linee narrative forti. Credo ci sia buon cinema e cattivo cinema, le definizioni di cinema di genere e d'autore lasciano il tempo che trovano. Il noir era il genere che più di ogni altro mi dava la possibilità di seguire le linee che mi interessavano. Io ho una passione per Jean-Pierre Melville e molti altri registi europei degli anni '70, e questo film era anche un modo per fare un omaggio al cinema che mi piaceva.
Quanto le interessava fare un film europeo, che fosse recitato anche in lingue diverse dall'italiano?
E' un aspetto che ritengo importante. Nella versione originale ognuno parla la sua lingua (le lingue sono italiano, ungherese e inglese): l'identità e la lingua in cui i personaggi parlano è una componente importante del film. Non credo sia strettamente un film italiano, visto che ha modalità che non sono strettamente, o almeno non esclusivamente, quelle del nostro cinema. E' un film che voleva avere un respiro più ampio, essere fruibile in modo più generale.