Veterana della guerra in Iraq, Tess è rimasta traumatizzata dagli eventi vissuti sul campo ed è diventata dipendente dall'alcool. Questo ha portato a una frizione nei rapporti con la sorella Beth, con la quale da tempo non scorre buon sangue, con le due che battibeccano spesso nelle rare occasioni in cui si trovano assieme. Ora stanno cercando un periodo di tregua per festeggiare l'addio al nubilato della sorella più piccola, Rose, prossima a sposarsi ma prima intenzionata a scatenarsi con le sue migliori amiche. Il luogo ideale per la serata di bagordi è una casa di campagna, affittata per l'occasione prima di essere messa in vendita.
Come vi raccontiamo nella recensione di Fear the Night, alcune delle ragazze vengono molestate in uno store da tre bifolchi locali, prontamente "messi a posto" da Tess. Ma quando la serata di divertimento ha infine inizio, un evento imprevisto e drammatico scuote la festa. Beth viene infatti colpita a morte da una freccia e la casa viene assediata da un gruppo di uomini armati, pronti a tutto pur di entrare con la forza per recuperare qualcosa di prezioso nascosto tra quelle quattro mura. Toccherà proprio a Tess, in cerca di vendetta, fare il possibile per salvare le altre e sgominare gli assalitori.
Casa dolce casa
Derivativo e misandrico sono i due aggettivi più consoni a un'operazione rudimentale come Fear the Night, un improbabile cacofonia action dove la bella eroina di turno affronta orde di uomini - uno più bastardo dell'altro - nel tentativo di aver salva la pelle e proteggere le altre ragazze apparentemente indifese, ma in realtà anche loro pronte a dimostrare il loro valore nel momento del bisogno. Girl power all'ennesima potenza, ma ci sono modi e modi per trattare il tema e riciclare la trama di un qualsiasi straight-to-video con Steven Seagal in ottica femminista non è certo il migliore per perorare la suddetta causa. Basti pensare all'evento clou che scatena la relativa scia di sangue lì a venire, ovvero quando la freccia colpisce all'improvviso la mancata sposa: nessuno, a cominciare dalle due sorelle della vittima, sembra credere a quanto sta avvenendo, senza neanche un pizzico di commozione a innescare il versante drammatico.
Un giorno e mezzo, la recensione: su Netflix un teso thriller on the road
Niente che funziona
Una dimora isolata, l'assenza di linea telefonica - internet manco a parlarne - e una banda di balordi che sono motivati da un qualcosa di futile e incerto, pronti a scatenare un massacro senza una reale ragione d'essere: basti pensare che uno di loro, a mattanza già iniziata, sostiene che "avrebbe voluto soltanto spaventarle" quando in realtà aveva già scagliato il primo dardo mortale senza nemmeno avvertire le malcapitate. La sceneggiatura non ne imbrocca una giusta e si raschia anche il fondo del barile - o meglio dire della bottiglia in questo caso - quando il personaggio di Tess dopo tante fatiche pensa bene di sorseggiare una birra aperta la sera prima come nulla fosse. Inoltre la timeline è scandita da fastidiosi orari che compaiono su schermo a informarci del tempo effettivo, altra soluzione che sembra figlia di un cinema passato e ormai anacronistico, almeno realizzato in questo modo.
La prescelta
D'altronde il regista Neil LaBute in carriera ha firmato sia produzioni degne di nota che altre a dir poco scult - basti pensare all'improbabile remake Il prescelto - The Wicker Man (2006) con Nicolas Cage - e anche in questo caso non trova la corretta ispirazione, andando fuori fuoco anche nella gestione delle pur predominanti dinamiche action, prive di tensione e di autoironia: chi si attendeva ipotetiche derive slasher o horror rimarrà deluso. Il cast stesso è più accessorio che necessario, a cominciare proprio dalla protagonista Maggie Q. La bella attrice, specializzata in ruoli muscolari - già Nikita televisiva - meriterebbe ruoli ben migliori e qui sembra lei stessa non credere pienamente in una figura così stereotipata e vittima di cliché, costretta a sprecare la propria fisicità in coreografie poco ispirate al servizio di una storia quanto mai anonima.
Conclusioni
Veterana della guerra in Iraq, Tess è invitata all'addio al nubilato della sorella minore, nella speranza che in quell'occasione di festa si possano risolvere situazioni familiari irrisolte. La serata prende una piega tragica e spaventosa quando la futura sposa viene uccisa da una freccia, scagliata da un gruppo di assalitori intenzionati a entrare in quella casa a tutti i costi, non prima di aver ucciso chi si trova al suo interno. Ma non sanno che Tess è un osso più duro del previsto. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Fear the Night, il film è un b-movie ben più che derivativo, apoteosi della carica femminista costruita senza un nesso logico chiaro e preciso, su paradigmi troppo netti che tolgono veridicità all'insieme. E soprattutto segue logiche action figlie di modelli maschili a loro volta pessimi, in una sorta di copia-incolla ad uso e consumo del girl-power senza compromessi o sfumature.
Perché ci piace
- Maggie Q meriterebbe ruoli migliori ed è il solo elemento del cast che si salva grazie a un minimo di mestiere.
Cosa non va
- Esaltazione del girl-power rozza e gratuita.
- Una sceneggiatura improbabile che non cura i personaggi.
- Dinamiche action anonime.