Quarant'anni fa, per la prima volta, il ragioniere Ugo Fantozzi faceva la sua comparsa sul grande schermo, conquistandosi in pochissimo tempo un posto di diritto nell'immaginario collettivo del nostro paese. Il personaggio creato dalla penna di Paolo Villaggio, e da lui stesso interpretato per anni al cinema, è diventato da subito l'emblema di un preciso modello di "italiano medio"; e se il Fantozzi diretto da Luciano Salce ha segnato un'epoca in virtù del proprio umorismo corrosivo e di alcune formidabili trovate comiche, la figura di Ugo Fantozzi ha assunto connotati quasi archetipici, a prescindere dagli esiti - piuttosto altalenanti - della saga con protagonista Paolo Villaggio.
Il quarantennale del film di Luciano Salce, riproposto nelle sale in versione restaurata insieme alla seconda pellicola della serie, Il secondo tragico Fantozzi, ha offerto l'occasione per un incontro fra il pubblico e due volti storici dell'universo fantozziano: il ragionier Ugo in persona, Paolo Villaggio, e Anna Mazzamauro, l'indimenticabile signorina Silvani, la vamp seduttrice e sgraziata che alimentava i sogni (impossibili) di trasgressione del suo collega Fantozzi, offrendogli uno spiraglio dal grigiore di un lavoro frustrante e di un fiacco matrimonio con la moglie Pina. Ospiti della giornata di chiusura della decima edizione del Festival di Roma, Paolo Villaggio e Anna Mazzamauro hanno diviso il palco dell'Auditorium per una conversazione a ruota libera, cannibalizzata dopo pochi minuti dalla loquacità irrefrenabile di Villaggio, il quale si è allontanato dall'omaggio a Fantozzi per abbandonarsi ad un monologo senza freni sull'Italia di ieri, di oggi e di domani...
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Ricordando Ugo Fantozzi
Paolo Villaggio: Vi consiglio, anzi vi suggerisco, di dichiarare sempre dieci anni di più, per evitare di suscitare commiserazione. Se dicessi di avere ottantotto anni, tutti sarebbero meravigliati per quanto me li porto bene. Fantozzi nasce cinquant'anni fa, come romanzo, e sembrava un "successino", invece poi ha avuto un successo editoriale enorme, un milione e mezzo di copie. Andrea Camilleri, che io non riesco a leggere, sarà arrivato a trentamila... oggi la gente non legge più. Anche la televisione è noiosa, non si sa più cosa guardare; io sono ghiotto di animali pericolosi, e ogni tanto di notte guardo dei film pornografici, ma nient'altro. Però vorrei passare la parola ad Anna Mazzamauro, che oltre a essere logorroica è la più grande attrice comica italiana dei nostri tempi. Quando io e Luciano Salce abbiamo cercato un'attrice adatta per Fantozzi, cercavamo un "cesso"...
Anna Mazzamauro: Sono un cesso sul quale Fantozzi avrebbe poggiato volentieri il suo culo!
Paolo Villaggio: Perché Fantozzi non poteva essere invaghito di una bella donna. Anna comunque non è un cesso, è solo una donna brutta! Volevo anche aggiungere che sono contento della presenza in sala di Renzo Arbore: in Italia c'è la tendenza a fingersi sempre malati quando c'è da andare da qualche parte, invece Arbore è venuto... spero che venga anche al mio funerale! Io sono ghiotto di funerali: i funerali sono l'unica occasione in cui nessuno può dirti "Lei è un imbucato".
Anna Mazzamauro: Però per me è molto peggio essere "imbucati" nella buca in cui ti seppelliscono!
Paolo Villaggio: Una volta in televisione ho dovuto intervistare Margherita Hack, e non sapevo cosa chiederle. Le ho domandato "Cosa ne pensa di Dio?". Lei si è alzata in piedi e ha esclamato: "Mi fate sempre tutti la stessa domanda del cazzo! L'universo è fatto di miliardi di astri che si allontanano alla velocità della luce"; dopodiché se n'è andata.
Il mestiere dell'attore
Paolo Villaggio: Prima di fare un mestiere brillante, io facevo l'impiegato a Genova e ho passato quattro anni da impiegato: allora ho capito esattamente cosa sono l'infelicità e la noia. L'impiegato in realtà non lavora: mi ricordo un certo Bianchi che girava per l'ufficio senza fare un cazzo dalla mattina alla sera. Ogni tanto diceva: "Io sono cinque anni che non tocco una pratica", e allora partiva l'applauso di tutto l'ufficio. La tecnica era questa: si entrava in ritardo, ma qualcuno aveva già timbrato per te, e dopo si usciva per andare a fare il bagno al mare. Se il capo-ufficio passava a cercarti, uscivi dall'acqua, ti rivestivi in fretta e ti presentavi da lui tutto bagnato, dicendo di essere sudato. Fantozzi, insomma, nasce da un'esperienza abbastanza dolorosa: odia il proprio lavoro, mentre io ho avuto la fortuna di fare un lavoro che amo.
Anna Mazzamauro: Si fatica, ma la fatica non si sente perché ci piace quello che facciamo.
L'Italia: ieri, oggi e domani
Paolo Villaggio: Putroppo l'Italia di adesso non è l'Italia della mia giovinezza. Gli anni Settanta sono stati gli anni più felici di questo paese: anni in cui più o meno tutti erano esaltati dal cambiamento. Negli anni Settanta erano tutti abbastanza felici; adesso invece l'Italia è diventata un paese triste, che si sta impoverendo, dove i giornali parlano solo di ladri. Ormai gli articoli dei giornali sembrano scritti in sanscrito, non si capisce nulla. Le notizie ghiotte sui giornali sono solo le donne accoltellate da imbecilli gelosi, soltanto perché qualcuno ha fatto loro l'occhio da pesce, come Renzo Arbore. Voi vi siete ostinati a vivere in Italia, invece vi consiglio di andare in Spagna: l'Italia non produce film importanti, non ci sono più grandi scrittori. Quando me lo chiedono, io faccio finta di appartenere alla Svizzera italiana, perché mi vergogno dell'Italia. Noi italiani abbiamo la facoltà di essere divertenti, ma il nostro paese sta morendo: siamo sempre più numerosi, e culturalmente non produciamo più nulla. Fra trent'anni molti italiani dovranno migrare, perché l'Italia è in mano a un branco di partitini e non ha un futuro. Negli anni Settanta la middle class era in uno stato di felicità assoluta, ma oggi i veri Fantozzi appartengono alla middle class.
Anna Mazzamauro: Noi italiani siamo già stati dei migranti. Io non sono esterofila: amo l'Italia nonostante tutte le sue nefandezze.
Paolo Villaggio: Oggi molti giovani vanno in Inghilterra. Anch'io sono stato in Inghilterra, poco dopo la maturità classica, ed è stata una grande scoperta: le donne inglesi sono bellissime, e poi al momento del conto volevano sempre dividere... erano donne emancipate.
Anna Mazzamauro: Invece secondo me i giovani farebbero meglio a rimanere qui a cercare di migliorare l'Italia. Anche perché, se tutti lasciassero l'Italia, poi chi verrebbe a vedermi a teatro?
Paolo Villaggio: Un tempo a Roma c'erano trecento sale cinematografiche: ora sono scomparse, sono diventate delle banche. Gli intellettuali parlano di politica, poi appena qualcuno nomina Francesco Totti tutti cominciano a parlare di calcio. E alla fine si mettono tutti a parlare di fica: mi sembra un argomento abbastanza triste, invece per gli intellettuali è l'argomento principale.
Un futuro per Fantozzi?
Paolo Villaggio: Fantozzi appartiene al mio passato, ora non sono più all'altezza: un conto avere trent'anni, un conto averne cinquanta, un conto avere la mia età. L'errore che forse abbiamo fatto tutti noi è stato quello di nascere troppo presto: a me invece piacerebbe mettere una pausa alla mia vita e fare una capatina di due settimane nel futuro. Io non sono più tanto allegro perché ho poco terreno davanti a me. Non ho paura di morire, ma mi dà fastidio l'idea di non esserci. Io ho frequentato molto Federico Fellini, che aveva un'allegria strana: non aveva paura della morte, era animato da un'allegria sottile, perché sapeva che qualcosa di lui sarebbe rimasto nella memoria...