Recensione Mars Attacks! (1996)

In maniera ancora più diretta che il precedente Ed Wood, questo Mars Attacks! rappresenta un affettuoso omaggio al cinema e alla fantascienza trash degli anni '50/'60.

Fantascienza da ridere

In maniera ancora più diretta che il precedente Ed Wood, questo Mars Attacks! rappresenta un affettuoso omaggio al cinema e alla fantascienza trash degli anni '50/'60 da parte di uno dei suoi figli prediletti, Tim Burton, il quale, ispirandosi ad una collezione di figurine che venivano regalate all'inizio degli anni '60 da una nota marca di chewing gum, ma presto tolte dal mercato perché ritenute troppo spinte e violente, realizza, con il supporto di un cast eccezionale, una gustosa parodia de La guerra dei mondi e degli altri classici dell'epoca dei drive-in.

Il primo ritorno ad un certo tipo di fantascienza si può notare negli alieni stessi: dimenticati quelli buoni e dagli occhi grandi di Steven Spielberg, questi extratterestri tornano ad essere fondamentalmente cattivi e animati da un unico scopo: il totale annientamento della razza umana. Anche il loro aspetto è decisamente meno grazioso di quello di E.T.; piccoli ometti verdi dotati di un grosso cervello scoperto (immagine già vista sempre nel burtoniano Nightmare before Christmas ) ed equipaggiati di armi che sembrano giocattoli ma che seminano morte e distruzione tra raggi laser e scheletri colorati. Da notare come gli alieni siano completamente digitali, ma realizzati dall'Industrial Light & Magic in modo da ricordare la tecnica dello stop-motion tanto in voga negli anni '50.

A controbattere quest'invasione, Burton delinea dozzine di personaggi strambi, e quindi perfettamente in tono con il resto del film, che vanno dal classico presidente americano repubblicano timoroso dell'opinione pubblica prima di qualsiasi altra cosa ad un ricco petroliere texano pronto ad approfittare della situazione internazionale con la costruzione di un gigantesco albergo a Las Vegas ("Se i marziani arrivano, avranno bisogno di un posto come stare, proprio come tutti!"), entrambi brillantemente interpretati da Jack Nicholson; senza dimenticare una Glenn Close first-lady che non riesce ad accettare l'idea che i marziani debbano essere ospiti della Casa Bianca e utilizzare la sua argenteria o una Annette Bening in versione new-age.

Con una tale varietà di personaggi bizzarri e comici diventa impossibile riuscire a costruire delle scene di tensione o di orrore, ed è così che Tim Burton punta esclusivamente sulla comicità delle situazioni e sulla bravura dei suoi attori, riuscendo comunque a raggiungere un discreto risultato finale per gli amanti della parodia, ma che lascia sicuramente l'amaro in bocca a tutti coloro che effettivamente si aspettavano un film sugli alieni: in realtà di fantascientifico rimane ben poco se non la colonna sonora, molto evocativa, di Danny Elfman e i dischi volanti... simili a piatti, proprio come insegnava il maestro Ed Wood.
Sarà forse per questo che Burton tenterà in seguito di riscattarsi con quel pubblico realizzando [FILM]Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie[FILM], il remake di uno dei più famosi film di fantascienza di tutti i tempi, ottenendo un film piatto e poco originale; chissà quanti avranno rimpianto quei simpatici omini verdi!

Movieplayer.it

3.0/5